Riflessioni sull'origine del patriarcato e questione femminista

Riflessioni sull’origine del patriarcato e questione femminista

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Il Patriarcato è un sistema sociale in cui gli uomini hanno il potere politico, morale e sociale, nonché il controllo della proprietà privata. Rappresenta per il femminismo militante la sovrastruttura da abbattere.

Agricoltura e nascita del patriarcato

 

Engels fa risalire la nascita del patriarcato a quella della proprietà privata in un contesto in cui la donna è relegata ai compiti domestici. Forse è proprio qui che va rintracciata la parentela fra femminismo e marxismo (degenerato).

La tesi, per certi versi paradossale che si vuole sostenere in queste righe è la nascita della società “Patriarcale” per mezzo della donna stessa. Il tutto volendo considerare come reali due ipotesi: l’esistenza stessa della società intesa come patriarcale e l’agricoltura come invenzione “femminile”. Infatti la storia dell’origine dell’ agricoltura s’intreccia con il tema del “patriarcato”. Gli studiosi sono divisi nel vedere l’agricoltura come quel “grande balzo in avanti” compiuto dall’uomo, o come causa scatenante di conflitti e sopraffazioni.

Yuval Harari l’ha definita nel suo primo volume “Sapiens. Da animali a déi”, trilogia divenuta best-seller, come la più grande impostura della storia. Secondo alcuni storici l’agricoltura fu una scoperta delle donne che avevano il compito di dedicarsi alla raccolta dei vegetali. Durante il Neolitico raccogliendo oltre i frutti anche grano, orzo ecc., notarono che da alcuni semi caduti per caso a terra erano nate delle piante. L’uomo occupato a cacciare la selvaggina era quasi sempre lontano da casa la donna con spirito di osservazione aveva occasione di osservare i fenomeni naturali della semina e di germinazione.

Lo sviluppo delle civiltà

Fu lo sviluppo dell’Agricoltura a dare un impulso alla nascita della civiltà. Soprattutto nel caso del continente euroasiatico, all’interno di una stessa fascia climatica in una direttiva est-ovest, diversamente per quanto avviene in un asse nord-sud da cui il ritardo storico dei popoli precoloniali di America e dell’Africa. Lo sviluppo dell’Agricoltura dalla Mezzaluna Fertile (sebbene ci siano stati diversi focolai della prima Rivoluzione Agricola risalente circa ad 11 mila anni fa) si fermò all’ Etiopia.

Secondo Mircea Eliade le conseguenze decisive per l’umanità non furono l’aumento della popolazione o la sovralimentazione. La lezione decisiva che l’agricoltura diede all’uomo fu piuttosto quella di vedere nella trasformazione dei cereali che perdono la loro forma sotto terra l’unità fondamentale della vita organica, la vita ritmica, la morte intesa come regressione.

Fino alla scoperta dell’Agricoltura c’erano sulla terra quasi 10 milioni di cacciatori-raccoglitori Nomadi. Nel primo secolo d.C ne restava appena un milione rispetto ai 250 milioni di Agricoltori sparsi nel mondo. I popoli di cacciatori e raccoglitori per necessità non si potevano costituire in famiglie, gerarchie. Paradossalmente vi era maggiore uguaglianza di genere.

Rispetto alle comuni attività di caccia, raccolta e pesca. quella agricola è una pratica che richiede un lavoro a cui non è legato un soddisfacimento immediato di ciò che si coltiva. È una modifica dell’ambiente anzitutto.
Lo sviluppo dell’Agricoltura, con l’interscambio fra le popolazioni europee ed asiatiche, generò le epidemie dovute alle malattie infettive L’agricoltura comportò la divisione del lavoro, la nascita della società organizzata in famiglie, delle città, della scrittura, delle religioni amministrate dai sacerdoti nonché la formazione degli Stati e la stratificazione sociale. In altre parole la creazione delle Elite.

Non risulta facile neanche parlare di agricoltura come un’invenzione piuttosto che una scoperta. Da questa “invenzione-scoperta” nacquero i primi popoli stanziali. Produsse un’esistenza più difficile e meno soddisfacente di quella dei cacciatori-raccoglitori. Perfino Il vecchio testamento narra del contrasto generatosi fra Società agricole e Nomadi.

Questi ultimi passavano il loro tempo correndo meno rischi di patire fame e malattie. L’abbondanza di cibo non corrispose una dieta migliore o una vita più comoda. La società agricola portò l’uomo ad essere ancor più violento di quanto non lo fosse precedentemente. La dipendenza dalla terra generò la dipendenza dell’uomo sull’uomo. Con i villaggi contadini e le concentrazioni in città si diffusero lebbra, colera, Vaiolo, morbillo.

Una scoperta femminile dà vita al patriarcato

 

Col tempo si generò una divisione tra i soggetti dediti al lavoro agricolo pastorale e altri dediti alla guerra, anche se tale divisione sarà molto più marcata con l’inizio del periodo feudale. Con l’agricoltura si svilupperà l’ozio, il tempo libero e quindi la nascita dell’arte in tutte le sue forme. Così anche la sessualità femminile divenne una merce a partire dallo scambio di donne come accordo nei conflitti fra popoli.

Considerare il nesso “nascita della società patriarcale quale conseguenza dell’invenzione dell’agricoltura ad opera della donna” potrebbe essere un punto di partenza per decostruire qualsivoglia teoria di genere, un’ideologia vera e propria che si ammanta di scientificità.

(di Emilio Bangalterra)

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