Ha dell’incredibile il caso riguardante l’uccisione di Sana Cheema, 25enne strangolata in Pakistan dopo aver rifiutato il matrimonio combinato dalla sua famiglia. Ancora più assurda è la sentenza del tribunale pakistano: assolti tutti i parenti.
Quella di Sana Cheema, italo-pakistana che viveva a Brescia, è una storia di integrazione di successo. Un perfetto esempio di inserimento nel tessuto sociale del nostro Paese, tant’è che lavorava Milano e si era detta disposta a sposare un ragazzo italiano.
Purtroppo però questa naturale integrazione non è stata recepita bene dalla sua famiglia. Anch’essa residente in Italia e trasferitasi poi in Germania.
Pochi mesi prima del delitto, datato 18 aprile 2018, Sana è stata attirata in Pakistan dove, a quanto pare, si è ricongiunta con la famiglia. In seguito è avvenuto il barbaro omicidio per strangolamento, il ritrovamento del corpo e l’autopsia che rileva la rottura dell’osso del collo. Curioso il fatto della cancellazione del profilo Facebook e Instagram di Sana poche ore dopo l’uccisione.
Da ciò che risulta pare che la famiglia avesse chiesto alla giovane di recarsi presso il suo paese d’origine per indurla ad accettare un matrimonio combinato. Poco dopo la morte, il padre Ghulam Mustafa, avrebbe confessato di aver ucciso Sana e di essersi fatto aiutare dal figlio, fratello della vittima, chiudendo il cerchio riguardo al delitto d’onore. Come peraltro hanno sempre confermato gli amici di Sana residenti in Italia.
Tutto questo non è bastato al sistema giudiziario pakistano, il quale ha espresso l’assoluzione nei confronti degli 11 imputati per l’omicidio di Sana, compreso il padre e il fratello. Se da un lato la giustizia pakistana persegue l’assassinio, la giustizia religiosa lo tollera. Pare infatti che secondo le statistiche avvengano circa 1000 casi analoghi all’anno nel paese asiatico.
Nel frattempo non si sono fatte attendere le condanne da parte del Ministro degli Interni Matteo Salvini, il quale ha dichiarato “che vergogna, se questa è giustizia islamica c’è da aver paura”. Il leader leghista ha fatto poi sapere che nelle prossime ore scriverà al proprio omologo pakistano per esprimere il rammarico del popolo italiano per questa profonda ingiustizia.
Sempre sul fronte interno italiano, non si hanno per ora riscontri da parte dei movimenti femministi italiani. Come aveva dichiarato lo scorso anno Paola Vilardi, consigliere comunale di Brescia: “durante l’ultimo Consiglio comunale avevo chiesto un minuto di silenzio per la morte della giovane Sana. Le femministe di sinistra l’hanno scandalosamente negato. Per loro è un tabù parlare di Islam radicale”.
(Fabio Sapettini)