Nel Medio Oriente vive una categoria della Geopolitica completamente scomparsa nel dibattito occidentale, quella del Sacro. Non stiamo parlando unicamente del Katechon, la forza frenante di Karl Schmitt e Aleksander Dugin, ma di un vero e proprio ritorno rampante del Sacro nella vita di tutti i giorni.
La scomparsa del sacro
Per gli osservatori occidentali il sacro è un qualcosa di misterioso e sconosciuto. Dopotutto cosa possiamo aspettarci da analisti e studiosi impregnati di materialismo, storico e non, di economia e di valori terreni ed edonistici.
Gli studi di geopolitica vertono ormai unicamente su questa o quella pipie line, su oleodotti, pozzi di petrolio, banca, finanza, moneta e materie prime. Eppure v’è qualcosa che manca, un vero stimolo, una vera forza ispirante che faccia muovere centinaia di migliaia di persone a combattere per una causa. Uno schieramento e non l’altro. Non tutti infatti sono mossi solo dal denaro.
Possiamo dire, come ha affermato più volte Claudio Mutti, che il XX secolo è stato segnato dal riaffiorare del Sacro nella politica mondiale. Esempio più fulgido è la Rivoluzione Iraniana del 1970. La nascita della Repubblica Islamica dell’Iran è stato un chiaro segno di come la religione, il sacro, la verticalità, avessero ancora il loro ruolo in questo mondo. Eppure in Occidente non se ne sono accorti.
I nostri “esperti” hanno utilizzato solo chiare categorie marxiste: povertà, scontro fra classi, occidentalizzazione ecc. Sicuramente nell’alveo della gloriosa rivoluzione iraniana queste categorie hanno avuto il loro peso. Ma non tanto quanto la chiamata degli imama, il vero e sincero sentore religioso degli Iraniani che sono scesi in piazza a protestare e combattere per la verità. I nostri analisti non hanno colto il vero centro del discorso. E questo discorso ruota intorno a Dio. Questo sconosciuto…
Lo stesso succede con le migliaia di volontari sciiti che dall’Iran e dal Libano sono andati a combattere in Siria per Assad: sono richiamati a combattere per difendere luoghi santi all’Islam sciita come la tomba di Dheinan nel quartiere sciita di Damasco. L’Isis, wahabita salafita vuole distruggere ogni tomba poiché le ritiene luoghi di culto politeisti, dei feticci. Ecco che quando i combattetnti del Daesh si stavano avvicinando a queste tombe c’è stata la chiamata nel mondo sciita per la difesa di questi luoghi santi. La brigata sciita internazionale si chiama infatti “difensori di Dhneinam”.
Se non capiamo la dimensione del sacro nella storia non capiremo le motivazioni di tanti eventi contemporanei. Il sacro non è infatti estraneo a miliardi di persone, anzi ne motiva le azioni e le decisioni più profonde.
(di Marco Franzoni)