Siria, le bugie di Sky su Idlib

Siria, tutte le bugie di Sky News su Idlib

I recenti articoli apparsi sulla stampa occidentale riguardo la narrativa su Idlib, in particolare i report sul campo del giornalista di Sky News Alex Crawford, hanno fallito nel mostrare la realtà quotidiana dei civili siriani.

Brett McGurk – l’inviato speciale per la coalizione americana di contrasto all’Isis – ha descritto Idlib come “il più grande rifugio di al-Qaeda dai tempi dell’11 settembre, aggiungendo che la presenza di al-Qaeda ad Idlib è un problema che dura da diverso tempo. Il giornalista di Mint Press Whitney Webb ha fatto un servizio sulle dichiarazioni di McGurk e sulla politica americana a Idlib negli ultimi mesi del 2018.

Le dichiarazioni di McGurk sembrano essere state dimenticate tanto dai grandi media quanto dai difensori dei “diritti umani” nel momento esatto in cui, alcune settimane fa, è iniziata la campagna dell’esercito siriano per liberare l’area di Idlib. Sembra, infatti, che sia iniziata una campagna sulla stampa occidentale per normalizzare i gruppi militanti affiliati ad al-Qaeda.

Il 27 maggio 2019 un articolo dell’agenzia Reuters recitava: “il capo del governo di Idlib chiama la difesa contro gli attacchi di Assad”. Il “capo” del “governo della salvezza” di Idlib, Fawaz Hilal, stava chiedendo alla Turchia di intervenire per proteggerli dall’avanzata dell’esercito siriano.

Anche se Reuters ammette che il “governo della salvezza” è fortemente sostenuto da Hayat Tahrir Al Sham (HTS) e dunque da al-Qaeda, non c’è quasi nessun accenno ai quotidiani crimini di guerra commessi dai gruppi armati contro i civili nelle zone protette dal governo siriano come motivazione per le azioni dell’esercito siriano per liberare le aree della provincia di Idlib.

Il lettore viene lasciato con l’impressione che il “governo della salvezza” sia la legittima opposizione siriana, invece che un fantoccio di al-Qaeda stabilito grazie all’aiuto del famigerato Abu Mohammed Al-Jolani.

Siria, tutte le bugie di Sky News su Idlib

Anche il fazioso Crisis Group, schierato a favore della coalizione americana, ha descritto la chiara affiliazione del “governo della salvezza” con al-Qaeda e il suo ruolo nel finanziamento dell’organizzazione estremista. Nel gennaio 2019 un articolo del Crisis Group scriveva: “Il punto centrale del progetto di HTS è il governo della salvezza formato nel novembre 2017. Per HTS il governo della salvezza costituisce sia un progetto politico sia una fonte di denaro”.

Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council (NRC) ed ex direttore europeo di Human Rights Watch, ha detto alla BBC: “Idlib doveva essere un posto sicuro. Dove non doveva esserci la guerra. Non possiamo avere la guerra in un quello che è essenzialmente un campo profughi”.

Siria, tutte le bugie di Sky News su Idlib

Egeland ha fatto sparire i circa 120.000 terroristi che controllano la maggioranza della provincia di Idlib e alcune sacche di Hama. Il capo della camera di commercio di Aleppo, Fares Shehabi, ha detto alla BBC nel settembre 2018 che almeno 100.000 estremisti controllavano Idlib, 40.000 dei quali erano “terroristi radicali”.

Shehabi da allora mi ha detto che ritiene che il numero sia aumentato a 120.000 soldati, 50.000 dei quali appartenenti a gruppi terroristici che includono un gran numero di mercenari stranieri da tutto il mondo. Anche se questi numeri possono essere esagerati, è chiaro che la dimensione delle forze di al-Qaeda in Idlib è preoccupante.

Siria, tutte le bugie di Sky News su Idlib

Un numero considerevole di “estremisti radicali” è giunto a Idlib dopo la liberazione di Aleppo orientale, di Homs del Ghouta orientale e delle province meridiani della Siria da parte del governo siriano.

Censurando il ruolo dei mercenari e dei gruppi estremisti a Idlib – tra i quali Jaish al Islam, che ha governato Douma con un regime di torture, esecuzioni, schiavitù e imprigionamenti – la stampa occidentale ha agito come protettrice delle stesse forze che usano i civili come scudi umani ad Idlib e impediscono che fuggano attraverso i corridoi umanitari stabiliti dalle forze russe e siriane.

Tutto ciò ci ricorda quello che abbiamo visto durante la liberazione di Aleppo e del Ghouta orientale, dove i gruppi terroristici sparavano sui civili in fuga, dando poi la colpa dei crimini all’avanzata delle forze governative siriane.

