Attacco chimico di Assad a Douma: una talpa sbugiarda l'Opac?

Attacco chimico di Assad a Douma: una talpa sbugiarda l’Opac?

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

Il 7 aprile 2018 un presunto attacco chimico a Douma da parte delle forze di Assad scatenò la reazione delle cancellerie occidentali che iniziarono una serie di bombardamenti contro la Siria con lo scopo di distruggere “l’arsenale chimico” di Damasco.

Attacco chimico a Douma: i dubbi

Ebbene, i dubbi sollevati da più parti, ma mai da gran parte della stampa mainstream delle bocche tappate, potrebbero trovare oggi conferma.

Come riporta infatti l’agenzia Nova “testimonianze e fonti dell’Organizzazione per il divieto delle armi chimiche (Opac), raccolte da un panel di audizione la scorsa settimana rivelano la presenza di prove che metterebbero in dubbio l’integrità dell’Opac in relazione all’uso di armi chimiche nell’attacco di Duma”.

Indagini su Douma: le rivelazioni della “talpa”

Ci sarebbe dunque una talpa, interna all’Opac, che avrebbe mostrato documenti e mail interne che testimonierebbero “pratiche inaccettabili durante l’indagine sul presunto attacco chimico a Douma”. Ad ascoltare le rivelazioni un gruppo di esperti riunitisi a Bruxelles lo scorso 15 ottobre.

Repubblica ne rivela la composizione: “Il gruppo di esperti e attivisti include l’ex direttore generale dell’Opac, José Bustani; l’accademico Richard Falk, professore emerito di legge internazionale a Princeton; l’attuale direttore di WikiLeaks, il giornalista islandese Kristinn Hrafnsson; Helmut Lohrer, che è uno dei dirigenti dell’organizzazione internazionale International Physicians for the Prevention of Nuclear War; il professore Guenter Meyer, dell’università tedesca Johannes Gutenberg di Mainz; Elizabeth Murray, ex analista dell’intelligence per il Medio Oriente presso il National Intelligence Council di Washington, e infine l’ex capo delle forze speciali inglesi, John Taylor Holmes.”

Proprio l’uomo più noto tra questi, José Bustani, si è prestato a dichiarazioni molto forti. “Le prove evidenti di un comportamento irregolare nelle indagini dell’Opac su un presunto attacco chimico a Duma confermano i dubbi e i sospetti che già avevo (…) Non riuscivo a capire quello che leggevo sulla stampa internazionale. Perfino i rapporti ufficiali sulle indagini sembravano incoerenti, nella migliore delle ipotesi. (…) Adesso il quadro è più chiaro sicuramente, anche se molto inquietante

L’editore di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, che ha preso parte alla riunione, ha dichiarato a Repubblica: “Al nostro gruppo di esperti sono state presentate prove che gettano dubbi sull’integrità dell’Opac. Sebbene il whistleblower non sia pronto a rivelare la propria identità e a presentare i documenti al pubblico, WikiLeaks ritiene che sia assolutamente nell’interesse dell’opinione pubblica mostrare tutti i materiali raccolti dalla missione di fact-finding dell’Opac a Douma e tutti i report scientifici dell’indagine. Noi invitiamo chi ha accesso ad essi all’interno dell’Opac a inviarli in modo sicuro a WikiLeaks attraverso la nostra piattaforma”. 

Ombre sull’Opac

Tante le ombre che si stanno addensando dunque su un episodio sembrato già dal primo momento molto sospetto. Dubbi che, se confermati, potrebbero essere una vera e propria tomba per la credibilità di un’organizzazione internazionale che appena nel 2013 si era vista consegnare nientemeno che il Nobel per la Pace.

(La Redazione)

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Covid: il “rischio zero”, ovvero la nuova età (fallace) dello spirito
Più volte, nel corso dell’ultimo anno di Covid, il rischio [...]
E adesso chiedete scusa a Trump
Si dovrebbe chiedere scusa a Donald Trump. Con un po' [...]
Addio a Donatella Raffai, storica conduttrice di “Chi l’ha visto?”
È morta oggi la storica conduttrice di Chi l'ha visto?, [...]
Hoara Borselli e “la penna” (in mancanza di contenuti)
Se a sinistra c’è chi pensa di poter “ricostruire un’egemonia [...]
oltre-logo

Iscriviti al nostro Canale Telegram

Non perdere le notizie veramente importanti. In un contesto di disinformazione, oscuramento della libertà di espressione da parte dei mass media, è importante avere canali alternativi di informazione.