Le due nuove accuse a Trump vanno valutate separatamente, poiché una è inconsistente e sta già sgonfiandosi, mentre l’altra è più compromettente.
La prima è quella di aver condiviso informazioni classificate con interlocutori russi in un incontro ufficiale. Si può discutere dell’opportunit
Sull’opportunit
Un possibile problema è se l’informazione sia stata data con una ricchezza di dettagli tale da compromettere la fonte. Secondo i presenti, tra cui alti gradi militari come McMaster, ciò non è avvenuto perché nulla è stato detto su fonte e metodi di intelligence. Di opinione contraria è solo la fonte anonima della stampa anti-Trump.
Si è pure detto che ciò può creare tensione con Israele, il partner che aveva fornito l’informazione condivisa coi russi. Ciò è vero, ma il problema nasce non da Trump che condivide privatamente una soffiata coi russi, ma dagli articoli di stampa che rivelano dettagli riservati della conversazione del Presidente americano con Lavrov, svelando persino la fonte delle notizie di intelligence – che, per quanto ne sappiamo, Trump non aveva rivelato ai russi.
In tutto questo, se un problema c’è, è il fatto che l’Amministrazio
Più seria è, invece, l’accusa di aver ostruito le indagini del FBI facendo pressioni sull’ex direttore Comey. In merito è la parola di Comey contro quella di Trump, ma in genere le relazioni di agenti del FBI sono tenute in alta considerazione anche come prove.
Certo il problema è dimostrare che Trump abbia davvero intimato a Comey di non seguitare nelle indagini su Flynn, il che non è semplice vista l’ambiguità delle parole che gli sono attribuite. L’attuale direttore facente funzioni del FBI in audizione al Senato ha escluso che l’Amministrazio
I legislatori repubblicani non hanno grande entusiasmo per Trump ma nemmeno l’interesse a mandare avanti un impeachment da cui uscirebbe distrutta la loro credibilità (dovrebbero ammettere di aver dato la nomination a un agente nemico – tesi che en passant ritengo del tutto assurda, buona per gente che ha visto troppi film di James Bond).
Rimango convinto che Trump arriverà a fine mandato, ma la spada di Damocle delle indagini e dei sospetti agitata per quattro anni sul suo capo servirà a logorarlo in vista delle prossime elezioni.
Soprattutto, crea per lui un rapporto di dipendenza verso la maggioranza parlamentare del suo partito, così che probabilmente sarà Trump a dover seguire l’agenda dell’establishm
(di Daniele Scalea)