Addio Vincent, scusa per il coraggio che non abbiamo avuto

Addio Vincent, scusa per il coraggio che non abbiamo avuto

Alla fine lo hanno ucciso. Come il piccolo Alfie prima di lui, anche per Vincent non c’è stata speranza.
In un mondo in cui ci si straccia le vesti per proteggere la vita a parole, senza dimostrarlo con i fatti che non siano mera pubblicità, si è consumato un omicidio silenzioso autorizzato dallo Stato francese. Liberté, Égalité, Fraternité: sconfessate una dopo l’altra con il beneplacito dei suoi cittadini.

La libertà che consisteva nel poter fare ciò che non nuoce ai diritti altrui. In questo caso, semplicemente vivere. Negata.
Uguaglianza: la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite. Invece Vincent, come disabile, è stato trattato diversamente dagli altri, in quanto non gli sono stati concessi quei diritti minimi corrisposti a tutti: poter bere e mangiare, con qualcuno che lo aiutava non potendolo fare da solo. Negata.

Infine, il non fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi.
Essere abbandonati? Decidere della morte altri? Condannare definendo una vita meritevole di essere conclusa? Negata.

Addio Vincent, scusa per il coraggio che non abbiamo avuto
Vincent con i suoi genitori.

Non si tratta di interpretare la legge o come applicarla.
Si trattava semplicemente di aiutare e tutelare una vita indifesa, senza voce, ma meritevole di poter andare avanti. Secondo i principi dello Stato vecchi di oltre 230 anni: invece, ad avere il sopravvento, è stata la ghigliottina francese di Robespierre.
Quella del terrore e della cancellazione del dissenso o qui del più fragile.

Alla fine, lo abbiamo ucciso.
Perché nessuno di noi ha avuto il coraggio di rovesciare mondi, indossare gilet gialli fomentare le piazze raccogliendo persone per questo uomo. Un caso lontano, una guerra delegata ad altri illusoriamente convinti che non ci toccasse da vicino.

Così anche noi, al grido di scegliere Gesù o Barabba, con il nostro silenzio abbiamo scelto Barabba.

(Davide Bologna)

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