Giuseppe Conte

Conte fa l’europeista: il suo discorso è “da brividi” [VIDEO]

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Matteo Brandi commenta su Youtube il discorso del premier Giuseppe Conte. «Ho finito di ascoltare il discorso di Giuseppe Conte al Senato e devo dire che leggendo gli articoli, commenti e post usciti subito dopo devo dire che sono parecchio preoccupato. A quanto pare a una considerevole porzione considerevole dell’opinione pubblica italiana non interessa la sostanza interessa molto di più ma la forma».

«Queste persone, invece di concentrarsi su quelle che sono state le vere parole, i concetti espressi da Conte in Senato, si sono lasciate conquistare dall’aplomb, dallo stile, di Giuseppe Conte, sicuramente impeccabile, ma dietro quello stile c’è una quantità di schifezze, di pura merda, che è uscita dalla bocca di Conte oggi che ha scatenato l’applauso non solo dei grillini ma anche – non a caso – dei sostenitori del Partito democratico. È stato un discorso da brividi, ma non nel senso positivo del termine, brividi di sconcerto, di inquietudine».

Conte, un discorso imbarazzante

Come sottolinea Brandi: «Conte ha dato vita a un  monologo che avrebbe potuto essere scritto da Scalfari di Repubblica. Una serie di frasi e parole dette da Marattin qualsiasi o da un Fiano, veramente imbarazzante». Sull’Unione europea, «Conte ha dimostrato di pensarla esattamente come il Partito democratico» le «stesse boiate che si sentono nei talk show vicini al Partito democratico».

Durante il suo discorso, Giuseppe Conte ha invocato il rilancio del progetto europeo: «Anche sull’Europa occorre un rinnovato slancio di responsabilità. Gli ideali che avevano nutrito le fasi iniziali del progetto di integrazione stanno via via perdendo la propria forza propulsiva e il comune edificio europeo sta attraversando una fase particolarmente critica. A questa crisi non si può certamente rispondere con un europeismo che in più occasioni ho definito fideistico, ma nemmeno si può opporre uno scetticismo disgregatore, volto a compromettere le conquiste raggiunte in sessant’anni, semmai invocando il ritorno a sovranità nazionali chiuse e conflittuali, con sterili ripiegamenti identitari. Occorre invece rilanciare, lavorare per rilanciare il progetto europeo, restituendo ad esso piena capacità attrattiva». 

(La Redazione)

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