Avaaz: dalla destabilizzazione in Siria alla crociata anti-sovranista

Avaaz: dalla destabilizzazione in Siria alla crociata anti-sovranista

Avaaz è una ONG ‘ricca’ di impronta pacifista, ambientalista, ‘progressista’ che, da tempo, mette lo zampino ad ogni tornata elettorale in un determinato Paese ponendone in cattiva luce il partito “sovranista” o euroscettico. Lo fa attraverso il boicottaggio e, appunto, la richiesta formale di censurarne parte del suo network sui social. Come accaduto ieri con le 23 pagine legate a Lega e M5S.

Ma non solo. Nel 2011, in Siria, è stata la quinta colonna occidentale atta ad aizzare il malcontento salafita contro Bashar al-Assad affinché avesse più risonanza mediatica nei telegiornali. Cito da Wikipedia: “Avaaz è stata coinvolta nel sostegno ai Fratelli Musulmani in Siria, procurando equipaggiamento per la comunicazione, come telefoni satellitari e fotocamere in modo che si potessero pubblicare online video relativi alla repressione del governo.

Avaaz: dalla destabilizzazione in Siria alla crociata anti-sovranista

Inoltre ha inviato all’interno del Paese personale per addestrare nell’uso di questi telefoni e su come fare giornalismo dal basso“. Chi controlla gli obiettivi reali di questo ente? La Open Society Foundation. E chi è il golem dietro questo paravento umanitario delle aggressioni neocolonialiste USA? George Soros.

E vi ricordate che cosa ha detto durante il World Economic Forum dello scorso anno, in concomitanza con lo scandalo di Cambridge Analytica? “Facebook è una minaccia che ostacola l’innovazione“. Una dichiarazione che ha fatto perdere a Mark Zuckerberg diversi miliardi di titoli azionari. Chissà di quale “innovazione” parlava.

Siamo di fronte ad una riedizione orwelliana di 1984. Il futuro sarà di silenziare ogni voce che potrebbe mettere in discussione l’ordine mondiale venutosi a creare dopo il 09/11/1989? Vedremo.

I segnali non sono incoraggianti, considerando la puerile complicità di taluna stampa. Quante volte Lilli Gruber, ad Otto e Mezzo, ha ammonito i propri interlocutori di non parlare assolutamente del “filantropo” in sua presenza?

(di Davide Pellegrino)

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