La Ruota della Fortuna, o Fortunae Rota, nella tradizione cristiana europea simboleggiava la natura capricciosa del Fato e del Destino.
La simbologia della Ruota è chiara, essa deriva dall’antica sapienza Indiana e Mediterranea ed è una rappresentazione non solo del Destino, ma anche della Ruota Solare e del ciclo delle stagioni. L’origine del termine Ruota della Fortuna deriva dallo Zodiaco e dallo studio dei pianeti e del Cosmo. Inizialmente di origine Babilonese, questa metafora fu sviluppata dai sapienti greci e latini.
La somiglianza fra la Ruota della Fortuna e il Bhavacakra, Ruota dell’Esistenza indiana è sorprendente. Questa però è una rappresentazione dei diversi principi alla base del Buddhismo. La grande differenza con la Ruota della Sorte greco-romana è che quella indiana è tendenzialmente in due dimensioni, mentre i latini e i greci la percepivano come tredimensionale. La sfera, ovvero il Cosmo, la perfezione e l’Ordine divino.
L’idea di una ruota della fortuna che fa letteralmente “girare” la sorte di ogni mortale si impresse bene nel sapere comune romano. Così bene che il suo eccessivo utilizzo da parte di retori, politici e intellettuali venne ridicolizzato da Tacito nel suo Dialogus de Oratoribus.
Fortunae rota
La Ruota dell Fortuna entrò quindi pienamente nel mondo cristiano e, una volta caduto l’Impero Romano, sopravvisse fra monaci, sapienti e letterati. Così Boezio, il grande filosofo della corte di Teodorico il Grande re d’Italia, ne parla nella sua meravigliosa opera “La consolazione della filosofia“.
Che cosa è dunque quella, o Boezio, la quale t’ha in tristezza sbattuto, e a sì gran pianto? Io per me penso che tu abbi alcuna cosa veduto nuova e indisusata. Se tu stimi che la fortuna si sia verso te mutata, tu l’erri. Questi son sempre stati i costumi suoi, così è fatta la natura di lei; anzi ha ella, rivolgendotisi, mantenuto più tosto la sua costanza, che è proprio di mutarsi: cotale era ella quando t’accarezzava; cotale quando con zimbelli e allettamenti di non vera felicità ti si girava d’intorno, sollazzandoti.
Boezio, De consolatione Philosophiae, Libro II.
Nella sua opera Boezio si lamenta delle sventure che ha subito nel corso della vita, non ultima la prigionia e la condanna a morte che pende sul suo collo mentre scrive. L’autore, che ha trovato nella Filosofia la consolazione ultima, parla della Fortuna, che è solita girare la sua ruota e prenderti domani quello che ti ha donato ieri. La Ruota della Fortuna, ovvero il fato, è infatti volubile, o meglio siamo noi a ritenerlo tale. Il sapiente, come il buon cristiano, sa infatti che la Provvidenza opera solo per il meglio, e dunque non si lagna della ricchezza o della povertà, poiché l’una e l’altra sono stati temporanei dell’essere.
Più importante è occuparsi della salvezza della propria Anima. Da Boezio in poi la metafora della Ruota della Fortuna venne utilizzata a piene mani nel corso del Medioevo. La Ruota venne usata come allegoria della vita e, piuttosto che concentrarsi sul lato “benevolo”, i sapienti medievali sottolinearono l’aspetto tragico. Bisogna essere sempre pronti di fronte alle difficoltà della vita, sia il potente che il debole, il ricco ed il povero, il vincitore e lo sconfitto subiranno infatti vittorie e rovesci: bisogna essere pronti ad accettarli senza darvi troppo peso.
Il significato della ruota della fortuna nel medioevo
Il successo della ruota sta anche nella sua grande applicabilità. La ruota della fortuna è infatti un mezzo estremamente semplice e d’impatto per raccontare la storia di ognuno di noi. Tutti infatti vivono nella continua alternanza di vittorie e sconfitte, l’importante è come le affrontiamo.
Nelle rappresentazioni medievali la ruota della fortuna molto spesso rappresenta gli inconvenienti dei potenti. È il famoso “Regnabo, Regno, Regnavi, Sum sine regno“, cioè “Regnerò, regno, regnavo, sono senza regno”. Come nel ciclo della ruota solare, in questo movimento dalla negatività alla positività e viceversa, possiamo intravedere quattro distinte fasi. Così come l’alba precede mezzogiorno, il tramonto la mezzanotte, il principe all’alba sa che regnerà, quindi regna (mezzogiorno, l’acme), poi con il tramonto perde il regno ed infine sarà “senza regno” la mezzanotte.
Ogni civiltà della Terra ha avuto a che fare con la rappresentazione della ruota solare e quindi della ciclicità. Uno di questi simboli è la tanto famosa svastica. Simbolo ario orientale ed indiano, essa tendenzialmente rappresentava il sole ma venne utilizzata anche come segno del costante divenire.
La simbologia della ruota della fortuna nei Tarocchi
La menzione della Ruota la si trova anche nel famoso corpus di testi medievali noto come Carmina Burana. Una di queste poesie è stata musicata ed è una canzone molto famosa, entrata nell’immaginario popolare grazie anche a diversi film.
«O Fortuna,
velut Luna
statu variabilis,
semper crescis
aut decrescis»«O Sorte,
come la Luna
mutevole,
sempre cresci
o decresci»
Nei tarocchi la Ruota della fortuna è l’arcano numero X, una carta molto emblematica e piena di significato. Di solito essa è rappresentata come una ruota a raggiera con delle figure mitologiche, di solito d’ispirazione egiziana, che ne fanno da padrone e seguono il movimento. In cima troviamo la Sfinge alata, che domina la ruota nella stessa posizione del re.
La carta della ruota della fortuna è estremamente interessante anche per il suo nome. Se infatti i tarocchi erano conosciuti come T-A-R-O nel medioevo, l’anagramma di questa parola è O-R-A-T, cioè parlare, pregare, attività tipica dei sapienti, dei cristiani e quindi degli uomini. Ma T-A-R-O può essere scomposto anche in un’altra parola: R-O-T-A, cioè ruota. La ruota della fortuna nei Tarocchi assume dunque un plurimi significati, fedele alla sua natura di fissità mutevole.
La ruota della fortuna nell’immaginario moderno
Oggigiorno, se parlate a chiunque della Ruota della Fortuna, l’immagine va istantaneamente a Mike Buongiorno. Esatto, non un ingobbito amanuense medievale o un dotto dell’antica Roma, né ad un codice miniato del monastero di Cassino, bensì alla Ruota della Fortuna, programma TV andato in onda a più riprese fra 1987 e 2003. Il format era quello del tipico quiz della televisione italiana, con in più il dubbio dato dalla famosa azione “Gira la Ruota!“.
In questo caso infatti veniva fatta girare una ruota con su diversi premi o perdite che avrebbero influenzato notevolmente il montepremi finale. Ritrasmesso in Televisione dal 2007 al 2009 con Enrico Papi come conduttore, il Quiz rimane però strettamente legato alla figura del “buon Mike” della televisione italiana.
La ruota gira, e saremo tutti a fasi alterne vittoriosi e perdenti.
(di Fausto Andrea Marconi)