Siamo ormai arrivati alla vigilia delle elezioni in Umbria. Si tratta di un voto di portata storica, non tanto per le forze in campo, quanto per i possibili scenari nel breve e lungo periodo. A contendersi la carica di governatore, ci sono di fatto solo due schieramenti. Da una parte il centrodestra a trazione leghista con Donatella Tesei, dall’altro la coalizione governativa giallorossa PD-M5S-LEU con Vincenzio Bianconi.
La campagna elettorale in Umbria
La campagna elettorale in Umbria è stata serrata e con una forte e insolita attenzione mediatica. I motivi della rilevanza di questa sfida sono molteplici. Innanzitutto il centrodestra, uscito ad agosto dal governo, si è ricompattato dietro a Matteo Salvini e prova da questa regione a lanciare la sfida all’esecutivo. Le energie spese dalla coalizione e dai leader in prima persona sono enormi, con tour e comizi praticamente in ogni piazza della regione.
Un dispendio di energie notevole, profuso innanzitutto per cementare la compattezza della “Coalizione degli Italiani” nata in Piazza San Giovanni il 19 ottobre. In quella manifestazione, si è, simbolicamente, assistito alla consegna delle chiavi della destra italiana a Matteo Salvini – ciò che già era nei fatti – in un periodo però dove tutti i partiti si trovano dalla stessa parte. Non ci sono più la “Lega di governo” e il “centrodestra all’opposizione”. C’è invece una coalizione più omogenea e compattamente anti-governativa. E l’Umbria ne sarà il battesimo del fuoco.
Dall’altra parte, per dei presupposti analoghi, assistiamo al battesimo del fuoco anche della coalizione opposta. Come ha detto il premier Giuseppe Conte, le elezioni in Umbria sono un “esperimento”. A seconda dei risultati, si potrebbe arrivare ad un’alleanza strutturale e di lungo periodo tra Movimento 5 Stelle e PD, che potrebbe cementarsi proprio nella (ex?) regione rossa. Oppure, al contrario, si potrebbero aprire diversi scenari per il futuro del centrosinistra e dei 5 Stelle.
Nonostante questa intesa insolita, le forze che sostengono Bianconi non sembrano né affiatate né compatte come il centrodestra. A pesare c’è innanzitutto una campagna elettorale condotta “fiaccamente”, con poco e limitato impegno personale dei leader, che si sono riuniti insieme solo due giorni prima del voto. Allo stesso modo, la scelta del candidato (una personalità poco conosciuta anche a livello regionale), fatta con tempistiche e modalità discutibili, non aver incisivo. La compagine di centrosinistra, in sintesi, sembra deficitare della convinzione e dell’organizzazione che invece sembra esserci nel centrodestra.
I sondaggi e gli scenari dell’Umbria
Di sondaggi, per le elezioni in Umbria, ne sono stati fatti pochi. Tutti, indistintamente, danno in vantaggio il centrodestra, con una forbice che va da un paio di punti (Piepoli dà 47 a 45 il centrodestra) e distacchi molto più netti (Noto dà una forbice di 8 punti, SWG addirittura di 10). Eppure i sondaggi sono pochi, nemmeno recentissimi, e i giorni di campagna elettorale delle ultime due settimane in qualche modo hanno sicuramente pesato.
Da una parte sembra molto fiducioso il centrodestra, che tramite Salvini e Giorgia Meloni è convinto di riuscire a liberare finalmente l’Umbria dalla sinistra. Al contrario, il centrosinistra non si è espresso nettamente e ha preferito mantenere un profilo più basso. Certo è che, quella che per decenni è stata ritenuta una roccaforte rossa, domani potrebbe cambiare radicalmente colore.
Alle elezioni politiche del 2018, in Umbria si è assistito ad una netta vittoria del centrodestra. La coalizione ha raggiunto il 36,7% (20 Lega, 11 FI, 5 FdI), i 5 Stelle e il PD entrambi fermi al 27,5%. Ancora più marcata è stata la vittoria alle elezioni europee del 2019: Lega al 38%, PD al 23%, M5S al 14%. Il 26 maggio si è assistito, parlando di coalizioni, ad un centrodestra al 51% mentre un ipotetico asse PD-M5S fermo al 38%.
Le conseguenze del voto in Umbria
Se dagli exit poll non emergerà un distacco considerevole, si saprà chi avrà vinto in Umbria il lunedì mattina. Ed è a quel punto che i diversi schieramenti tireranno le somme, e ci saranno (forse) contraccolpi sul governo centrale.
La vittoria del centrodestra, dato per favorito, in una fortezza rossa amministrata dalla sinistra per mezzo secolo sarebbe sicuramente uno smacco clamoroso per il PD. Un sintomo di quanto il malgoverno e la perduta sintonia con un certo elettorato siano così gravi da aver aperto falle anche nelle “partite in casa”. Ma sarebbe anche un grave freno alla costruzione di una coalizione PD-M5S.
Un fallimento che, da parte grillina, potrebbe leggersi come il fatto che anche l’alleanza col PD non è garanzia per battere Salvini, e, da parte dem, che pensare che sia sufficiente una somma algebrica dei voti del PD e del 5S per battere la destra sia un errore di calcolo. Per un’eventuale riproposizione dello stesso schema in altre elezioni regionali, insomma, entrambi i partiti potrebbero ripensarci, anche se è da escludere che una sconfitta in Umbria possa avere ripercussioni per la stabilità dell’esecutivo.
Se, invece, con un clamoroso colpo di coda la coalizione PD-M5S riuscisse a battere la destra leghista, ecco che il vento potrebbe improvvisamente virare da un’altra parte. La partita chiave, la “finale” che Salvini aveva delineato per lanciare la “Reconquista” diventerebbe subito una Caporetto. Aggravata inoltre dal grande sforzo elettorale e personale profuso dai leader del centrodestra. Una sconfitta che, non solo getterebbe ombre sulla strategia della “Coalizione degli italiani”, ma che rafforzerebbe un governo litigioso e alla ricerca di consenso popolare. E, cosa forse ancora peggiore, spianerebbe la strada per una futura riproposizione di questa alleanza anche in altre elezioni regionali – a cominciare dall’Emilia Romagna.
Benché gli scenari possibili siano soltanto due, gli smottamenti che causeranno nella politica italiana non sono affatto prevedibili, né per il lunedì mattina per il 2020. Troppi gli attori in gioco, troppo confuse e divergenti le loro strategie per delineare un quadro chiaro di cosa accadrà da lunedì mattina in avanti.
(di Leonardo Olivetti)