Maurizio Blondet, celebre giornalista, direttore responsabile dell’omonimo blog e autore di numerosi libri, fra cui si annoverano “Gli Adelphi della dissoluzione. Strategie culturali del potere iniziatico“, “11 Settembre: colpo di stato in Usa“, “Schiavi delle banche” e “Israele, Usa, il terrorismo islamico“, ha rilasciato per il nostro giornale una corposa intervista.
Passando dagli ultimi avvenimenti all’estero, sino agli sviluppi politici e sociali in Italia, Blondet ci offre una vasta visione d’insieme: pericoli e sfide della nostra contemporaneità, per affrontare i quali sono necessari determinazione e spirito collettivo di sacrificio.
Iniziamo con gli avvenimenti all’estero, visto che la stampa main-stream nazionale li tratta pochissimo. Trump annuncia il ritiro delle truppe USA dalla Siria: i curdi già parlano di pugnalata alla schiena e Israele, con Netanyahu, ha commentato con freddezza e forse rabbia: “L’amministrazione USA mi ha informato che gli Stati Uniti hanno altri mezzi per esprimere la loro influenza nell’area.
Questa è, ovviamente, una decisione americana. Studieremo il programma, come sarà applicato e naturalmente i suoi effetti per noi [Israele, n.d.A]. In ogni caso ci daremo da fare per mantenere la sicurezza di Israele e per difenderci in quest’area“.
Che colpi di coda possiamo aspettarci laggiù, affinchè Israele continui la sua campagna di guerra e nei fatti di avanzamento contro l’Iran?
M. Blondet: “Sul ritiro dalla Siria, anzitutto Pentagono e Deep State si oppongono, non solo per “il bene di Israele“, ma anche perché ciò significa per gli Usa tradire per l’ennesima volta i curdi, usati come combattenti e carne da cannone, con la promessa di dar loro uno stato nazionale.
Il punto è che Trump di fatto consegna i curdi ad Erdogan, il presidente turco: il che è un’importantissima mossa per guadagnare Erdogan alla causa americana, dopo anni di rottura e presa di distanza (ed avvicinamento a Mosca) del turco, irritato da Obama che lui ritiene responsabile del tentato colpo di stato con cui voleva rovesciarlo.
Negli ambienti trumpiani si è addirittura ventilato di estradare in Turchia Fetullah Gulen, il nemico di Erdogan, come costui chiede da anni. Un nuovo rovesciamento di Erdogan in funzione anti-russa diventa possibile e, secondo me, pericolosissimo. Una volta ottenuta la copertura politica-militare Usa, la nuova “amicizia” con la NATO di cui Ankara è membro, Erdogan è capace di tutto.
La mira di Israele – da duemila anni – è tornare in potenza a Gerusalemme, farne la capitale del suo regno universale, ed eseguirvi il rito ebraico (lo sgozzamento dell’agnello pasquale) nel solo posto dove il rito è “valido” ed efficace, la Roccia di Abramo.
Ora la Roccia è protetta dalla Moschea d’Oro, che non è affatto una moschea bensì un reliquiario (martyrion), costruito con venerazione da maestranze bizantine perordine di un imperatore omayade ben conscio del valore sacro del luogo. Adesso gli ebrei sono sul punto di impadronirsi di quel luogo. Nulla più si oppone: con le opere “di lione e di golpe” (astuzia e violenza), hanno reso i musulmani nemici guerreggianti gli uni contro gli altri, sciiti contro sunniti, protettori per secoli del Luogo Santo.
Hanno in loro potere la sola superpotenza rimasta, tanto più oggi che contano sul genero di Trump, Jared Kushner, ebreo della setta Habad Lubavitcher, messianica e millenarista. Dunque possono impadronirsi della Roccia e hanno già pronti persino i vasi sacri per compiere il rito.
Lo scopo del rito, secondo loro, è “obbligare” YHVH a tener fede al Patto, ossia esaudire la promessa di dare al popolo ebraico il dominio sul mondo, il Regno di Israele. Sono cose serissime, attenzione: quando Gesù chiama il pescatore Simone “la Roccia”, ossia Pietro, è a quello che l’epiteto “Roccia” allude: finché dura la successione apostolica, esiste un Pietro, è possibile consacrare validamente l’Eucarestia, che è la Presenza Reale del Figlio.
Ciò che vogliono ottenere gli ebrei, è la presenza reale del Padre. Quando succederà, riusciranno ad attuare un rito “valido” e nello stesso tempo sacrilego – per le tre religioni, perché per noi l’Agnello è già stato sacrificato, per i musulmani protettori della Roccia, per la stessa teologia ebraica, che vieta di “forzare” la mano a Dio.
