Hafez al-Assad, discorso sulla costruzione della nuova Siria

Hafez al-Assad, discorso sulla costruzione della nuova Siria

Il Presidente Hafez al-Assad, il costruttore della Siria moderna, ha pronunciato il seguente discorso all’Assemblea popolare l’11 marzo 1999, in occasione del giuramento costituzionale per un quinto mandato presidenziale. Questo discorso, secondo diverse analisi e letture, può considerarsi il principio della Marcia siriana sulla via del Movimento correttivo del 1970, l’inizio del processo di Riforma e Modernizzazione. Processo magistralmente concepito e ora guidato – nonostante le ingiuste pressioni esercitate sulla Siria da alcuni paesi – da Sua Eccellenza, il Presidente Bashar Hafez Al-Assad:

Mi congratulo per la fiducia in voi riposta dal popolo. È una fiducia preziosa e una pesante responsabilità da assumersi. Non dubito che questo grande compito di servire il popolo richiederà a tutti voi di concorrere alla legislazione e alla supervisione. Mi fa inoltre piacere che la vostra Assemblea popolare sarà una vera rappresentanza dei vari strati sociali nel nostro paese. I suoi membri entrano in sintonia con vari gruppi sociali, culturali ed economici. E in particolare esprimo la mia soddisfazione per l’aumento del numero di donne in questa sessione legislativa.

Mi auguro che questo aumento continui a crescere, per consentire alle donne di partecipare seriamente all’articolazione della vita nel nostro paese. Una degna partecipazione. Sono anche lieto di incontrarvi dopo che il nostro popolo mi ha garantito la sua fiducia unanime, che si presenta come una meravigliosa manifestazione della nostra unità nazionale e della nostra forza interiore.

Il rinnovamento del mandato presidenziale lo scorso 10 febbraio è stato un pegno reciproco fra il sottoscritto e il nostro popolo, che ha riposto la sua fiducia, il suo amore e il suo sostegno nella mia persona. Gli ultimi tre decenni sono stati pieni di lavoro proficuo e speranze di prosperità. Noi affrontiamo le difficoltà e poi le eliminiamo. Abbiamo ottenuto immensi risultati e ora li mettiamo a frutto. Siamo passati da una posizione di debolezza a uno stato di potenza e dignità. La Siria è divenuta in grado di assolvere il suo ruolo nazionale e di preservare l’indipendenza nazionale. Mi impegno, nella mia veste di leader di questo paese, ad essere il custode di questa preziosa fiducia. E da questa tribuna rivolgo ancora una volta grazie e amore ad ogni cittadino, evidenziando la determinazione a proseguire la lotta intesa a soddisfare le ambizioni del nostro popolo e la continua lotta per i diritti della nazione araba.

BILANCIO E PROSPETTIVE DI LAVORO

Negli ultimi trent’anni abbiamo raggiunto grandi traguardi in vari ambiti della vita. Nell’edificazione di un’economia sana, nei servizi, nell’istruzione, nella cultura, nelle scienze e nelle arti. La Siria ha edificato una solida base che le permette di avanzare verso un futuro più luminoso. La nostra convinzione, fin dall’inizio, era che prendersi cura del popolo dovesse occupare al primo posto fra le nostre priorità. Abbiamo lavorato per consolidare la nostra struttura materiale costruendo una forte base nazionale, ancorché assediati dai problemi e dalle complessità imposto dalle condizioni regionali ed internazionali.

