Greta come Severn Suzuki: a parlare di ambiente all'ONU

Greta come Severn Suzuki: a parlare di ambiente all’ONU

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Greta Thunberg come Severn Suzuki all’ONU a parlare di ambiente. La giovane svedese è divenuta, con la complicità dei media, un fenomeno mondiale di lotta contro l’emergenza ambientale e climatica: un fenomeno, tuttavia, ben altro che spontaneo. Con dietro una notevole macchinazione ed un movimento di capitali non indifferente, come recentemente sostenuto da Giulio Tremonti. Per ciò stesso, è lecito chiedersi: di quale emergenza stiamo parlando? Di quale disastro ambientale imminente?

 

Anche Severn Suzuki parlò di emergenza dell’ambiente all’ONU

Nel 1992, lo stesso copione di Greta sull’ambiente fu pronunciato dalla canadese Severn Suzuki di fronte alle Nazioni Unite: guarda caso, un’altra bambina che, all’epoca, aveva 12 anni. Il video del suo discorso, dal suggestivo titolo “Severn Suzuki: La bambina che zittì il Mondo per 6 minuti” divenne virale nel giro di poco tempo, commuovendo tutti coloro che nel suo intervento intravedevano il coraggio e la speranza di quelle giovani generazioni che non volevano rassegnarsi ad attendere passivamente l’apocalisse dietro l’angolo.

«Sto lottando per il mio futuro», proclamava con sguardo di rimprovero la Suzuki. «Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario. Sono qui a parlare a nome delle generazioni future». Vi ricorda qualcosa?

Nel corso del suo discorso, i toni della bambina si facevano sempre più drammatici e allarmisti: 

«Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono dei buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene». E proseguiva rincarando la dose: «Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno vedere tutto questo».

La Suzuki temeva che i suoi figli non avrebbero potuto vedere la flora e la fauna del nostro pianeta, era così certa che il tempo a nostra disposizione stesse scadendo che implorava tutti quanti «di tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha un solo scopo».

 

Da Suzuki a Greta

Era il 1992. Sono passati 27 anni e oggi la Suzuki vive nell’arcipelago canadese delle Haida Gwaii con suo marito e i suoi due figli, i quali pare siano riusciti a vedere le famose foreste e mandrie di animali prima che fosse troppo tardi. La fine del mondo, infatti, è stata rimandata a data da destinarsi ma è comunque – dicono gli ecoterroristi – vicina.

Per questo ora è il turno di Greta, che ripete pari pari il discorso della Suzuki, solo aggiungendo un pizzico di rabbia in più. Ma anche lei, fra qualche decina di anni – quando il mondo non sarà finito e i suoi figli correranno felici sui prati -, non sarà più credibile se continuerà a parlare di emergenza climatica.

Sarà in quel momento, allora, che subentrerà la nuova rappresentante delle giovani generazioni, la Greta del futuro, che ricorderà all’umanità che il mondo ha una data di scadenza: è l’eterno ritorno del gretinismo, un terrorismo ecologico che, in nome di una presunta minaccia comune, costringe le nazioni ad aderire ad un “piano globale” per salvare il nostro pianeta dal riscaldamento, i cui costi si aggirano intorno agli 1,8 trilioni di dollari.

 

Club di Roma: i primi gretini

Ma le origini del fenomeno Greta Thunberg risalgono addirittura al 1972, anno in cui venne pubblicato il “Rapporto sui limiti dello sviluppo“ su commissione del Club di Roma, un think-tank formato da scienziati, imprenditori, attivisti e politici. Il rapporto, ovviamente, prevedeva il collasso planetario:

«Se l’attuale tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale».

In seguito, sono stati pubblicati alcuni aggiornamenti del rapporto, l’ultimo dei quali risale al 2012. Secondo il rapporto aggiornato, in sostanza, la fine del mondo sarebbe prevista per il 2052. Non sembra un timore poi così lontano da quello medievale per l’anno Mille. Ha solo una patina scientista in più.

(Flavia Corso)

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