Fratelli d'Italia: una crescita tra il sovranismo e l'insidia del moderatismo

Fratelli d’Italia: una crescita tra il sovranismo e l’insidia del moderatismo

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Nato sulle ceneri di un amore mai sbocciato tra l’elettorato di destra e gli italiani, quello del Popolo della Libertà, Fratelli d’Italia ha subito un’evoluzione in termini di consenso elettorale e centralità delle proprie istanze difficilmente pronosticabile.

Il movimento satellite della coalizione di centrodestra che nel 2013 arrivò a malapena al 2% e nel 2014 mancò l’ingresso all’Europarlamento vola a vele spiegate in attesa della certificazione del sorpasso sulle mummie centriste di Forza Italia. Ed è proprio dal partito di Silvio Berlusconi che arrivano le insidie maggiori per il partito erede della Fiamma tricolore.

Se alla nascita la leadership di Giorgia Meloni, prima e unica donna nell’intero panorama politico italiano (fattore poco sottolineato dai censori del politicamente corretto a cui il primato di una donna piace solo quando sia conforme all’ideologia boldriniana delle porte aperte o del globalismo di Emma Bonino), si occupò delle consegne a pochi uomini forti sul territorio per l’organizzazione del partito (Cirielli in Campania, Rampelli in Lazio, La Russa in Lombardia) oggi è in grado di attrarre a sé giovani, società civile e politici navigati non sempre provenienti dalle comuni rive della destra sociale.

Conclusa o quasi la reunion della defunta Alleanza Nazionale con il rientro del figliol prodigo Francesco Storace alla guida de Il Secolo d’Italia e il patto federativo con il Movimento Nazionale per la Sovranità di Gianni Alemanno sono stati gli ingressi di ex forzisti come Raffaele Fitto ed Elisabetta Gardini a far storcere il naso a parte della base. D’altronde la linea varata in occasione delle elezioni europee dello scorso 26 maggio era chiara con l’adesione al gruppo dei Conservatori e Riformisti di cui proprio l’ex presidente della Regione Puglia è membro dal maggio 2015.

La svolta in sede europea ha avvicinato FdI ad altri partiti iscritti nella famiglia conservatrice come Diritto e Giustizia (Pis), al governo in Polonia, allontanandolo dal populismo di altre formazione eredi della destra nazionalista come il Front National (oggi Rassemblement) legatosi a Matteo Salvini. Fdi ha fatto propri i termini “sovranismo”, “patrioti” e “identità”, ha recuperato la simbologia del tricolore (ancora poco usato dalla nuova Lega) nelle proprie manifestazioni e dimostrato un’ottima capacità di mobilitare le piazze (a Napoli per la chiusura della campagna elettorale delle Europee e a Roma contro il nuovo governo giallo-rosso).

Sono proprio l’ampia partecipazione giovanile e la crescita nel settore culturale a dare speranze di ulteriori passi in avanti al partito. Realtà militanti come quella di Casaggì in Toscana, le sigle giovanili attive nelle scuole e nelle università in grado di ben figurare nelle votazioni per i rappresentanti d’istituto, della consulta provinciale e del CNSU ne sono la prova.

Ad affiancare il lavoro sul territorio sono case editrici di riferimento come la fiorentina Passaggio al Bosco e la massese Eclettica che hanno riacceso la luce sugli scritti quanto mai attuali di fini intellettuali quali Dominique Venner, Giovanni Gentile, Ernst Junger, Oswald Mosley la prima e Ezra Pound, Beppe Niccolai, Filippo Tommaso Marinetti, Ardengo Soffici, Giuseppe Solaro e Louis-Ferdinand Céline la seconda.

La fuga da quella zattera alla deriva che è oggi la Forza Italia dei nemici del sovranismo Tajani e Brunetta rischia di far acquisire anche semplici campioni di preferenze alla ricerca di un simbolo sotto il quale approdare per la prossima elezione per poi essere già pronti ad un nuovo cambio di casacca l’indomani. Operazione questa scongiurata recentemente nella circoscrizione Nord-Est per l’Europarlamento quando l’accordo con Progetto Nazionale guidato da Piero Puschiavo ha consentito al consigliere regionale veneto Sergio Berlato di superare in termini di preferenze l’uscente, ex forzista, Elisabetta Gardini e di effettuare il sorpasso su Fi in Veneto e Friuli Venezia-Giulia.

Fdi è ad un bivio ed essendo allo stato attuale martello dovrebbe battere il ferro finché è caldo, selezionare la nuova classe dirigente che nel frattempo si ampia voto dopo voto e aumenta la propria esperienza in Comuni – sono sua espressione i sindaci di L’Aquila, Vercelli, Pistoia e Cagliari –  e Regioni, dove con la vittoria di Marco Marsilio in Abruzzo ha ottenuto il primo Governatore.

La crescita elettorale potrebbe perfino comportare l’esclusione di Berlusconi dal tavolo delle alleanze, rendendo più omogenea una futura coalizione per le elezioni legislative. Inoltre le difficoltà della Lega nel radicarsi al di sotto dell’Umbria potrebbero consentire a FdI di ottenere le candidature per la presidenza delle regioni meridionali prossime al voto quali Calabria, Puglia e Campania. Per farlo, però, ci sarà bisogno di un freno a nuovi ingressi non certificati da comuni visioni in campo economico, di politica estera e su temi centrali quali immigrazione e lavoro.

(di Luca Lezzi)

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