Pertanto abbiamo scelto una democrazia popolare. Abbiamo istituito il nostro sistema democratico basato sui bisogni del nostro popolo e sulle sue condizioni economiche, sociali e culturali. Questo scaturiva dalla sua fede nella libertà e dal suo orgoglio per la propria dignità. Ogni cittadino è divenuto attore dei processi decisionali e soggetto di responsabilità. Nel villaggio, nella città, nella fabbrica come nella fattoria, in varie professioni e all’università. Tutto ciò è legato al processo di consolidamento del sistema multipartitico e di creazione del Fronte progressivo nazionale. Espandere la cerchia dei processi decisionali e la libertà di discussione e partecipazione è la garanzia per completare il processo democratico. Alla luce di questo, le discussioni in tutti gli stabilimenti non sono altro che un fenomeno positivo e costruttivo. Il dialogo e la discussione sono le vie migliori per diffondere i pensieri e promuovere l’assunzione di responsabilità; quindi vorrei specificare che la democrazia non sta nel cittadino che esercita il suo diritto di eleggere i propri rappresentanti nelle istituzioni. Risiede piuttosto in queste istituzioni che assolvono il proprio ruolo in conformità alla Costituzione e alla legge. Ogni riluttanza di qualsiasi istituzione nell’assolvere il proprio ruolo e nell’assumersi la propria responsabilità, e la mancata adozione delle relative decisioni, indeboliranno il paese e il suo sistema democratico popolare. La cooperazione tra l’Assemblea popolare, il governo, i consigli d’amministrazione locale e le istituzioni governative è una questione basilare, ma non deve andare a scapito del ruolo svolto da ciascuna di queste istituzioni, specialmente dall’Assemblea popolare, che deve assolvere un efficace ruolo di supervisione e monitoraggio dei problemi. L’adempimento del suo ruolo da parte dell’Assemblea popolare non è soltanto un’espressione di vera democrazia, ma anche una garanzia di buoni consigli per il governo.

Signor portavoce dell’Assemblea popolare, membri dell’Assemblea popolare,

Nonostante i grandi sforzi da noi profusi per sviluppare il sistema e le istituzioni statali, ci sono ancora alcuni punti che vanno affrontati per rimodernare lo Stato e consentirgli di svolgere i propri compiti di servire il popolo e soddisfare i suoi bisogni. Notiamo che, accanto a coloro che vi si dedicano sinceramente e con senso di responsabilità, ci sono altri che hanno smarrito il senso di responsabilità. Hanno trascurato i propri doveri, si sono comportati male o hanno commesso errori. Lo Stato non può progredire se simili casi continuano. Modernizzare lo Stato richiede che ogni lavoratore nello Stato, qualunque sia la sua posizione, debba assumersi la sua piena responsabilità. Sviluppare il lavoro negli organi e nelle istituzioni statali è un bisogno supremo e una responsabilità nazionale, affinché il divario fra noi e gli altri non si allarghi. Questo al fine di essere attori competenti in tutto ciò che accade con gli sviluppi politici ed economici nella patria araba e nel mondo.

Dal novembre 1970 abbiamo prestato grande attenzione all’economia nazionale ed edificato una base economica su cui hanno fatto leva il progresso della società e la crescita del paese. Ci siamo impegnati nello sviluppo complessivo come responsabilità nazionale verso lo Stato e la società. Abbiamo sviluppato l’agricoltura e l’industria, costruito dighe, grandi impianti industriali, stabilito il pluralismo economico, incoraggiato i talenti, fornito a tutti l’opportunità di contribuire allo sviluppo della società. Abbiamo creato una solida base economica e sociale che ci ha permesso di completare le nostre infrastrutture quali linee elettriche, strade, dighe, bacini d’acqua potabile, scuole, università, ospedali, centri medici, servizi educativi, culturali e sanitari, che hanno tutti contribuito ad elevare il tenore di vita del nostro popolo e a soddisfare i suoi bisogni materiali e spirituali. Questi grandi risultati ci spingono a investire maggiori sforzi e ad assumerci la responsabilità di innescare slanci sociali ed economici che ci consentano di essere attori competenti in questo mondo, difendendo con forza i nostri diritti e il nostro futuro.

Nella fase successiva dobbiamo concentrarci sull’equilibrio nell’economia nazionale lavorando per aumentare la produzione, espandere la base di sviluppo ed investimento, rivedere la Legge sugli investimenti al fine di colmare le lacune che hanno impedito di trarne il massimo vantaggio e fare nuovi investimenti. Crediamo che sviluppare e rimodernare il sistema bancario sia divenuta un’esigenza urgente e necessaria. Il governo nella fase successiva dovrebbe continuare a sviluppare l’agricoltura, modernizzare i metodi d’investimento agrario, ridurre i costi di produzione, scoprire nuovi mercati per i prodotti agricoli, cosicché questa immensa produzione si trasformi in una fonte di approvvigionamento per l’economia e non in un fardello che gravi su di essa. Si dovrebbero inoltre affrontare le singole carenze nel processo di bonifica e di costruzione delle dighe che hanno indotto lunghi ritardi nella conclusione dei progetti e seri aumenti del costo medio, il che ha causato la perdita di entrate supplementari al paese. Il settore economico pubblico costituisce la principale base dell’economia nazionale e un fattore di equilibrio economico e sociale. Questo richiede la nostra attenzione per poter raggiungere gli obiettivi nazionali ed economici. Su questa base il governo, in collaborazione con la Federazione generale dei lavoratori, dovrebbe studiare la condizione di questo settore nell’ottica di liberare le sue aziende dai vincoli finanziari ed amministrativi che ne intralciano lo sviluppo, per mettere a punto sistemi finanziari e amministrativi che accordino alle aziende la libertà di lavoro e di movimento propria di una persona giuridica indipendente che lavora nel quadro del piano generale dello Stato e per lavorare all’aggiornamento delle qualifiche amministrative, professionali e tecniche dei lavoratori di questo settore.

