Lavoro è dignità: dalla parte dei pastori sardi

Lavoro è dignità: dalla parte dei pastori sardi

Porto Torres, le statali di Cagliari e Nuoro, Olzai, Sanluri. Le strade si tingono di bianco, gli allevatori e i pastori della Sardegna fermano i camion, rovesciano il latte sul nero asfalto, gettano a terra carne di pessima qualità proveniente dalla Francia.

Il “popolo bue”, quello deriso dalle élites italiane ed europee, lo stesso che ha votato favorevolmente alla Brexit, il medesimo che probabilmente ha dato impulso alla crescita del cosiddetto spregiativamente ‘populismo’, dimostra ancora una volta e senza discontinuità la sua coscienza di classe, questa sì, senza confini.

Gente di montagna e di pietre, di mare cristallino e di maestrale, forte, gentile, testarda, isolana. Non sono molli cittadini, sono rinforzati dalla fresca salsedine dell’isola più bella del Mediterraneo, e sanno bene che sessanta centesimi per ogni litro di latte sono un affronto alla dignità di tutto il sistema produttivo, a partire dall’animale per arrivare al produttore di formaggio. In barba alle regole europee, in barba a quelle del mercato, in barba ai vari open minded del Continente.

Chiedono giustizia, lavoro di qualità e riconoscimento, diritti sociali. Forse molti non hanno una laurea, ma sanno stare al mondo meglio di chiunque laureato. Alcuni preferiscono sprecare il latte che venderlo agli strozzini, che fissano prezzi più bassi di quelli di produzione, tanto c’è il latte d’Oltralpe, più economico ma di minor qualità. Loro lavorano e producono, e giustamente pretendono. L’esatto contrario dei manifestanti violenti di Torino, che incendiano, vandalizzano e sporcano se viene chiuso il loro centro sociale occupato, dove giocano a fare gli anarchici con i soldi e le utenze degli altri, dei contribuenti.

L’Italia può solo che provare orgoglio per questi suoi cittadini, presenti, attivi, consapevoli della propria identità. Davanti al mercato, alla mano invisibile, all’Ue, nonché a coloro che continuano a snobbare i risultati di un voto che non premia i loro beniamini, si può solo che gridare: “Viva il suffragio universale, viva i pastori della Sardegna, viva il popolo bue!”.

(di Alessandro Carocci)

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