"Sovranità o barbarie", il saggio che sfida la sinistra

“Sovranità o barbarie”, il saggio che sfida la sinistra

La sinistra può essere sovranista? Il giornalista Thomas Fazi e l’economista australiano William Mitchell dicono di sì, e se non lo è più è oggi tempo che essa riporti la questione della sovranità economica al centro del proprio programma.
“Sovranità o barbarie. Il ritorno della questione nazionale”, edito da Meltemi, è il primo volume della nuova collana Visioni eretiche curata dal giornalista Carlo Formenti. Un saggio scorrevole e documentato in cui gli autori evidenziano come una sinistra sovranista non sarebbe un tradimento dei propri ideali, quanto un ritorno sui binari della Sinistra delle origini, la quale inquadrò proprio lo Stato sovrano come strumento con cui realizzare il benessere sociale per le classi popolari, e indicò il sovranazionalismo come espressione della grande finanza.
"Sovranità o barbarie", il saggio che sfida la sinistra
Partendo dal cosiddetto “Trentennio glorioso” in cui il mondo occidentale del secondo dopoguerra, seguendo le teorie economiche di John Maynard Keynes, vide una crescita senza pari, gli autori evidenziano come la fine degli accordi economici di Bretton Woods e l’idea che il diffondersi delle multinazionali stesse rendendo lo Stato impotente davanti alle nuove sfide economiche abbiano decretato la fine del keynesismo. Se molti vedono l’inizio delle teorie neoliberiste nelle politiche economiche del Cile di Pinochet, Fazi e Mitchell mostrano che in Europa, ad assumere il ruolo di “becchini” furono in primo luogo James Callaghan in Inghilterra e François Mitterrand in Francia: il primo liquidò la Sinistra radicale nel Labour, mentre il secondo svoltò abbandonando il programma socialista con cui fu inizialmente eletto.
È stata l’Italia, tuttavia, uno dei maggiori laboratori del neoliberismo europeo: la parabola discendente di sovranità, iniziata con l’adesione alla CECA e culminata con la rimozione di Silvio Berlusconi nel 2011, ha visto la piena collaborazione di una sinistra che, ormai abbandonato il sogno del comunismo, ha abbracciato appieno l’ideale europeista e il primato dell’economia sulla politica.
Un saggio per chi vuole rileggere la storia e mettere in discussione le proprie idee, ma anche e soprattutto una lettura obbligatoria, imprescindibile, per chiunque voglia attingere argomenti per una lotta a tutto tondo contro l’ideale europeista.
(di Federico Bezzi)

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