PROBLEMI DELLA NAZIONE ARABA

Ciò che desta oggi la nostra inquietudine è lo stato della nazione araba, la sua debolezza, le divisioni e i conflitti, il reciproco timore, la paura di tutti i pericoli stranieri che la minacciano e lavorano per imporre l’egemonia e il controllo sulla patria araba, oltre all’aggressione israeliana. Gli angusti interessi regionali hanno soppiantato gli interessi panarabi e quindi le forze straniere sono riuscite ad imporre l’egemonia, e ad Israele è stato permesso di continuare a lanciare aggressioni, al punto che gli Arabi stavano per perdere ogni potenziale di progresso. Durante gli anni ’40 e ’50 gli Arabi aspiravano alla liberazione e al conseguimento dell’unità araba. Negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70 l’aspirazione degli Arabi era di realizzare la solidarietà araba. L’aspirazione odierna è di porre fine allo stato di lotte intestine e rivalità fratricide. Nessun arabo, sia egli un dirigente o un semplice cittadino, può dire che un simile penoso stato di cose garantisca sicurezza e stabilità ed assicuri una vita decente. Grandi errori sono stati commessi da questo o quello Stato fratello, e in effetti quegli errori hanno lasciato profonde ferite. Ma per quanto tempo e con quale obiettivo finale? È nell’interesse di qualunque dirigente arabo fomentare queste dispute per le generazioni a venire e qual è il prezzo che noi paghiamo e che pagheranno quelle generazioni? Chiamo tutti i dirigenti arabi in ogni dove ad assumere posizioni coraggiose e responsabili, in grado di esaminare la situazione araba criticamente e obiettivamente, nella prospettiva di mettere a punto un nuovo corso dei rapporti inter-arabi, volto a porre fine allo stato di conflitto e a raggiungere lo stato di cooperazione e solidarietà.

Con la mia profonda consapevolezza del dolore sofferto da ogni partito, i grandi dolori che si abbattono su tutti noi e le ferite di cui soffriamo tutti dovrebbero spingerci a superare il male minore allo scopo di sbarazzarci del male maggiore. Alcuni parlano di far pace con Israele mentre rifiutiamo la pace fra di noi. La pace con Israele non sarà ottenuta finché non si materializzerà la pace fra gli Arabi. Pienamente consapevole della situazione attuale della nazione araba e profondamente preoccupata dei pericoli che risultano dal protrarsi di questa situazione, la Siria continuerà a lavorare seriamente per raggiungere la solidarietà araba, cercando una vita d’uscita dalla situazione attuale e fondando nuove reti di relazioni arabe per garantire il raggiungimento di qualche accordo e la ripresa della lotta per la costruzione e il progresso.

Tutti gli sforzi da noi profusi e quelli compiuti dalla comunità internazionale per stabilire una giusta e complessiva pace basata sui termini di riferimento di Madrid non hanno ancora raggiunto l’obiettivo per via dei politici israeliani che si sono rifiutati di ottemperare agli obblighi di pace, e si ostinano a perseguire la politica di insediamento ed annessione. Noi abbiamo speso anni di negoziati con Israele ed ottenuto qualche progresso con la partecipazione degli Usa all’accordo bilaterale sui due temi principali: ritorno alle frontiere precedenti al 1967 e princìpi delle misure di sicurezza.

