Le ultime elezioni democratiche in Nigeria hanno confermato il presidente uscente Muhammadu Buhari come leader del paese per altri quattro anni, con un distacco significativo sul suo sfidante Atiku Abubakar.
Nonostante gli osservatori internazionali, i soldi investiti per migliorare il sistema di votazione ed il conteggio, ci sono stati scontri prima, durante e dopo il verdetto elettorale, i quali hanno provocato centinaia di morti.
È palese che il processo di crescita civile è ancora lungo, cosa che non hanno capito tali benpensanti che si ostinano a ciarlare di salvezza nelle culture esotiche. Dobbiamo tenere conto che nonostante l’unità sulla carta del paese, Buhari per milioni di nigeriani rappresenta una sola parte del paese, quella di etnia hausa/Fulani di fede musulmana sunnita, e non gli altri grossi gruppi tribali e i Cristiani.
Questo ci dice che il tribalismo è ancora forte e dominante nel paese, nonostante ci sia obiettivamente una classe media abbastanza istruita che comincia un lento e difficile processo di emancipazione e di laicizzazione dal culto oppressivo del tribalismo.
Purtroppo la base è ancora schiava delle proprie catene culturali, da sempre alleate di ogni sistema di sfruttamento e dominazione interno ed esterno. Si prenda atto della realtà dei fatti e si cerchi di migliorare le cose dall’interno al posto di seguire cantonate da intellettualoidi bolliti alla Saviano.
(di Simone Nasazzi)