Via della Seta, Daniele Lazzeri: "Occasione per ravvivare crescita e occupazione"

Via della Seta, Daniele Lazzeri: “Occasione per ravvivare crescita e occupazione”

Via della Seta, tutto pronto per l’arrivo del presidente cinese Xi Jinping in Italia. Come ufficializzato in queste ore dal portavoce del ministro degli Esteri cinese Lu Kang, il presidente cinese sarà impegnato in una visita di Stato in Europa dal 21 al 26 marzo prossimi che toccherà Italia, Principato di Monaco e Francia. Nel frattempo, il governo “gialloo-verde” sembra aver trovato la quadra sul memorandum d’intesa sulla Via della Seta che sarà firmato proprio in occasione della visita di Xi in Italia.

«La Via della Seta non mina i rapporti con Ue, Usa e Alleanza Atlantica». A dirlo è il Ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. «Per l’Italia il processo d’integrazione europea, la Nato e più in particolare l’alleanza e l’amicizia leale con gli Usa restano punti di riferimento imprescindibili. La firma di un ‘memorandum of understanding’ con la Cina non modifica questi orientamenti di fondo, tanto più che non è giuridicamente vincolante».

Di questo memorandum e delle opportunità – ma anche dei rischi – che offre la Via della Seta se n’è parlato molto in questi ultimi giorni. Abbiamo voluto approfondire l’argomento intervistando Daniele Lazzeri, chairman del think tank di studi geopolitici e di economia internazionale Il Nodo di Gordio e Direttore responsabile dell’omonima rivista quadrimestrale.

Via della Seta, Daniele Lazzeri: "Occasione per ravvivare crescita e occupazione"

1) Il presidente cinese Xi Jinping sarà in Italia tra il 22 e il 24 marzo con una folta delegazione di imprenditori cinesi. La visita vuole promuovere un accordo-quadro non solo commerciale e finanziario, ma anche tecnologico e culturale. Ma soprattutto si propone di far firmare all’Italia un “Memorandum d’intesa” sulla partecipazione del nostro Paese – primo del G-7 – alla Belt and Road Initiative (BRI). Quali sarebbero le implicazioni, per il nostro Paese, dell’eventuale firma di questo memorandum?

Quello della Belt & Road Initiative non è solo un gigantesco progetto infrastrutturale come è stato definito sin dagli albori della sua presentazione da parte del Presidente cinese Xi. La BRI o Via della Seta 2.0 è un colossale progetto geopolitico che, pur partendo dalla Cina, porta con sé una miriade di risvolti per l’economia e le relazioni internazionali che coinvolgono decine di Paesi lungo tutto il continente eurasiatico e non solo… Ritengo eccessive quindi le preoccupazioni espresse da più parti per la firma del Memorandum d’intesa tra Roma e Pechino poiché non si tratta di un trattato internazionale con vincoli eccessivi.

Si tratta piuttosto di un accordo quadro che delinea i futuri scenari di intesa per lo sviluppo di attività economiche tra l’Italia e la Cina nella cornice complessiva della BRI, finalizzato anche ad avvicinare Pechino verso i nostri standard commerciali. In questo senso, le parole del Presidente Sergio Mattarella durante la sua visita a Pechino hanno ben esplicitato la vastità ed i comuni interessi commerciali, finanziari e tecnologici con il Celeste Impero ma anche la necessità di una più stretta collaborazione nell’interscambio culturale tra Oriente ed Occidente per dirimere e superare le potenziali frizioni tra i due mondi.

2) A Pechino interessa in modo particolare il porto di Trieste, ma anche Genova. Perché sono così importanti nell’ottica delle Nuove vie della Seta?

Ci sono potenze come la Russia che stanno stringendo relazioni sempre più forti con i Paesi del Corno d’Africa, che per l’Italia rappresenta un quadrante d’interesse cruciale, in quanto snodo fondamentale della cosiddetta Via della Seta Marittima, detta anche Filo di Perle, ossia il grande progetto cinese, parallelo alla Via della Seta 2.0, che dovrebbe diventare nel prossimo futuro uno dei principali veicoli di comunicazione e commercio globali e che coinvolgerà massicciamente il sistema portuale italiano, con importanti ricadute tanto sulla nostra economia quanto sul nostro ruolo strategico globale.

