La battaglia delle Termopili venne combattuta fra una coalizione di Greci guidata dal re Spartano Leonida, contro il sovrano dell’impero persiano Serse I. La fonte più autorevole per quanto riguarda il racconto delle guerre persiane è lo storico Erodoto, che visse nella Grecia del IV secolo a.C. . Lo scontro avvenuto nello stretto passaggio delle Termpoile, lett. le “Porte calde” della Grecia, è uno degli episodi della “Seconda guerra persiana”.
La rivalità fra Greci e Persiani era nata più di dieci anni prima, quando gli abitanti della Ionia, la regione della penisola anatolica colonizzata dai Greci, si ribellò all’autorità del re dei re persiano. La rivolta ionica scoppiò nel 499 a.C. e venne supportata dagli aiuti militari di alcune città greche, fra cui in prima fila Atene. Schiacciata la ribellione nel sangue, il re Persiano Dario I decise di punire l’insolenza delle piccole poleis greche. Allestì un grande esercito con il fine di soggiogare la penisola ellenica. Giunti in Attica via mare, le forze persiane vennero clamorosamente sconfitte dagli opliti ateniesi nella battaglia di Maratona. La falange oplitica dei cittadini-soldato greci ebbe la meglio sul vasto esercito del re persiano, che dovette rimandare i suoi sogni di gloria.
La vendetta per l’onta subita a Maratona ricadde su Serse I, che succedette al padre pochi anni dopo la battaglia. Deciso di soggiogare la Grecia, il nuovo re dei re diede ordine a tutte i Satrapi del suo grande impero di chiamare a raccolta un grande esercito. Ora forse noi non comprendiamo appieno la grandezza e la forza dell’impero persiano di quel tempo. Questo, allargandosi dall’Egitto fino alle montagne Afghane e dal Mar Egeo fino al Caucaso, aveva raggiunto la sua massima espansione. I re dei re Persiani erano i padroni autoritari e severi della regione culla della civiltà umana. Fermi seguaci dalla religione predicata da Zarathustra, i persiani credevano fermamente nella loro missione di pacificare e unificare il mondo intero.
Raccolti dai 70.000 ai 300.000 soldati, (gli storici sono incerti), Serse si mise in cammino verso la Grecia accompagnato da una flotta gigantesca. Le capacità tecniche e logistiche dei Persiani erano così avanzate che per entrare in Europa costruirono due ponti di barche sull’Ellesponto mentre scavarono un canale attraverso l’istmo del monte Athos per agevolare l’avanzata dell’immenso esercito (nella cartina di sotto è visibile col nome di “Canale di Serse”).
Di fronte alla gigantesca minaccia accadde qualcosa di impossibile: le diverse città greche misero da parte le proprie divergenze e si unirono in un’alleanza. La lega delle città greche, riunitasi per la prima volta a Corinto nel 481 a.C., aveva come scopo quello di salvare la libertà dei popoli greci dalla minaccia persiana. A guidare la coalizione si imposero le due grandi città di Atene e Sparta. Nel corso di una grande assemblea venne deciso che l’esercito dei Greci andasse ad occupare il passo delle Termopili a nord.
Le Termopili erano il punto perfetto dove incanalare l’immenso esercito persiano, e dove far valere la forza della fanteria pesante greca. Leonida, uno dei due re spartani, prese il comando della spedizione. Purtroppo, quando arrivò la chiamata alle armi a Sparta, erano in corso ben due festività religiose molto importanti: le Carnee e i giochi Olimpici. Benché fosse proibito a Sparta marciare per la guerra durante le festività sacre, gli efori, i magistrati anziani della città, decisero che la posta in gioco era troppo alta. Permisero dunque a Leonida di marciare a nord con la sua guardia del corpo, 299 opliti spartani.
Quando arrivò alle Termopili, Leonida doveva essere al comando di un esercito composto da almeno 7.000 opliti, (dal computo sono esclusi gli schiavi di appoggio come gli Iloti della Messenia). Appena occupato lo stretto passaggio di terra, Leonida venne informato dell’esistenza di un sentiero utilizzato dai pastori che aggirava la sua formazione. Mise dunque a difesa del passaggio fra i monti mille opliti di Tespe.
Quando i due eserciti si fronteggiarono la superiorità dei Persiani si manifestò in tutta la sua grandezza. Serse, pensando che i Greci si sarebbero arresi senza combattere, mandò un’ambasceria chiedendo la sottomissione dei generali nemici e la consegna delle armi. La risposta di Leonida fu chiara e concisa: “Μολὼν λαβέ“, “Vengano a prenderle loro”.
