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M5S e Di Maio, una riflessione sulla possibile scissione

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Il M5S, con Luigi Di Maio in testa, potrebbero essere a un passo da una scissione mai annunciata, ma che in molti respirano sin dalla formazione del cosiddetto governo giallo-rosso. Le indiscrezioni giornalistiche attribuiscono al capo politico addirittura una frase netta: “Il futuro è il sovranismo”. Difficile credere, in caso di veridicità, che le parole siano state esattamente queste. Che da sponde grilline la cosa sarebbe stata smentita, poi, era ampiamente prevedibile.

Ma è indubbio che Di Maio stesso non abbia mai nascosto una palese ostilità all’accordo col PD nelle settimane precedenti alla formazione dell’esecutivo, come è indubbio che le sue posizioni su certe tematiche siano state sempre abbastanza nette.

M5S: le fazioni in campo

Nel M5S le fazioni sono due: la prima è vicina a Di Maio, Di Battista e Gianluigi Paragone, e si allontana dalle suggestioni maggiormente europeiste e globaliste “in salsa Partito Democratico”. La seconda è prossima alla linea di Roberto Fico e dello stesso Beppe Grillo: europeismo, immigrazionismo, globalismo e chi più ne ha più ne metta.

Che esistessero due anime nel movimento era chiaro dalla sua fondazione, con la formazione del governo gialloverde i contorni si erano fatti più nitidi. Di Maio non ha mai nascosto la sua ostilità all’annullamento dei decreti sicurezza bis voluti da Salvini, alla politica dei porti aperti, alla cancellazione di Quota 100 e allo stesso ius soli/ius culturae, per citare alcune delle maggiori proposte fatte dal Partito Democratico in questi due mesi.

M5S: perché Di Maio potrebbe avere ragione

La storia del M5s è quella di un movimento, tramutatosi in partito, vestito dell’abito anti-sistema dalle origini ma ben presto sceso a patti con il sistema stesso: un processo culminato nella formazione del governo con il PD prima e nell’alleanza elettorale con il partito del Nazareno per le consultazioni regionali in Umbria lo scorso ottobre. La batosta subita, così come il costante calo di consensi dei grillini nel Paese, testimoniano un mal di pancia che va in direzioni non sempre coerenti con le scelte dirigenziali e con lo stesso voto che, sulla piattaforma Rosseau, espresse quel “sì” schiacciante alla nascita del gabinetto giallo-rosso.

La stessa piattaforma che proprio l’altro ieri si è espressa chiaramente in senso contrario a Di Maio, che aveva auspicato una “pausa elettorale” sia in Emilia che in Calabria in vista dei cosiddetti “Stati generali” previsti per la primavera.

Il futuro dei grillini è segnato

Comunque vada, il Movimento 5 Stelle è destinato ad estinguersi. L’unica strada che potrebbe “evitarlo” è una scissione: magari promossa proprio da chi, come Di Maio e Di Battisa, hanno ancora minimamente nelle corde la natura anti-sistemica di un partito che ha recentemente deciso di trattare proprio con le formazioni politiche che rappresentano il potere costituito.

Il problema, semmai, starebbe nel vedere quanto consenso potrebbe riscuotere un Movimento 5 Stelle “sovranista” rispetto alla sua controparte “globalista” considerata l’estrema confusione dell’elettorato, ufficialmente contrario alla vecchia politica ma anche educato dalla nascita allo spauracchio del fascismo e delle destre da combattere, non comprendendo quanto la battaglia attuale sia proprio da indirizzarsi contro quella sinistra che li ha formati dalla culla ma che rappresenta, da sempre, il potere costituito.

(di Stelio Fergola)

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