A differenza di molti analisti impegnati nel descrivere Venezia quale naturale terminale della Via della Seta, “Il Nodo di Gordio”, in tempi non sospetti, aveva individuato in Trieste il porto più indicato per lo scalo delle merci provenienti dalla Cina via mare. Così come risulterà altrettanto strategica Genova che, chissà, potrebbe rappresentare un volano anche per terminare il lavori della TAV agevolando le esportazioni in Europa. Ma è necessario sottolineare che non sono previste cessioni di porti alla Cina. Anzi, nel Memorandum si fa riferimento ad investimenti comuni nel settore infrastrutturale. Non credo, dunque, al rischio di veder depredate le strutture italiane. Anzi, ritengo sia un’ottima occasione per riavviare il circuito virtuoso che dalle infrastrutture alla cantieristica genera occupazione e crescita economica.

3) La stampa nazionale e internazionale ha dato ampio spazio a prese di posizioni particolarmente allarmistiche rispetto alla firma di questo memorandum. Preoccupazioni fondate o esagerazioni? Tale firma metterebbe realmente in discussione la nostra partnership con gli Stati Uniti o, addirittura, la stabilità dell’Alleanza Atlantica?

La dura posizione espressa dagli Stati Uniti è più una preoccupazione derivante dal rischio di perdere parte del potere di contrattazione che sinora il Presidente Trump ha esercitato nei confronti della Cina. Il lungo braccio di ferro sui dazi commerciali ed i periodici riavvicinamenti tra le due posizioni ne è la dimostrazione. Avere altri soggetti che dialogano apertamente con Pechino e ci fanno per giunta affari, rappresenta un pericoloso indebolimento della strategia tipicamente da businessman che la Casa Bianca sta portando avanti non solo con la Cina ma anche con la Corea del Nord, con l’Iran e, perché no, con l’Unione europea visti i ripetuti e minacciosi richiami ad aumentare i contributi dei singoli Paesi della Nato per sostenere lo sforzo militare e garantire la protezione di Washington a tutti i membri dell’Alleanza atlantica.

4) Perché, concretamente, gli Usa vogliono che l’Italia si tenga alla larga dalla BRI e dalla Cina più in generale? Quali minacce specifiche pone la Via della seta al nostro Paese? Sempre che ce ne siano.

Lo ha spiegato molto bene il Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, Michele Geraci, che da mesi sta lavorando al miglioramento delle relazioni con la Cina.

Uno dei punti fermi che Geraci mi ha sempre ribadito negli incontri che abbiamo avuto è che: “Il traffico di merci cinesi arriverà comunque… Bisogna solo decidere se lo vogliamo da noi o dagli altri, nel rispetto totale della sicurezza nazionale”. Alcuni dati non fanno che confermare questa tesi e dovrebbero spingere ad una riflessione tutti coloro che si stracciano le vesti perché il nostro Paese sarà il primo del G7 a firmare il Memorandum.

Le esportazioni italiane in Cina sono pari a 13 miliardi di euro, quelle del Canada sono 16, Regno Unito e Francia inviano a Pechino 20 miliardi di merci all’anno, la Svizzera 24. La Germania addirittura 5 volte di più… Penso sia doveroso per uno Paese come l’Italia porsi delle domande e cercare di recuperare questo gap visto che l’export rimane ancora uno dei settori trainanti della nostra economia.

Le controindicazioni che vengono messe sul piatto alla più stretta collaborazione tra Roma e Pechino riguardano soprattutto la questione della sicurezza nel sistema delle telecomunicazioni ed in particolare gli accordi sulla tecnologia 5G. Ma con le dovute cautele e rafforzando il meccanismo della golden power per gli asset strategici non solo nel campo delle telecomunicazioni ma anche in quello energetico, ritengo di non vedere all’orizzonte particolari minacce per la sicurezza nazionale. Se poi questi allarmismi provengono da Washington che qualche anno fa fu sorpresa ad intercettare le comunicazioni riservare della Cancelliera tedesca Angela Merkel, la questione assume un aspetto quasi surreale…

5) Come andrà a finire secondo te? Il governo riuscirà a trovare una sintesi su questa vicenda o prevarranno le pressioni esterne da parte degli alleati che vedono con scetticismo la firma del memorandum?

Le pressioni provenienti soprattutto da Washington hanno già avuto l’effetto di imporre qualche modifica alla versione originale del memorandum. Assisteremo ancora nel corso di questa settimana ad alcune schermaglie tra le diverse sensibilità presenti nella maggioranza di governo giallo-verde ma alla fine si troverà un’intesa per firmare un accordo che consentirà sia alla Lega che al M5S di dichiarare vittoria.
Perché la storia non si può fermare e quella della Via della Seta è una storia millenaria che nessun governo potrà ridisegnare…

(di Roberto Vivaldelli)

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