Come confermava nei giorni scorsi La Sicilia, l’Università di Messina ha revocato un incontro con il filosofo russo Aleksandr Dugin, autore della Quarta Teoria Politica. L’Università di Messina ribadiva che «tenuto conto anche delle numerose perplessità manifestate da molti docenti e delle controverse posizioni ideologiche del relatore, non concederà alcun locale per lo svolgimento dell’evento». Alcune associazioni partigiane, saputo dell’intervento di Dugin, erano intervenute sottolineando che il politologo russo «predica pericolose teorie fasciste. in particolare Dugin si richiama all’ideologo Julius Evola e in Russia ha costituito gruppi nazionalboscevichi, il cui contrassegno era la bandiera del Terzo Reich».
Campi commenta la censura che ha colpito Dugin
Il commento più interessante sulla vicenda lo ha scritto il Professor Alessandro Campi, politologo e docente presso l’Università di Perugia. «Molti giornali e siti presentano Aleksandr Dugin, in Italia in questi giorni per un giro di conferenze, come l’ispiratore segreto di Putin, ovvero come uno dei suoi più influenti consiglieri. Non so quanto sia vero. Tendo a pensare, per come ne conosco l’opera e il pensiero, che si tratti d’una esagerazione». osserva Campi.
«Ma ci fosse anche solo la remota possibilità di ascoltare dal vivo, magari in un’aula universitaria, le teorie o visioni alle quali s’ispirerebbe uno degli uomini più potenti attualmente al mondo lo farei volentieri. Non per spirito di tolleranza o per rispetto del pluralismo. Ma per semplice curiosità – politica e intellettuale. E’ in corso a livello globale un tale riequilibrio delle potenze (con la Russia protagonista attiva di questa partita) che sentire parlare, magari potendoci anche interloquire, chi forse (dico forse…) ne è uno degli ispiratori dovrebbe risultare quanto meno stimolante»
“La censura contro Dugin è segno di debolezza”
Non capisco, prosegue Alessandro Campi, «dunque le censure e gli anatemi di questi giorni contro Dugin, segnatamente quelle che vengono dal mondo universitario, dove spesso si impartisce un sapere del tutto inerte e sordo rispetto ai movimenti reali della storia. Ecco, in molti oggi è venuta meno la semplice curiosità di ascoltare il prossimo, magari per poterlo meglio avversare e combattere con cognizione di causa. Senza contare che la censura quasi mai punta a rimuovere dalla scena le idee cattive o provocatorie degli altri, come si vorrebbe far credere, quanto a nascondere la debolezza e la vacuità delle proprie».
(La Redazione)