La battaglia, combattutasi nell’agosto del 480 a.C., venne aperta da un assalto di diecimila fanti persiani che vennero massacrati e respinti. La conformazione delle Termopili era tale che pochi uomini potevano occupare lo stretto passaggio disponibile, mentre il mare e i monti creavano una sorta di imbuto naturale. Qui gli opliti spartani pesantemente armati e schierati a falange avevano gioco facile dei numerosi soldati persiani, più abituati ad una guerra di movimento e quindi armati alla leggera.
Serse, sconvolto dall’iniziale sconfitta, decise di inviare subito le proprie truppe migliori, gli Immortali. Questo corpo militare, composto da nobili dell’aristocrazia persiana e devoti alla figura del gran re, erano l’élite del suo esercito. Ogni immortale era addestrato a combattere con la lancia o la spada, a cavallo o a piedi ed era addestrato nel tiro con l’arco. Entrati in contatto con i Greci vennero respinti anche loro.
Il secondo giorno della battaglia si aprì con un l’ennesio assalto persiano. Niente era cambiato dal giorno precedente e i Greci respinsero anche questa nuova ondata.
Fu allora che si presentò presso Serse un pastore della zona chiamato Efialte. Costui, nella speranza di ottenere una ricca ricompensa, disse al gran re dell’esistenza della pista fra i monti e si propose di guidare le sue truppe nella manovra d’aggiramento. Avvenne così che un tradimento, e non il valore in battaglia, vinsero i Greci e la loro accanita resistenza. Mentre Efialte guidava le forze persiane attraverso i ripidi sentieri gli Spartani respingevano l’ennesimo assalto persiano.
Al finire del secondo giorno la situazione si era completamente ribaltata. I Persiani guidati da Efialte avevano messo in fuga gli opliti Tespiesi a guardia del passo e si erano posizionati alle spalle dei Greci. Leonida decise allora, prima che la manovra di aggiramento fosse completata, di far ritirare le forze della coalizione mentre lui e gli Spartani avrebbero composto la retroguardia. Leonida era pronto a sacrificarsi, e con esso i suoi fedeli guerrieri Spartani. Benché raramente venga ricordato, al suo fianco rimasero anche 400 Tebani e 700 dei Tespiesi che erano stati sconfitti sul sentiero dei pastori.
Il terzo giorno fu anche l’ultimo della battaglia. Spartani, Tebani e Tespiesi combatterono come folli contro i Persiani che arrivavano da ogni lato. Erodoto racconta che una volta spezzate tutte le lance, gli opliti passarono alle spade, mentre sopraffatti dal numero dei nemici cadevano sempre più numerosi. Chi si trovava senza armi continuava a combattere a mani nude arrivando anche a mordere i Persiani. Leonida cadde, trafitto dai nemici, mentre il resto della retroguardia greca veniva annientata.
Splendido è l’epitaffio di Simonide per i caduti:
«Dei morti alle Termopili
gloriosa la sorte, bella la fine,
un altare la tomba, di singulti il ricordo, compassione la lode.
Un tal sudario né la ruggine
né il tempo divoratutto oscurerà.
Questo sacello d’eroi valorosi come abitatrice la gloria
d’Ellade si prese. Ne fa fede anche Leonida,
re di Sparta, avendo lasciato di virtù grande
ornamento ed eterna gloria.»
Il sacrificio di Leonida e dei Greci alle Termopili diede il tempo a tutto l’esercito greco di ritirarsi in buon ordine. Abbandonata l’Attica ai Persiani, le forze della coalizione si asserragliarono nel Peloponneso. Ma fu allora che gli Ateniesi guidati da Temistocle, in una grandiosa battaglia navale presso Salamina, distrussero la flotta persiana. Sconfitto per mare e con una minima vittoria sulla terraferma, Serse se ne tornò in Persia lasciando il suo generale Mardonio a proseguire la guerra. L’anno successivo le forze greche avrebbero distrutto l’esercito persiano una volta per tutte a Platea, vendicando lo spirito dei guerrieri morti alle Termopili.
A più di duemilaquattrocento anni di distanza, il sacrificio dei Greci alle Termopili è ancora ricordato con grande rispetto e riverenza da tutti gli animi nobili. Esempio di estremo eroismo e sacrificio, questi uoimini hanno segnato una luminosa pagina della storia della civiltà europea e mondiale.
(di Marco Franzoni)