Il Movimento Cinque Stelle è da sempre oggetto di satira per i suoi scivoloni (molti dei quali indifendibili) ed uscite infelici. Da “Pinochet dittatore venezuelano” alla più recente “democrazia francese millenaria”, il materiale si spreca.
Eppure, nonostante si siano ormai brandizzati come ignoranti, è sulla politica estera che il M5S ha offerto degli spunti interessanti. Sia all’opposizione che al governo, i pentastellati hanno spesso espresso opinioni lucide, se non addirittura controcorrente, e sorprende come tali affermazioni siano, in quel magma confuso che è il Movimento, opera degli esponenti di spicco.
Alessandro Di Battista, uomo di spicco e tra i leader fondatori del partito durante e dopo l’era Grillo, ha più volte preso posizione contro l’imperialismo americano, e più nello specifico le operazioni condotte dagli States in Medio Oriente. Era il 2013, quando Di Battista chiese al parlamento di non unirsi alle dichiarazioni della coalizione occidentale contro la Siria, e di evitare nella maniera più assoluta di bombardare il Paese. Sempre sulla Siria, si è espresso a favore della scelta di ritirare le truppe da parte di Donald Trump, o addirittura riconoscere il ruolo di Vladimir Putin come mediatore essenziale per quanto riguarda le crisi internazionali, a differenza del titolo di “male assoluto” col quale viene dipinto dalla stampa mainstream.
Un passaggio che sorprende è quello pubblicato sulla sua pagina Facebook il 21 dicembre 2018: “Ad ogni modo oggi l’Italia ha una splendida occasione: quella di smetterla per la prima volta nella sua storia recente di essere “più realista del Re”. Occorre iniziare al più presto il ritiro del nostro contingente dall’Afghanistan. Ci sono missioni fondamentali come quella in Libano, e ci sono missioni da chiudere, proprio come quella in Afghanistan, costata la vita a valorosissimi soldati italiani, a migliaia di civili afghani e costata, oltretutto, svariati miliardi di euro ai contribuenti italiani. Trump – per ora e su questo punto – sta andando contro parecchi poteri forti USA. Andrebbe riconosciuto senza i paraocchi delle ideologie.”
Una presa di posizione forte, che nessuno si sarebbe aspettato dai grillini sbaglia-congiuntivi. Menzione obbligatoria, per concludere la parentesi Di Battista, è quella sulla guerra in Libia del 2011: “Oggi, a distanza di anni da quella guerra infame, tutti dicono che le bombe sulla Libia non vennero sganciate per i diritti umani violati ma per il petrolio. L’Italia ci ha rimesso. Ci ha rimesso l’ENI e ci ha rimesso la sicurezza nazionale con l’aumento dei flussi migratori. Ci ha rimesso anche la popolazione libica non scordiamolo. Poi è venuta fuori un’altra storiaccia. Gheddafi stava pensando di proporre a diversi paesi africani l’utilizzo di una nuova moneta agganciata al dinar libico. In pratica stava portando avanti un progetto che avrebbe messo in pericolo il Franco delle Colonie, la moneta che si stampa ancora oggi a Lione e che viene utilizzata da 14 paesi dell’Africa nera.”
E il Franco CFA, questione da tempo portata avanti da sovranisti africani come Kémi Séba, simbolo del neocolonialismo francese, è finito troppo presto nel dimenticatoio, o banalizzato in maniera molto semplicistica, perché dichiarato da un esponente Cinque Stelle quale Di Battista. Anche Luigi Di Maio, volto istituzionale del Movimento e vicepremier del governo Giallo-Verde, vittima principale della satira (non certo ingiustificata, alle volte) ha espresso posizioni tutt’altro che allineate alla massa. Tralasciando il dialogo con i Gilets Jaunes, che a primo acchito più che una vera e propria condivisione delle battaglie politiche del movimento francese sembra una manovra per ricategorizzarsi come “partito antiestablishment e anticasta”, una sorta di tentato ritorno alle origini, è sulla questione venezuelana che il Movimento “di governo” ci ha davvero sorpreso.
Mentre i vari schieramenti cedono al tifo da stadio tra i filo Maduro e i filo Guaidò (tra questi ultimi la Lega, ma non sorprende vista l’impostazione da destra “fallaciana” e anticomunista viscerale), l’europarlamentare Di Stefano dichiara “Il principio di non ingerenza è sacro”. Di Maio rincara la dose con “Non dobbiamo schierarci né con Maduro né con Guaidò. Non vogliamo un’altra Libia”.
Da destra a sinistra questa scelta della neutralità è stata apertamente contestata, ma tra questa e l’impostazione neocon di Salvini sappiamo da che parte stare. Va ricordato che una cosa sono le dichiarazioni e un’altra le azioni, che spesso e volentieri a prese di posizioni coraggiose non hanno seguito scelte decise, ma se per un attimo smettessimo di concentrarci sulla sovrastruttura dell’ignoranza grillina e analizzassimo questi singoli spunti di riflessione, forse il dibattito politico sarebbe leggermente più concreto e meno macchiettistico.
(di Antonio Pellegrino)