Insomma sarebbe un atto di stregoneria metafisica- che non potrà non suscitare potenze preternaturali del tipo più feroce. Quando vedrete la Moschea d’oro distrutta, o occupata da ebrei, sappiate che si è entrati propriamente nella fase apocalittica finale, anticristica. Può accadere anche nel 2019.
Secondo Thierry Meyssan [giornalista francese, autore de “L’Effroyable Imposture” nel quale contestava la versione ufficile sugli eventi dell’11 Settembre; n.d.A] inoltre il ritiro americano dalla Siria e dalla destabilizzazione del Medio Oriente, può essere dovuto alla necessità di raggruppare le forze militari al progetto americano di destabilizzare i Caraibi, secondo il “Piano Cebrowski”, dal nome dell’ammiraglio che lo ha elaborato.
Si tratterebbe di “distruggere le strutture statali non connesse con l’economia globale”, una ventina di stati costieri e insulari secondo Meyssan; certamente è fra questi il Venezuela petrolifero di Maduro, amico di Putin.
Non a caso Mosca a sorpresa ha inviato due bombardieri nucleari TU-160, a lunghissimo raggio, che hanno attraversato il Pacifico (12.300 chilometri senza rifornimento) e poi condotto una “esercitazione” di 8 ore per 10 mila chilometri sul mar dei Caraibi – alle porte del territorio statunitense.
Inoltre, Mosca lascia trapelare di voler impiantare una base aerea militare sulla costa venezuelana. Quindi sembra prendere sul serio il Piano Cebrowski, e si aspetta iniziative di destabilizzazione del suo alleato a Caracas”.
Dal Regno Unito, in questi giorni, è giunta la notizia che in caso di Brexit “No-deal” ossia senza accordo con la burocrazia Ue, il personale militare resterà in stato di “standby” ossia pronti a entrare in azione. Lo ha dichiarato Gavin Williamson, Segretario alla difesa inglese.
M. Blondet: “Quella inglese mi sembra una precauzione naturale. Un Brexit duro equivale a un salto (nella libertà…) di cui non si conoscono esattamente le conseguenze a breve, brevissimo termine”.
Il governo Conte ha varato la “Manovra del popolo”, sebbene non semplicemente “ascoltando” l’Unione europea ma genuflettendosi. Tale decisione non solo affievolisce la lotta contro la morsa eurocratica, col celebre limite al 3% che è una previsione senza base scientifica in economia, ma riduce ulteriormente i margini di manovra.
Perché è così difficile da capire che con la UE c’è nei fatti una guerra e trattare al ribasso significa retrocedere?
M. Blondet: “Anzitutto perché tutti gli apparati dello Stato – dal fattorino del ministero a Mattarella – sono coalizzati contro ogni progetto di riforma o di uscita dalla UE. Radio, Tv, Banca d’Italia, Papa e lobby ebraiche, magistrati (che sono a caccia dei soldi della Lega, non dimentichiamolo) sono per lo status quo, che li privilegia mentre impoverisce la popolazione.
Stanno braccando i “populisti” con ogni mezzo legale, illegale e propagandistico – mostrando una forza totalitaria enorme. L’errore dei populisti è di aver fatto credere di poter vincere la sfida, senza avere in mano le leve del potere vero.
E’ impossibile far capire all’opinione pubblica che l’uscita dall’Euro è un bene, quando tutti i megafoni pubblici la terrorizzano per lo spread; impossibile emettere la moneta alternativa (i minibot) con Bankitalia nemica ed avversa, in continuo contatto con Draghi. Ma ci dovevano pensare prima.
Ora, non sembrano rendersi conto che il loro cedimento gli rivolgerà contro il loro stesso elettorato, quando quello meridionale si accorgerà che il reddito di cittadinanza non arriva, e il Nord produttivo sarà tartassato ancora di più per pagarlo.
Quando la ricaduta nella recessione globale 2.0 porterà un qualche milione di disoccupati in più, le maggioranze nei sondaggi di cui Salvini si esalta si trasformeranno in rabbia. Secondo me,rischiano davvero piazzale Loreto”.
La globalizzazione ha distrutto i diritti dei lavoratori, ha annientato attività produttive locali, è passata sui corpi e sui cervelli di milioni di uomini come un cingolato. A venderci come “meravigliosa” o persino “irrefrenabile” questa “creatura”, è stata anche la presunta “sinistra”, col placet delle destre liberiste.
C’è il rischio che il populismo, o sue parti, diventino strumenti utili per proporre una nuova forma di dominio anti-nazionale, magari spalancando nuovamente le porte del libero mercato e dell’ultraliberismo come fu appunto in passato?
M. Blondet: “No, l’ultraliberismo è in crisi. Lo è sul piano mondiale. Economisti ed intellettuali anglosassoni (ed è tutto dire) ne stanno invocando la moderazione, perché la sopportazione sociale dei popoli e dei lavoratori è al limite, o l’ha superato come in Francia.
