Chi contesta l'alleanza con Visegrad sbaglia: ecco perché

Chi contesta l’alleanza con Visegrad sbaglia: ecco perché

Chi contesta l’alleanza con Visegrad commette un errore analitico gigantesco. In questo caso, a parlare è Almut Möller, capo dell’ufficio di Berlino del Consiglio europeo per le relazioni internazionali (Ecfr). La dichiarazione è stata rilasciata in un’intervista a La Stampa, qualche giorno fa:

Roma è interessata a trovare soluzioni alla sfida della migrazione e il governo non troverà tali soluzioni a Budapest. Vienna è più vicina al gruppo di partner costruttivi. Finora è stata la Spagna il partner più importante dell’Italia a livello europeo, e anche Germania e Francia sono fondamentali per quanto riguarda la politica migratoria. Qui è dove vediamo che Roma guarda, anche in questo momento. Formare le maggioranze a livello europeo è un gioco complicato e, per il momento, l’Italia non sarebbe in grado di costruirne attorno a un’alleanza con, diciamo, i paesi di Visegrad. Ma in termini di interessi sull’immigrazione, questi Paesi sono distanti chilometri dall’Italia. E l’Italia non ha legami significativi con questi Paesi per fare affidamento su di loro.

Dunque, chi accoglie più quote è l’alleato migliore. Ma basta una semplice riflessione per comprendere quanto questo ragionamento sia fallace e, in definitiva, superficiale.

L’assunto di cercare nei Paesi disposti ad accogliere quote di migranti quali migliori alleati è infatti sbagliato in partenza per un motivo: si basa su un approccio che continua ad accettare il fenomeno e non propone nulla per contrastarlo. Questo senza dimenticare alcune proposizioni palesemente false, tipo considerare la Francia un alleato per le migrazioni, quando il Paese transalpino non ha mai accettato realmente una sola redistribuzione, per di più richiesta per quasi 9mila persone, e non per le poche centinaia stabilite per l’Ungheria.

Dunque, se Budapest non può essere un alleato nel tema della redistribuzione, può al contrario rappresentarlo per ciò che interessa di più al governo italiano, ovvero lo scoraggiamento definitivo delle partenze illegali e di massa. A differenza degli altri capi di Stato occidentali, a parole favorevoli all’immigrazione ma di fatto indisponibili allo stesso modo, Orban ha sempre cercato di diffondere il principio dell’azzeramento, dimostrando di perseguirlo con i fatti.

Ecco perché il governo ungherese è considerato un potenziale alleato dall’attuale esecutivo italiano gialloverde, in particolare da Matteo Salvini. Ed ecco perché è logico che sia così.

(di Stelio Fergola)

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