Alex Crawford di Sky News ha prodotto una storia dall’interno di Iblid, sostenendo che il suo team fosse stato “deliberatamente” preso di mira dalle forze governative siriane. Crawford e il suo team hanno detto che un drone siriano ha inviato la loro posizione all’esercito.

Crawford, con tutta probabilità, è entrata a Idlib attraverso il confine turco ed era scortata dai combattenti dell’HTS su motociclette, come si vede nel video pubblicato da Sky News. In queste circostanze e nel mezzo di una campagna militare, viaggiare con un noto gruppo estremista attraverso la loro enclave mentre sono nel mezzo di un combattimento, significa che l’esercito siriano non stava prendendo di mira i giornalisti, ma gli estremisti con i quali essi viaggiavano.

I droni militari – che Crawford sostiene siano stati usati per inquadrare la loro posizione prima di lanciare l’attacco – non vengono mai mostrati nei video prodotti da Sky News, né si sente alcun rumore proveniente da un drone nel video. Questa reporter ha sentito i droni in azione a Gaza durante l’offensiva israeliana del 2012, e il loro suono è chiaramente udibile, in particolar modo quando discendono per attaccare.

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Crawford e il team di Sky News non indossano la scritta “PRESS” né sui giubbotti né sugli elmetti, per quanto sia difficile distinguere qualcosa di preciso nel loro video, al di là di un sacco di confusione.

Il rapporto della Crawford per Sky News si intitola: “Siria: Sky testimonia gli orrori dell’ultimo avamposto ribelle”, riducendo l’HTS – un noto gruppo terroristico – a dei “ribelli”.

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Un terrorista di HTS fotografato da Sky News

L’ “attivista civile” descritto dalla Crawford nel suo articolo è niente meno che il terrorista di al-Nusra Bilal Abdul Kareem, il quale è presente (su sua stessa ammissione) sulla “kill list” degli Stati Uniti. In un articolo del luglio 2018 di Rolling Stone, Kareem ha sostenuto che una fonte turca gli aveva riferito che “era stato messo su una lista di obiettivi alla base aerea di Incirlik, una rampa di lancio per i droni americani”.

Il lavoro della Crawford con Kareem, mentre indossava una “abaya lunga e nera” senza niente che la identificasse come giornalista in un territorio dell’HTS, non è stata solo una impresa folle, ma un comportamento molto rischioso da tenere in un campo di battaglia.

Sky News non è l’unico media occidentale a collaborare con Kareem. In un articolo del luglio 2017 per Mint Press News, il giornalista Whitney Webb ha esaminato la relazione professionale di Kareem con la CNN quando il terrorista ha fornito assistenza alla preparazione del documentario di Clarissa Ward, “Undercover in Syria”.

Kareem è stato responsabile di avere organizzato accesso al territorio in mano ai terroristi per il team giornalistico della CNN. Nell’articolo, Webb mostra i membri del gruppo armato mentre vengono intervistati dal giornalista Max Blumentahl – il quale ha confermato che Kareem era un noto membro di al-Nusra, conosciuto anche come “mujahid americano”.

Come faceva la Crawford a non sapere dei legami di Kareem con al-Qaeda quando il team di Sky News lo ha scelto come scorta?

Secondo quanto scrive, Sky News si sarebbe ritirata nella città di Khan Sheikoun, un’altra roccaforte di al-Nusra e dell’HTS a Idlib. La facilità di movimento con cui Sky News è riuscita ad attraversare il territorio, uno tra i più brulicanti di combattenti legati ad al-Qaeda, senza alcun rischio di rapimento o peggio ci lascia alquanto perplessi. I giornalisti vengono regolarmente presi di mira o rapiti dai gruppi terroristici operanti in Siria.

Quando è stata sfidata sulla veridicità del suo rapporto da Iblid, la Crawford è ricorsa al più classico dei trucchi dei giornalisti occidentali quando vogliono dipingere le forze di opposizione siriane come legittima resistenza anti-governativa: l’ultimo ospedale.

La Crawford ha espresso rabbia per il presunto bersagliare degli “ospedali” da parte del governo siriano e dei suoi alleati. La narrativa dell’ “ultimo ospedale”, in precedenza usata per quanto riguardava Aleppo, ha creato continui titoli sensazionalistici su come il governo siriano starebbe deliberatamente prendendo di mira gli ultimi ospedali in una certa area durante le fasi finali della liberazione dai terroristi – una narrativa screditata dai giornalisti indipendenti presenti sul campo ad Aleppo durante le ultime fasi della campagna militare per liberare Aleppo orientale dalla presa del terrorismo internazionale.