Ma l’attuale governo israeliano ha ostruito l’accordo rifiutandosi di riprendere i negoziati dal punto in cui li avevano interrotti e respingendo quanto convenuto col governo precedente. La pace è indispensabile a tutti in quanto elimina tutte le cause di guerra, tensione ed ostilità, restituisce i territori occupati nel 1967 e il territorio libanese nella sua totalità e riconosce i diritti nazionali del popolo palestinese. Qualsiasi altra pace è una resa che non sarà accettata dalla Siria e che non potrà né garantire la sicurezza di Israele né mantenere la stabilità nella regione. Gli israeliani dovrebbero rendersi conto che le loro attuali politiche verso gli Arabi non possono portare loro sicurezza né pace per la regione. La forza consente di lanciare aggressioni ma non può garantire sicurezza e tranquillità. La concezione della forza è relativa nel tempo e nello spazio, e gli elementi di forza non sono statici. Ciò che accade nei territori occupati ne è una vivida dimostrazione, e qualunque sia la potenza di questa forza posseduta dagli aggressori, essa resterà più debole della volontà del popolo e della sua determinazione a porre fine all’aggressione e a liberare i territori occupati. Confidiamo nella restaurazione della nostra terra occupata nel Golan ad onta del tempo, della potenza degli aggressori e delle circostanze arabe.

UNO SGUARDO SUL MONDO

Ciò che accade nel mondo di oggi in assenza dell’equilibrio internazionale è il dominio del polo unilaterale, il criterio della doppiezza, l’egemonia delle superpotenze monopolistiche, la grande evoluzione nelle comunicazioni e nell’informatica, il crescente divario fra gli Stati ricchi e le nazioni in via di sviluppo, lo scoppio di guerre regionali ed etniche e di conflitti tribali in diverse parti del mondo, la dottrina economica e culturale della globalizzazione, la distruzione dei confini nazionali e delle identità dei popoli e la stereotipazione della vita, dei costumi, dei valori morali e delle priorità dei popoli, tutto ciò desta timori e apprensione fra le nazioni. Il mondo contemporaneo rischia di trasformarsi in una foresta dove troneggia la forza bruta e le norme, i princìpi e i valori per cui le nazioni hanno lottato risultano vacanti. Non c’è dubbio che la mancanza di disciplina, l’indebolimento del ruolo dell’Onu e l’imposizione dell’egemonia sulle risorse del «terzo mondo» minacci i popoli della perdita della libertà conquistata con l’auto-determinazione e la scelta delle proprie opzioni. Nondimeno le forze dell’egemonia parlano di diritti umani mentre essi vengono grossolanamente violati.

Hafez al-Assad, discorso sulla costruzione della nuova Siria

L’appello del Movimento dei non allineati, della Cina, della Francia e della Russia ad un sistema multipolare è un segno dello stato di paura e apprensione, destinato ad aggravarsi se l’egemonia unilaterale continua. Esso frutterà nuovi conflitti che si estendono alle guerre economiche e all’istigazione di lotte intestine regionali, e solo allora il mondo perderà la sicurezza, la stabilità, la giustizia, l’uguaglianza e la libertà. Nei contesti arabi, musulmani e non allineati, noi lavoreremo per spazzare via il male dell’illegalità internazionale e i suoi pericoli per i paesi in via di sviluppo e per la pace e la sicurezza mondiale. Continueremo a lavorare per lo sviluppo dei nostri rapporti internazionali al servizio dei nostri interessi nazionali. Porteremo avanti il dialogo con l’Unione Europea per mettere a punto un partenariato su basi eque e funzionali agli interessi di ambo le parti. Lavoreremo inoltre per accrescere il ruolo dell’Onu e del Movimento dei non allineati e per investire le nostre relazioni mondiali al servizio dei nostri diritti e dei nostri obiettivi.

Signor portavoce dell’Assemblea popolare e membri dell’Assemblea,

Abbiamo molti doveri da assolvere nella prossima tappa. I doveri sono dettati dalle circostanze della fase all’interno e all’esterno del paese. Il nostro successo nell’adempiere quei doveri è legato alla fedeltà nelle parole e nei gesti, all’osservanza della responsabilità nazionale, alla serietà nell’azione, alla fiducia in sé e all’amor di patria. Il fardello retto dalla Siria nella fase attuale richiede un alto grado di responsabilità. La patria abbisogna di molto lavoro, di molto sudore e del sangue di ciascun cittadino. La patria è una questione di destino, del presente e del futuro. Lavoriamo per salvaguardare la patria a dispetto dei grandi sacrifici. Prometto ai cittadini che sarò sempre al loro fianco nel reggere il fardello della patria.
Dio aiuti noi tutti a fare ciò che è giusto e ciò che è buono.

 

(Traduzione di Francesco Alarico della Scala dall’originale)

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