C’è il paese dei gilet gialli e quello delle sardine (che hanno per di più attirato gattini e pinguini, in un dibattito di fantascienza politica intrisa di zoologia e catena alimentare).
Non sono un partito, non sono un movimento, ma una piazza o forse solo una piazzata che non si sa come si evolverà. Ciò che si sa, è che è la prima volta nella Storia che lo status quo scende in piazza per protestare in difesa del suo status.
Sardine al profumo di marketing
Protestano contro il nemico oppressore che, però, è all’opposizione sia al governo sia in Regione. È un po’ come se Maria Antonietta fosse scesa in piazza per protestate contro il Terzo Stato per rivendicare il marito – che tuttavia era il Re Sole regnante.
Almeno quelli del Vaffa protestavano per rovesciare qualche casta. E almeno avevano la pretesa di essere un soggetto nuovo. Qui le sardine, i portavoce dei prodotti ittici economici, si definiscono da una parte apolitici ma dall’altra non vogliono assolutamente – lo rimarcano bene in più uscite – erodere i voti al candidato emiliano Bonaccini, che spalleggiano tradendosi. Sia chiaro, si formi una nuova piazza ma si voti nella solita direzione. Perché ancor più chiaro è che se fosse stato il PD a convocare la piazza nessuno ci sarebbe andato, vista la credibilità tra ideali e fatti conquistata negli ultimi anni (e in Emilia, poi). Insomma: le sardine profumano di un’ottima operazione di marketing per vendere il solito prodotto.
Sardine: stezza piazza stesso mare
Sinceramente non capiamo neanche lo stupore di molti per le piazze gremite. Ci sembra chiaro – e per fortuna – che in un paese con 60 milioni di abitanti non tutti la pensino in modo identico ad un unico partito. E se quel partito domina la scena, è normale che si alimenti una reazione del disaccordo altrettanto forte. Ma lo sapevamo già che gli anti-Salvini fossero un numero discreto. Si erano già contati – sempre in maniera apolitica senza bandiere – qualche anno fa, dandosi appuntamento in piazza per protestare contro il Decreto sicurezza: non erano sardine, ma il popolo dei “Porti aperti e del restiamo umani”. Già allora riempivano molte piazze e molti di allora penso che oggi facciano parte del banco di pesce azzurro. Dunque: questo è sì un flash mob ma un flash mob revival.
Salvini gongola
L’errore commesso dalle sardine è la pretesa di imbavagliare sempre “l’altro diverso da te”. «Le piazze le occupiamo noi, non c’è posto per voi», oppure, «non avete il diritto di avere chi vi stia a sentire». In altre parole, la superiorità morale.
Bisognerebbe protestare per dire ciò che uno è ma non sempre e solo per negare chi è l’altro. Altrimenti non si farà altro che alimentare quella narrazione che Salvini si gioca benissimo nei suoi comizi, cioè quella di essere imbavagliato da tutti: dalla satira, dai salotti e dalle piazze. Imbavagliato dai poteri forti che lo vogliono far tacere.
Così il popolo delle saracinesche chiuse per cessata attività e quello delle partite iva o quello che fa fatica ad arrivare a fine mese si immedesima nel Salvini “vittima come me” del sistema. Quel sistema di cui tanta politica non vede gli errori intenta a occuparsi di filosofia. Mentre Salvini, a prescindere dalle soluzioni che propone, lui i problemi della gente li sa raccontare bene, non li sorvola.
E la non connivenza al giogo in termini di voti paga. Salvini gongola perché certa generazione Erasmus che non ha mai compilato una dichiarazione dei redditi – ma che si sente così esperta di economia internazionale per i mojiti e le sangrie bevute in party all’estero – ha solo come minimo comune multiplo l’odio per Salvini. Come ieri il collante dei loro papà era Berlusconi…la storia si ripete, e non si impara mai dagli errori.
(di Gabriele Vallarino)