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Sardine, tutta l’ipocrisia di un movimento senza idee

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Oggi parliamo della moda del momento, le Sardine: poteva avere “successo” un movimento senza uno straccio di idea che protesta contro un leader politico che sta all’opposizione in difesa di uno status quo e di un’élite che sta al potere da sempre e in una regione governata dalla solita cerchia di persone? Sì, se hai tutti i giornaloni e tv dalla tua parte, puoi tranquillamente fingere che le Sardine siano apolitiche, apartitiche e che non abbiano nulla a che fare con il Partito democratico, che siano una creatura spontanea, nata dal basso. Dalla rete, dai gggiovani trentenni laureati, così impegnati – ma non troppo – preparati e intelligenti. Insomma, la meglio gioventù, contro quei rozzi e un po’ bifolchi delle periferie che votano sovranista.

Subito esaltati dai media, i suoi «leader», sono già ospiti fissi in tutti i talk show pomeridiani. Per i giornaloni e i media progressisti, infatti, il «populismo» è sempre quello degli altri. Quando si presenta dal nulla un sedicente movimento che presenta tutte le caratteristiche ascrivibili al «populismo» – manicheismo ideologico, settarismo, appello all’emotività – diventa improvvisamente «società civile». La verità è che il Movimento delle Sardine altro non è che un abile stratagemma per portare consensi a un Partito democratico in grande difficoltà.

Sardine, la solita sinistra: sempre contro il nemico di turno

Le Sardine sono una novità? Ma mi faccia il piacere, direbbe qualcuno. Come ho scritto su Il Giornale: per la sinistra l’era della politica movimentista non è mai finita: dai girotondi di Nanni Moretti al Popolo viola passando per il movimento femminista Se non ora quando, il filo conduttore è manifestare sempre contro qualcosa o qualcuno, che sia Silvio Berlusconi o Matteo Salvini poco importa, facendo largo uso di una retorica tipicamente “populista” che ai giornaloni di sinistra evidentemente sfugge.

Nessun tema, nessuna idea, nulla di nulla: l’unico obiettivo è scendere in piazza contro Matteo Salvini. Che è all’opposizione. In una regione – Emilia-Romagna – governata da un’oligarchia che fa capo al Partito democratico. Sì, perché in Emilia, il “partito” ha i suoi tentacoli ovunque. Nelle cooperative, nelle istituzioni, nei giornali, ovunque ovunque. E loro, le rivoluzionarie Sardine, vogliono difendere quel sistema con i denti.

Gratta la Sardina, trovi il piddino

Come appurato da IlGiornale.it, sui social, gli organizzatori del movimento non fanno mistero della loro affinità politico-ideologica con il Partito democratico. In un post del 7 settembre scorso, per esempio, Mattia Santori, promotore delle Sardine – insieme a Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea garreffa – mostra un spensierato apprezzamento per l’operato del segretario dem Nicola Zingaretti, pur non essendo iscritto al partito, definendo peraltro dei “pagliacci” gli avversari: “17 giorni per fare un governo (contro i 90 del governo del cambiamento); spread a 148 (contro i 320 dei pagliacci che proponevano Savona all’economia); un ministro dell’Interno che non usa i social network; all’economia un politico dopo 8 anni di tecnici; Salvini che da gradasso diventa lo zimbello d’Italia; centrosinistra unito da Renzi a Bersani (o meglio, da Grillo a Bersani). questo Zingaretti non se la cava malaccio…”. Nei commenti, in risposta a chi storceva il naso verso il segretario dem, pubblica poi un articolo de Il Manifesto dal titolo eloquente: “Prima o poi dovremo fare l’elogio di Zingaretti”.

In un altro post del 7 agosto, il leader delle Sardine prende le difese dell’ex premier Romano Prodi e rivendica il buon governo del Partito democratico in Emilia: “Ve lo dico ora che l’Emilia Romagna è tra le regioni meglio amministrate d’Europa, che Bologna è ancora la patria dell’integrazione e della cultura. Ve lo dico ora in tempi non sospetti: il nemico che ci troviamo di fronte è forte, è ricco, senza scrupoli e soprattutto gioca sporco. Ricordiamocelo ogni volta che troviamo il pelo nell’uovo, che giochiamo a fare i radical chic della “sinistra è un’altra roba”, o che ci uniamo ai cori contro il PD o contro i centri sociali diventando parte di quella retorica costruita ad hoc da chi vuole pulirsi il culo con i nostri valori”. Il 2 agosto 2018 condivide addirittura un post del presidente piddino Stefano Bonaccini che parla dell’Emilia Romagna come “locomotiva del Paese”. E non meno schierata e di parte è la giovane Samar Zaoui, leader delle “sardine” modenesi, vicina a La sinistra.

Mattia Santori nella redazione del giornale fondato da Prodi

La Verità ha scovato un altro elemento che lega Santori alla galassia progressista e democratica. Quest’ultimo, infatti, fa parte della redazione della rivista Energia (www.rivistaenergia.it) co-fondata nel 1980 da Romano Prodi e diretta dall’ex ministro del governo Dini Alberto Clò. Professore Ordinario di Economia Applicata, presso Università degli Studi di Bologna, è stato nel cda di diverse società – tra le quali Eni, Finmeccanica, Italcementi, Iren e ASM Brescia, Atlantia, Snam – e, come ricorda La Verità, è l’uomo che, nel 1978, ospitò la famigerata seduta spiritica del “piattino” per ritrovare Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse. Seduta – molto discussa – a cui parteciparono Romano Prodi e Mario Baldassarri. Insieme a Prodi, garante della rivista per cui lavora Santori è l’ex giudice costituzionale Sabino Cassese, che nel 2013 il Pd voleva proporre come presidente della Repubblica.

 

 

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