Non muore mai il PD, per lo meno non muore mai quell’eredità di elettorato post-PCI e tutti i suoi vari scissionismi (RF, CI, SEL, SI, LeU) palesatisi negli ultimi anni. Questo dicono gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani. Rimonta ormai compiuta sul M5S, il crollo del 18% sembra un lontano ricordo.
C’è sempre quello scoglio, quel minimo storico del 16% che, come PDS, gli ex-comunisti avevano già raggiunto nel 1994, allo scontro con Berlusconi.
Chi esultava il 4 marzo 2018 lo faceva senza cognizione, e lo scrissi senza troppi complimenti. Il “post-PCI” è un impero. Fortissimo, solidissimo, inossidabile. Un impero di elettori e mezzi di comunicazione “affiliati” (non importa quanto ufficialmente o meno) che non riesce nemmeno impegnandosi con tutte le proprie forze a riscuotere un consenso inferiore al 16%. 20% se consideriamo gli scissionisti vari.
Sono indistruttibili. E prepariamoci anche all’insospettabile, ovvero un risultato di tutto rispetto alle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Considerate le difficoltà dei 5 stelle a tenere in piedi le percentuali delle amministrative, e considerato il folto gruppo di votanti che condividono una tradizione “di sinistra”, è un’ipotesi tutt’altro che scartabile.
(di Stelio Fergola)