L'Italia, gli intellettuali e il Fascismo

L’Italia, gli intellettuali e il Fascismo

Abbiamo spesso assistito qui in Italia negli ultimi anni ad un uso scellerato quanto ossessivo del termine Fascismo, sia a livello politico sia a livello puramente individuale.

Intorno a ciò si è creato come dire un vero e proprio circolo vizioso, dove di fatto la parola fascista è oramai vista come una sorta di “scudo protettivo” dietro al quale vi sono la mancanza di argomentazioni quanto un menefreghismo delle tematiche odierne di taluna classe politica e intellettuale ma non solo, un ideale leitmotiv che dove tuttora persino l’italiano medio ama rifugiarsi, e dove certo rancore quanto disinformazione non mancano di certo.

Insomma una pietosa strumentalizzazione fuori dal tempo di un’ideologia passata, trasformatasi in un vero e proprio carcinoma per la società italiana che distoglie l’attenzione dai problemi odierni.

Capita altresì che vi sia anche chi, timoroso da un ritorno dello stesso Fascismo, ami associare tale ideologia ad un concetto di ignoranza e di volontaria mancanza di acculturazione, il tutto dettato anche da superficialità e da mai sopito odio di parte; peraltro non mancano anche lo sciorinamento di frasi ad effetto utilizzate a mo di vademecum quasi per dimostrare che la cultura possa essere solamente collegata ad un fattore politico, gli esempi di Matteotti e Unamuno, come del resto determinate dottrine che negli anni sono state prese come proprie da certa intellighenzia politica, come per esempio l’Ur Fascismo di Umberto Eco.

Il Manifesto degli intellettuali fascisti

Qualora dovessimo seguire tale ragionamento secondo cui i fascisti “sono ignoranti” allora arriveremo a screditare tutta la classe intellettuale italiana che decise di associarsi al pensiero fascista e di conseguenza una determinata esperienza culturale nonchè intellettuale che durante il Ventennio fu più viva che mai.

Se inizialmente nella persone di Giovanni Gentile e di Benedetto Croce venne attuata la rinascita della filosofia idealistica italiana, opponendosi di fatto alla dottrina positivistica che era ancora dominante nei primi anni del XX secolo nel campo filosofico-culturale, successivamente, alla fine del sodalizio tra di due filosofi per chiare divergenze politiche legate all’avvento del Fascismo con Croce che di fatto passerà nel campo avverso venne realizzato sotto la spinta dello stesso Gentile il primo documento ideologico che avrebbe dovuto portare in luce la simbiosi tra la cultura italiana e il regime fascista, un vero e proprio Manifesto degli intellettuali fascisti, al quale aderiranno personalità intellettuali del calibro di Gabriele d’Annunzio, Luigi Pirandello, Ugo Spirito, Ardengo Soffici e Filippo Tommaso Marinetti.

Durante il Ventennio ebbe un grande impatto culturale altresì la stessa scuola di Mistica Fascista fondata e diretta da Niccolò Giani, dove il culto per la romanità oltre che un certo antirazionalismo furono tra gli elementi chiave. Misticismo caratterizzarono tale pensiero che aveva le sue radici nello stesso fideismo, condivisa da altrettante personalità del fascismo come lo stesso Berto Ricci, importante figura del giornalismo italiano che si riconosceva in una dimensione anarchica quanto anticapitalistica pur in connessione con i dettami del Fascismo, come del resto lo stesso Julius Evola nell’ambito di un culto della romanità che tale pensiero di fatto si proponeva di attuare.

Per ultimi ma non meno importante ricordiamo anche l’esperienza della rivista La Verità diretta da Nicolò Bombacci, tra i fondatori del partito comunista e in seguito avvicinatosi al Fascismo, pur con posizioni indipendenti tendenti al socialismo nazionale, e dove ne sarà portavoce anche nella successiva esperienza di Salò assieme ad altre personalità come Giuseppe Solaro ed Edmondo Cione, e la magistrale figura del poeta americano Ezra Pound, il quale giudicò positivamente il modello politico ed economico dello stesso Fascismo.

Naturalmente come al solito si tende a nascondere una determinata esperienza storico-culturale per fare in modo che la Cultura come già detto in precedenza possa essere esclusiva di una sola parte politica , ma i fatti di per sè parlano chiaro e dicono tutto il contrario.

(di Lorenzo De Min)

Articoli correlati

Potrebbero piacerti

“Ce ne siamo doverosamente occupati”: le bugie di Mentana su Bibbiano
"Quella brutta vicenda di Bibbiano, della quale nei giorni degli [...]
I troll russi contro Mattarella? Un’invenzione
Secondo quanto riportato dall'Agi, non ci fu alcuna regia di [...]
Italexit: intervista di Sputnik all’economista Friedrich
Sin a partire dall'insediamento del governo giallo-verde nel Bel Paese, [...]
Aggressione antifa in Irlanda: intervista a Grand Torino
Rowan Croft, alias Grand Torino, è un giornalista e youtuber [...]
Ultime

NOTIZIE

Seguici su

Facebook

Ultime da

Twitter