Anche quando possono avere ragione, la superficialità degli immigrazionisti li conduce dalla parte del torto. Diremmo anche la loro insensibilità e la totale noncuranza/odio verso gli italiani, per essere più chiari e diretti.
Al Festival di Sanremo, criticabile quanto si vuole musicalmente parlando, la vittoria viene data a Mahmood, cantante sardo di madre italiana e padre egiziano. Qualcuno sui social sbotta gridando alla vittoria del musulmano, addirittura chiamandolo “Maometto”, evidentemente cannando, dal momento che il ragazzo non solo è nato, ma a norma è assolutamente italiano.
OPEN, ormai faro assoluto della propaganda immigrazionista, lancia il suo solito articolo di “debunking”. “Ecco le fesserie intolleranti proferite dai difensori della razza italica”, è la sintesi della denuncia, proferita con fare sicuro e intellettualoide.
A prescindere dal fatto che nessuno tra i critici parla di “razza italica”, la strategia è sempre la stessa. Prendere un elemento del tutto superficiale – incontestabile, ma non è quello il punto – e non soffermarsi mai sul problema generale, sulle ragioni sociali.
Alessandro Mahmood è italiano regolarissimo, ma nessuno in OPEN sembra accorgersi che la preoccupazione della gente si gioca sui grandi numeri. La domanda è molto netta e semplice: cosa ci si può aspettare socialmente dal cittadino medio, dopo che esso vede entrare più di 700mila clandestini sul proprio territorio in meno di 8 anni? Che tipo di reazione istintiva può maturare vedendo che la classe dirigente del proprio Paese si impegna in ogni modo – anche promuovendo iniziative a dir poco ridicole, come lo “sciopero della fame a staffetta” dei deputati PD – per semplificargli l’accesso alla cittadinanza?
Cosa potrà mai pensare abituandosi ad osservare decine di clandestini bivaccare nelle piazze sotto casa propria? E di conseguenza, come potrà mai reagire nell’ascoltare o nel leggere un nome straniero di provenienza subsahariana o nordafricana (come in questo caso)?
È davvero così assurdo pensare che inizi a guardare con sospetto ogni tipo di situazione simile?
Ovviamente nessuno degli immigrazionisti si pone il problema sociale, preferendo attaccare in superficie per giustificare ancora il fenomeno.
E nessuno comprende che se non esistesse l’immigrazione di massa nessuno sentirebbe l’esigenza di scrivere in modo sospettoso su Mahmood, come già praticamente nessuno ebbe a ridire su Fiona May (primo esempio che mi viene in mente) 25 anni fa…
Perché l’immigrazione è un male assoluto anzitutto verso coloro che vivono qui con ogni diritto, sebbene di origine straniera. Ma la colpa non è dei cittadini, bensì delle èlite culturali ed economiche criminali che la promuovono e la difendono.
(di Stelio Fergola)