L'ingerenza francese minaccia la nostra sovranità

L’ingerenza francese minaccia la nostra sovranità

La Francia è quel Paese che ha approfittato della nostra strutturale fragilità economica in questo decennio per assumere la leadership del nostro mercato bancario.

Con la fusione (ancora in fase di negoziazione) di Unicredit con Société Générale, avendo già il possesso di Bnl-BNP Paribas e Crédit Agricole – rispettivamente settimo e decimo player – controllerebbe uno stock di nostro debito pubblico pari a 600 miliardi di euro tra Bot e BTP. Più di quello in portafoglio alla Banca d’Italia (353,7 miliardi di €).

Letteralmente un cappio al collo a qualsivoglia velleità di riacquistare una sovranità politico-monetaria propria. Ogni tentativo verrebbe stroncato con crisi dello spread studiate a tavolino, mediante la vendita dei titoli citati poc’anzi. Anche la scalata ostile in Telecom via Vivendi ha seguito, bene o male, lo stesso schema: tramite il controllo di infrastrutture statali strategiche per la comunicazione, nell’era di internet e dei cyber attacchi, ha automaticamente accesso a dati sensibili ed informazioni sugli interessi e la sicurezza nazionali.

Una ingerenza negli affari interni in piena regola che, oltretutto, ha rappresentato un boomerang economico ed occupazionale: 7500 licenziamenti nel solo gennaio 2018. Occorre farsene una ragione: a Parigi non sono fratelli. Non sono cugini. Sono canaglie, acerrimi nemici. Ben venga la crisi diplomatica, se fa rima con dignità.

(di Davide Pellegrino)

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