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“Il podestà forestiero”: Altaforte racconta il sovranismo

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Altaforte racconta la storia del sovranismo nel suo “Il podestà forestiero“. La sovranità è un principio fondamentale, ed anzi fondante, della Costituzione repubblicana d’Italia, stilata e redatta nel 1948. Eppure, oggi essa viene profondamente bistrattata, finanche aborrita (in tal caso, con ampi margini d’ipocrisia, di inconsapevolezza, quando non anche di collusione) in certi contesti, ma del tutto irrinunciabile presupposto di democrazia.

 

Sovranità e sovranismo

Dacché l’Unione Europea, specificamente, ha preso forma nelle clausole e nelle specificità del Trattato di Maastricht (1992), corroborato dal Trattato di Lisbona (2006), la sovranità politica ed economica dell’Italia è stata sublimata e messa da parte senza remore. Spesso, in favore di provvedimenti (anche illogici, od ideologici) volti a dare man forte al processo di progressiva integrazione monetaria e commerciale del continente, ma con elevate disfunzionalità e risultati ondivaghi. Peraltro, a loro volta confermati dalla disparità di trattamento dei vari governi nazionali ad opera delle istituzioni sovranazionali.

Da anni si disquisisce di “sovranismo“, ovverosia della volontà di rimettere al centro dell’azione politica del Paese l’ordinamento costituzionale venuto in essere da brillanti menti dello Stivale diversi decenni or sono (con tutti gli annessi e connessi). Non è incidentale che proprio nel luglio del 2019 sia uscita la prima parte su tre di un notevole libello, dal titolo “Il podestà forestiero – La scelta sovranista“. Un lavoro di ricerca tanto sulle origini dell’Europa unita quanto sui meccanismi che l’hanno regolata e tuttora la regolano, conducendo i vari Paesi a rinunziare – più o meno scientemente – a determinate sezioni del loro potere d’imperio sul rispettivo territorio.

 

Altaforte e l’autore

Come si può leggere sul comunicato stampa di Altaforte – la casa editrice della discordia nell’oramai celebre diatriba avuta al Salone del Libro di Torino -:

«Sovranismo: tutti ne parlano ma nessuno sa con precisione che cosa significhi, dove nasca e su quali principi poggi. Gianfranco Peroncini intende fornire delle risposte, non limitandosi ad uno studio su euro ed euro-zona, quanto, piuttosto, analizzando le dinamiche che li hanno prodotti. Nel segno di quel “podestà forestiero” che, secondo Mario Monti, impone ai governi degli Stati “decisioni non scaturite dai loro convincimenti ma dettate dai mercati e dall’Europa”».

L’autore, nato a Milano nel 1955, è un rinomato giornalista professionista, fotografo con esperienza pluriennale ai quattro angoli del globo, con una formazione accademica in Scienze Politiche e Geografia.

Gianfranco Peroncini, con questo volume (e, naturalmente, con gli altri due che verranno) intende svolgere un’analisi puntuale, categorica e certosina (inoltre multilivello: geopolitica, economica, psico-sociale) della genesi della moneta unica europea e dei suoi antesignani commerciali sul continente, a partire dal secondo Dopoguerra. L’obiettivo è «tracciare per la prima volta – con approccio enciclopedico – i confini dell’alternativa sovranista ad euro ed europeismo a tutti i costi».

A rendere ancora più prezioso questo lavoro è la prestigiosa prefazione di niente di meno che Giorgio Galli, storico e politologo italiano, il quale conta per sé un quantitativo di pubblicazioni che farebbe invidia a qualunque accademico di altissimo livello. Specializzatosi nella disamina della storia contemporanea italiana, capace di esplorare congiuntamente la storia ufficiale e l’esoterismo, le radici “irrazionali” ed obnubilate di politica ed ideologia, lo stesso Galli elogia la fatica di Peroncini come un importante documento di denuncia del capitalismo finanziario globalizzato, di cui l’euro è una potentissima arma.

 

Sovranità, Unione Europea e neoliberismo

Infatti, l’autore non si limita a scagliare i propri strali contro la struttura sovranazionale europea – in profondo deficit di democraticità e di logica economica -, ma rincara la dose anche e soprattutto contro il modello socio-economico neoliberista. Ossia, la weltanschauung che retro-agisce rispetto a questa medesima impalcatura, che ingabbia gli Stati entro le sbarre di regole non scientifiche, inducendo ad un deliberato misunderstanding delle proprietà della moneta moderna e del debito.

Questa cavalcata storica, ricca di argomentazioni e spunti di riflessione, ripercorre il succitato itinerario in tutte le sue tappe: «Per trovare una via d’uscita dal capitalismo neoliberista. Attraverso la modalità integrale di una soluzione tradizionale e socialista. Per infrangere definitivamente la grande eresia dell’economically correct. E chiudere i conti con la destra e la sinistra».

Gianfranco Peronicini, quindi, nel suo novello “Il podestà forestiero“, compie una disamina anatomica della realtà continentale che oggi in tutto frena l’Italia e la sua possibilità di dare benessere ai propri cittadini, a causa di perverse regole di convergenza europea. Norme, peraltro, condotte innanzi attraverso un vestito monetario di taglia unica, lesivo per molti e perfetto per pochi (a livello sia nazionale sia transnazionale).

Il grimaldello con il quale scardinare questo sistema, e tutte le sue storture, è uno ed uno solo, coniugato e declinato nei suoi diversi aspetti: si chiama sovranità. Nazionale, popolare: italiana, nostra.

(Lorenzo Franzoni)

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