Ho parlato di questo trucco in un altro articolo per Mint Press, e ho evidenziato come questa narrativa venga usata dalla stampa per distrarre dalla realtà siriana. In precedenza è stata usata – mentre le forze governative facevano piazza pulita dei terroristi ad Aleppo e nel Ghouta orientale – al fine di proteggere i militanti estremisti che hanno governato queste aree per più di cinque anni, infliggendo la loro ideologia brutale sui civili in loro ostaggio. Tale narrativa è servita per ritardare il rilascio dei civili dalle zone occupate, dal momento che cercavano a tutti i costi di scappare verso le zone in mano al governo.

Peter Ford, ex ambasciatore britannico in Siria, ha spiegato in poche parole l’operazione in corso a Idlib: “In breve, ciò che sta accadendo al momento non è un attacco su larga scala da parte delle forze siriane con l’obiettivo di liberare l’intera Idlib, ma un’operazione limitata, il cui obiettivo è distruggere le frange meridionali di quello che è a tutti gli effetti il califfato di al-Qaeda”.

I reportage come quelli di Alex Crawford e Sky News non descrivono questa realtà, né rivelano l’esistenza di un califfato di al-Qaeda come descritto da Ford. La Crawford ha fatto del tutto sparire l’aggressione del gruppo estremista alle città vicine che continuano fin da quando è stata stabilita la “zona di de-escalation” nel settembre 2018, e che spiega la risposta dell’esercito siriano per difendere i civili contro ulteriori spargimenti di sangue.

Non ci si dimentichi, inoltre, che un altro dei punti dell’accordo di Sochi prevede la liberazione dell’autostrada M5 che collega Idlib al resto della Siria, e che serve da collegamento principale tra la Turchia e la Siria passando anche per la Giordania, i cui commerci sono stati riaperti con successo dopo la liberazione del sud della Siria dall’occupazione dei gruppi armati.

Il controllo da parte dell’HTS di aree significative dell’autostrada M5 ha impedito lo sviluppo di questi accordi, ed è un’altra ragione per cui gli attacchi dei militari siriani si sono intensificati a Idlib – di nuovo, una cosa completamente ignorata da parte della stampa occidentale, la cui copertura parziale fa il gioco dei gruppi terroristici.

Se Sky News aderisse alla vera etica del giornalismo, identificherebbe la Turchia, un membro della NATO, come la causa del recente confronto militare che sta minacciando le vite dei civili a Idlib e ad Hama. Come ha dichiarato Peter Ford: “Gli jihadisti hanno ricevuto armi dalla Turchia, inclusi carri armati e armi anti-carro americane, e pagate dal Qatar, che paga loro anche i salari. Finché la Turchia continuerà a rifornire i jihadisti, e il Qatar a pagarli, la guerra continuerà”.

Ford offre una soluzione pragmatica per la crisi di Idlib, mai presentata né esaminata dalla stampa occidentale: “L’unico modo per limitare i combattimenti è fare in modo che la Turchia ritiri il suo supporto per i jihadisti e gli permetta di attraversare il confine per affiliarsi alle milizie controllate dai turchi. Non è una soluzione definitiva e creerà altri problemi nel tempo, ma almeno Idlib potrebbe respirare”.

Non c’è alcuna sfumatura nei report di Sky News, nessuna analisi di complessità, opinioni o contesti divergenti. Pertanto, a mio parere, questo non è il giornalismo; è un intento deliberato di ingannare un pubblico nutrito per anni di una dieta mediatica di paura e insicurezza causata dalla “guerra al terrore”. È una cinica narrativa progettata per sostenere l’avventurismo militare statunitense in Siria e nella regione.

Le persone che si informano non accettano più falsità e costante travisamento di fatti da parte di canali di comunicazione la cui fiducia pubblica è stata irrimediabilmente erosa da anni di falsificazione e offuscamento dei “fatti” in relazione alla guerra di coalizione degli Stati Uniti contro la Siria.Il documentario di recente pubblicazione, The Veto, una collaborazione tra il giornalista siriano Rafiq Lutf e questo corrispondente, espone la profondità della complicità dei media nel sostenere il conflitto siriano, e il livello di fabbricazione da parte della CNN e di altri canali tradizionali che hanno pesantemente influenzato l’opinione pubblica contro il siriano governo sin dai primi giorni della campagna per rovesciare il presidente Bashar Al Assad dal potere e destabilizzare il paese. Crawford e altri giornalisti mainstream devono essere consapevoli che le vittime delle loro campagne mistificatorie stanno finalmente affrontando il problema. Hanno due possibilità: continuare a servire il potere, o diventare agenti del popolo. Quale sarà?

(di Vanessa Beeley, da MintPress – Traduzione di Federico Bezzi)

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