Quale futuro per il Rojava, i Curdi e la Siria del nord?

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La leadership militare e politica dei Curdi (Forze Siriane Democratiche, SDF) pare essere in una situazione estremamente precaria dal ritiro delle forze Statunitensi nel nord della Siria. Situazione che è andata peggiorando dopo l’avvio dell’operazione “Sorgente di Pace” della Repubblica turca.

Da quando gli Stati Uniti hanno invaso la Siria, i gruppi armati di Curdi , YPG in testa, si sono appoggiati alla potenza americana. Non solo, l’YPG si è legato a doppio filo al potente alleato americano sia per sconfiggere l’ISIS che per occupare ampio territorio della Siria del Nord. L’appoggio militare, politico e finanziario di Washington ha fatto credere ai leaders Curdi che le forze Curde sarebbero state integrate nella strategia americana per il medio Oriente.

Si credevano, dunque, una sorta di protettorato di Washington. Svanita quest’illusione e venuti ai conti fatti con la realtà, YPG ed SDF si sono dovuti rivolgere all’unico legittimo potere dell’area: il governo siriano di Assad. E quindi anche dei suoi alleati: Putin.

Quale futuro per il Rojava, i Curdi e la Siria del nord?

I Curdi supplicano aiuto agli USA

Nel gennaio-marzo 2018, le forze dell’YPG ad Afrin, sconfitte dalle forze filoturche e islamiste, si sono dovute ritirare nelle zone controllate dalle forze siriane per evitare la distruzione. Una scelta difficile, soprattuto in seguito al diniego dei comandanti Curdi, dell’appoggio Russo-Siriano contro le milizie filoturche. La proposta russo-siriana rpevedeva la proposta di reintegrare le forze curde nello Stato Siriano, trattando sulla condizione di semi indipendenza del Rojava. Invece i Curdi si sono rivolti più e più volte al grande alleato a stelle e strisice  e alla cosìddetta “comunità internazionale” per chiedere aiuto. Ma nessun aiuto è mai arrivato.

La situazione si è ripetuta molto simile all’inizio dell’operazione “Peace Spring” turca pensata per l’autunno di quest’anno. Il 19 gennaio, l’autoproclamatosi “Amministrazione Autonomia per la Siria dell’Est” ha inviato un ultimatum perentorio al governo di Assad.

Il folle documento, a parte alcune vaghe assicurazioni sulla necessità di mantenere unita la Nazione Siriana, sfoggia una lista di diversi punti di richieste come:

1. Accettare l’Amministrazione Autonoma come una parte legale del sistema politico siriano;

2. garantire una rappresentanza parlamentare all’Amministrazione Autonoma;

3. usare la bandiera dell’Amministraizone Autonoma a fianco di quella Siriana;

4. permettere all’Amministrazione Autonoma di condurre una politica estera indipendente;

5. permettere al SDF di controllare il confine siriano;

6. utilizzare le forze di sicurezza democratiche siriane Asayish come maggior forze di sicurezza nel nord della Siria;

7. di ridistribuire “la ricchezza Siriana nelle regioni Siriane in una maniera più equa”;

Per riassumere, i Curdi vogliono che Damasco riconosca legalmente e de-facto l’indipendenza spalleggiata dagli USA, di uno pseudo stato militare nel nord della Siria, e di mantenerlo pure! Quest’atteggiamento ha ovviamente diminuito l’interesse di Damasco per iniziare una vero e sincero dialogo politico fra le parti in causa.

Il Rojava oggi

 Di conseguenza, quando le truppe americane si sono ritirate e i Turchi hanno invaso il Rojava non c’era nessuno a proteggere i Curdi. Il Presidente Donald Trump ha intimato che, se i Curdi vogliono la protezione USA, devono lasciare le zone petrolifere agli americani.

Giocoforza, i comandanti delle truppe curde si sono rivolti a Damasco per trovare un nuovo accordo. L’esercito siriano e la polizia militare russa sono state riposizionate lungo l’autostrada M4 ai confini con le zone occupate dai Turchi.

Mosca ha negoziato con Ankara la delimitazione di una zona sicura. L’esercito turco ha di conseguenza limitato la sua azione ad una stretta fascia oltreconfine. Le forze dell’SDF si sono successivamente ritirate a 30km di distanza dal confine turco-siriano.

Quale futuro per il Rojava, i Curdi e la Siria del nord?
Erdogan e lo Zio Sam si combattono per i pozzi petroliferi del Rojava e della Siria del nord.

Nonostante ciò, la dirigenza Curda del Rojava continua a sostenere che l’accordo con Damasco è limitato alla sicurezza della regione, e i termini politici vanno ancora negoziati. I Curdi hanno anche espresso il desiderio di restaurare il dialogo con Washington ai livelli del pre-ritiro USA. Sempre i Curdi hanno rifiutato la proposta del Ministro degli Interni siriano di stabilire lo status legale dei combattenti curdi all’interno della Repubblica di Siria.

I Curdi hanno dichiarato che non accetteranno alcun accordo che non prevede il “riconoscimento e la preservazione” delle strutture e della privacy del gruppo”. Il coinvolgimento dei leader Curdi nel furto americano di petrolio siriano sta giocando in tutto ciò un ruolo importante. È dunque probabile che i Curdi non vogliono perdere i loro partner nel commercio e nell’estrazione illegale delle risorse naturali della Repubblica siriana.

Quale futuro per i Curdi?

Tutti questi fattori aggiungono grande instabilità nella regione e complicano una possibile pacificazione. Diretta conseguenza sono gli scontri scoppiati  presso Ras al-Ayn fra le milizie filoturche e le forze curde. Scontri causati da reciproca incomprensione, mancanza di coordinazione e di accordi chiari e accettati da tutte le parti. I Curdi devono però scendere dal piedistallo e trovare un serio accordo con Damasco, poiché non ci sono altre alternative fra la distruzione e la pace con Assad.

Il governo illegittimo del Rojava ha già tradito la Nazione siriana una volta. Nella situazione più critica del paese, l’YPG e lo SDF hanno abbandonato la Siria per rivolgersi agli USA alla ricerca dell’indipendenza nazionale. La dirigenza curda ha rotto l’unità del paese e occupato illegalmente territori nazionali con l’appoggio di una potenza straniera. Ci saranno, e ci sono già, conseguenze di questi atti, e i Curdi pagheranno il loro tradimento.

Washington ha abbandonato senza pensarci due volte il pupazzo curdo, quando sembrava più conveniente non-interferire con l’operazione militare di Erdogan.

Quale futuro per il Rojava, i Curdi e la Siria del nord?
Mappa aggiornata della Siria. Il rosso indica i territori controllati dal Governo legittimo, giallo è il Rojava, mentre in verde e in bianco sono evidenziate le milizie filoturche e legate ad Al-Qaeda. Da notare nella Siria del nord i territori tratteggiati in rosso che indicano le postazioni sul confine occupate dall’esercito siriano e dalla polizia militare russa.

Gli Stati Uniti non stanno lasciando definitivamente la Siria, ed è molto probabile che siano pronti a vendere la loro lealtà al miglior – e più manovrabile- offerente. Qualora si torni ad un accordo fra Curdi e Washington, distruggendo ogni legame con Damasco, chi garantisce i Curdi che non verranno riabbandonati dai soldati a stelle e strisce?

Tradotto e rielaborato da Southfront.

(di Fausto Andrea Marconi)

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