Chiara Giannini, collega de Il Giornale, e autrice del libro «Io Sono Matteo Salvini» pubblicato dalla casa editrice AltaForte, esclusa dal Salone del Libro di Torino, è oggetto di una vergognosa campagna denigratoria da parte della sinistra globalista.
Emanuele Fiano ha scritto su Facebook: «Io non ho più parole. Veramente. Ci sono persone che dovrebbero sciacquarsi la bocca prima di parlare dei milioni di schiavi umani torturati, disumanizzati, gasati e poi bruciati nei campi nazisti, e questa mentecatta viene a paragonarsi a loro perché non ha potuto presentare un libro. Non mi fate dire altro per carità umana. Se mio padre potesse parlare, se solo potesse parlare».
Durissima la replica della giornalista del Giornale, che ha annunciato una raffica di querele.«Siccome c’è chi strumentalizza sul fatto che ho accostato la limitazione della mia libertà, con quella di coloro che sono stati chiusi nei campi di concentramento – osserva su Facebook Chiara Giannini – vorrei specificare che ho massimo rispetto per chi ha subito una tale tragedia. Mi addolora che proprio da loro arrivi la censura al mio libro, ovvero proprio da chi sa benissimo che vuol dire subire limitazioni di libertà di ogni genere. La limitazione di qualsiasi tipo di libertà è reato!».
Oggi Chiara Giannini, nonostante la censura imposta dal Salone del Libro, ha deciso di fare comunque visita alla kermesse, salvo essere stata oggetto di una contestazione in salsa radical chic e a suon di Bella Ciao. Come osserva Sergio Rame su Il Giornale, la collega, mentre stava girando per gli stand con una copia del libro Io sono Matteo Salvini in mano, «è stata attaccata da un collaboratore della casa editrice Feltrinelli e da alcuni visitatori che, intonando Bella ciao, hanno cercato di zittirla».
«Le censure sono brutte e questa è la dimostrazione che il mio libro può e deve entrare ovunque», ha dichiarato la giornalista del Giornale a chi voleva sapere della sua presenza alla kermesse. «Ho portato una copia del mio libro – ha aggiunto – per fare vedere a tutti quelli che me lo hanno impedito, compreso il signor Lagioia e la sindaca Appendino, che la cultura spacca i ponti e può entrare ovunque».
Massima solidarietà alla collega vittima dei soliti bulli della sinistra politicamente corretta, che sfrutta il caso per fare campagna elettorale in vista delle elezioni europee e alimentare un – inesistente – spauracchio del ritorno del fascismo.
Se Chiara Giannini fosse stata di sinistra, a quest’ora i media progressisti parlerebbero di «attacchi sessisti». E invece no, perché parliamo di media ipocriti fino al midollo. Pure su quel fronte.
(La Redazione)