Montgomery, 11 giugno 2019. Kay Ivey firma la legge sulla castrazione chimica in Alabama. E’ la prima volta nella storia. I condannati per reati sessuali contro i minori di 13 anni avranno l’obbligo di essere sottoposti a proprie spese al trattamento un mese prima della loro scarcerazione. Tutto questo fino a che una corte non lo riterrà più necessario. “Il provvedimento è un passo avanti verso la protezione dei bambini in Alabama”, ha commentato la governatrice.
Sarà attraverso somministrazione di farmaci – in via endovenosa o orale – per inibire l’interesse sessuale e la normale attività degli organi genitali. Non sono mancate, ovviamente, le critiche da parte delle associazioni per i diritti umani. La castrazione chimica “è una pratica che presenta molte problematiche. E’ crudele ed inusuale. E’ stata molto comune nei secoli scorsi ma più ci avviamo verso un sistema giudiziario sempre più equo meno dovremmo prendere spunto da pratiche così barbare. E’ un ritorno alle epoche buie”, hanno dichiarato.
D’altronde, la stampa internazionale progressista ha già in passato mostrato atteggiamenti ambigui quando si tratta di discutere di condanne e di reati. Sul nostrano Fatto Quotidiano ci si chiede se tutto ciò sia “davvero un passo avanti”.
L’eco mediatico della notizia sulla castrazione per i pedofili ha fatto il giro del mondo. In Italia, Matteo Salvini, forte del trionfo alle elezioni Europee, si è detto pronto a trapiantarla in un disegno di legge. Godrebbe di un consenso quasi unanime da parte dell’elettorato leghista (molti dubbi in più su quello pentastellato).
(di Davide Pellegrino)