Il punto è – mi duole dirlo – la stupidità del popolo italiano: ha dato fiducia per decenni a “bravi papà” come Ciampi, Prodi, Amato o Napolitano, tanto
“progressisti”, mentre svendevano l’IRI ossia il motore industriale che ha fatto dell’Italia una potenza.
Si sono lasciati ingannare e soprattutto corrompere: il sistema ha proposto loro delle nuove “libertà” (sessuali) mentre gli toglieva tutte le altre: la libertà politica, la sicurezza sociale, la vera democrazia (uguaglianza anche con redditi diversi), i diritti del lavoro e della sua dignità.
Detestando e disprezzando il pensiero e la cultura, non ha voluto capire che quello è l’ultimo esito del capitalismo di rapina: come dimostrò Mandeville nella “Favola delle Api”; sono i “vizi privati” non le “pubbliche virtù” a far prosperare il capitalismo ultimo, quello del superfluo e del vizio, che abbaglia con simboli di status, vanità delle vanità.
L’Italiano-massa ha creduto di essere “in vacanza”edonista, “libero dai tabù” eccetera. S’è svegliato alquanto solo per un motivo: l’invasione di stranieri, neri e islamici. Allora la coscienza di diventare “estranei a casa nostra” è stata la scossa. Da qui la popolarità di Salvini, momentanea e condizionata (ai successi contro gli immigrati).
Ma la presa di coscienza è limitata: gli italiani non vogliono uscire dall’Euro, non vogliono la sovranità – con la responsabilità che esige. Vogliono un reddito non guadagnato e non prodotto. Si lasciano infinocchiare dalla propaganda e non si accorgono che non hanno più i mezzi per tornare produttivi nel mondo post-moderno.
Tutte le grandi imprese sono state svendute a stranieri. La crisi del 2011 (indotta da Mario Monti) ha distrutto il 25% del tessuto industriale restante: e’ stata una guerra ma chiedete agli italiani se se ne sono accorti. Per la rinascita, ci vorrebbe una disciplina accettata, che gli italiani non accettano: sono “liberi”, sono “in vacanza dalla storia“, sono disperanti”.
In Francia i Gilet gialli proseguono la loro marcia; forse dovrebbero articolare ulteriormente la propria organizzazione, per esser più incisivi. Se con la nuova ondata anti-mondialista in atto nell’Occidente non si potrà mettere rimedio alle colossali ingiustizie a scapito dei popoli e delle nazioni (dall’austerità, ai salari da fame, all’immigrazione di massa voluta per esigenze del capitale), non resta che la protesta di massa, o anche qualcosa di più.
La disperazione e la rabbia, carburanti della storia, devono essere adoperati, altrimenti sarà la nostra fine. Immagina che tutto possa restare immobile, senza conseguenze per chi ci ha imposto un tale inferno sulla Terra? O ci saràper forza di cose un rivolgimento?
M. Blondet: “I Gilet gialli hanno un livello di coscienza politica incredibilmente alto, che sta scuotendo alla base la società francese dei privilegiati, dei macroniani, dei politicamente corretti . Gli intellettuali (che in Francia sono un potere) sono con loro.
Poco incisivi? Se lo sono, è perché sono poveri. Per esempio: i blocchi stradali ai rondò li possono fare solo sabato e domenica, perché gli altri giorni lavorano. Ma le parole d’ordine, la bandiera nazionale sventolata, la Marsigliese cantata, mostrano un popolo generoso nel senso di non-particolarista.
Ciò che chiedono non sono privilegi di gruppo, ma libertà e diritti conculcati per tutti, al punto che chiamano altri a partecipare alla loro lotta; persino ai confini, hanno chiesto agli italiani di partecipare. Ovviamente senza esito.
Gli italiani si muovono e magari picchiano solo per la loro cosca, il loro gruppo, il loro privilegio miserabile, che hanno strappato alla nazione: tassisti contro abusivi, No-Tav contro industriali, concessionari di spiagge (o di autostrade) contro il resto degli italiani da spennare.
Con ciò, non sono ottimista sull’esito che avranno i Gilet gialli. Si ispirano palesemente alla Rivoluzione Francese (grande esempio, che lì si studia a scuola), ma allora le forze della rivoluzione e quelle della reazione avevano armi pari – picche, fucili ad avancarica – mentre oggi la reazione globalista di Macron-Rotschild ha carri armati, gas, media, la Germania, la UE.
Ciò che otterranno sarà una devastazione dell’economia francese. Che comunque sarà un bene. Ormai, il tanto peggio è il tanto meglio”.
(di Pietro Vinci)