Tra merendine ed emissioni di CO2, tra una bibita gasata e una Greta arrabbiata, le tasse etiche sembrano la vera e propria moda del momento.
E cosa c’è di meglio, per sentirsi in pace con la coscienza e rispettare pedissequamente il ricettario del politicamente corretto, di scaricare nuove tasse sulle spalle del popolo?
Ebbene sì perché a pagare, tanto per cambiare, saranno i soliti martoriati di sempre: poveri e ceto medio (che si fa di tutto per impoverire).
La tassa sulle merendine
Bambini tremate, se volete che Antonio Banderas e la gallina Rosita restino al Mulino Bianco dovete pagare.
La tassa sulle merendine e sulle bibite gasate è stata l’idea geniale di qualcuno.
Una cosa che ha del comico e del paradossale. Sì, perché viviamo in una società che da un lato ci vede colonizzati da un modello di consumismo alimentare american style e dall’altro ci chiede di pagare per i vizi che quel modello ci ha imposto con la sua propaganda martellante.
Ed è così che, nel momento in cui lo junk food è più vivo che mai, con l’importazione delle peggiori porcherie d’Oltreoceano, il premier Conte, facendosi immortalare a New York col suo bel cheeseburger, ci ricorda che le merendine fanno male.
E mentre le multinazionali del cibo spazzatura invadono sempre più le nostre città con i loro punti vendita, il popolino paga in silenzio la, questa volta molto salata, merendina.
Ecotax: le tasse etiche sull’ambiente
Come se non bastasse punirci per quello che mangiamo, ecco che lo Stato ci fa anche pagare l’inquinamento prodotto da altri.
Multinazionali di ogni tipo e di ogni settore avvelenano il pianeta ogni giorno. E cosa ne viene fuori? Provate ad indovinare.
Bravi! Un’altra tassa. Certo, non c’era bisogno dell’intuito di Sherlock Holmes per capirlo. I nostri governanti sono persone abbastanza prevedibili. Anche in questo caso i potenti causano danni e noi paghiamo.
Nel periodo del Gretinismo si fa tanto parlare infatti delle Eco-tasse e si iniziano ad intensificare le voci su imposte sui carburanti inquinanti.
Il Codacons ha infatti denunciato il rischio di una tassazione sul diesel nel Decreto Ambiente del governo, con numeri che ballano intorno alla considerevole cifra di 2,25 miliardi. 5 euro in più in media su un pieno (si calcola circa 130 euro in più ogni anno per automobilista).
Mentre le grandi aziende fanno il bello e il cattivo tempo dunque, a chi viene richiesto di tirare fuori i quattrini? Ovviamente ad automobilisti, trasportatori e lavoratori agricoli, che si vedrebbero aumentare i prezzi di diesel e gasolio agricolo.
Una tassa che non solo andrebbe a colpire uno dei settori forti del nostro Paese (le auto), ma che ovviamente lo farebbe tartassando la fasce più basse della popolazione.
Tasse etiche: sempre a svantaggio dei più poveri
I leader occidentali riscoprono il cibo sano e le famiglie pagano il salasso sulle merendine. In piazza gli studenti protestano per il clima, Greta tiene discorsi in mezzo mondo e il conto lo paga chi non può permettersi l’auto elettrica e l’ibrida ecologica a basse emissioni. Insomma, per qualsiasi colpa a rimetterci è sempre il popolo, colpevole di mangiare roba economica e di distruggere il pianeta con la sua volgare povertà.
(di Simone De Rosa)