Denatalità, un dramma occidentale
La denatalità affligge i popoli occidentali da almeno mezzo secolo, se non qualcosa in più. In Italia l’ultimo baby boom risale agli anni Sessanta, in piena esplosione economica. Dopo, nel giro di 10 anni, le coppie italiane hanno cominciato a crollare nella procreazione attiva, scendendo prima a stentati 2 figli per coppia, oggi ampiamente sotto il tasso di sostituzione di 2, assestandosi intorno a un valore di 1,35.
Tutto l’Occidente paga casi simili. C’è chi sta come noi: la Germania, la Gran Bretagna un pochino meglio (1,50 e 1,80 figli per coppia) Francia discretamente meglio (1,90) o Spagna addirittura peggio ( 1,33).
Il mondo sviluppato e i bianchi caucasici sono passati dall’essere il 21% della popolazione mondiale un secolo fa a meno del 10% attuale.
Lottare contro la Denatalità non è questione solo economica, ma d’amore
Se fosse solo questione di soldi, non si spiegherebbe come proprio i cittadini del mondo sviluppato fatichino così tanto a generare una progenie. La denatalità è un fenomeno che riguarda i cosiddetti “Paesi ricchi” in modo drammatico e degenerativo. Ci stiamo estinguendo.
Tra alcuni Paesi che propriamente ricchi non sono (per lo meno se paragonati ai nostri), qualcuno prova a reagire con successo: è il caso di Viktor Orban le cui politiche di sostegno alla famiglia hanno fatto aumentare i matrimoni del 42% e il tasso di fertilità del 21%. Il 5% del PIL interamente investito nella promozione della famiglia tra uomo e donna, nel sostegno economico, nella diffusione di un valore che, un tempo, era patrimonio di tutti, mentre oggi rappresenta un’eccezione dovuta a scelte di vita estreme.
L’Ungheria prova a resistere all’immigrazione e prova a popolare la propria splendida terra dei suoi figli. L’Ungheria lotta contro la denatalità, e lo fa fino all’ultimo respiro, senza arrendersi mai. L’Ungheria si vuole bene, a un livello che la stragrande maggioranza delle Nazioni europee non può neanche immaginare .
Chi chiama tutto questo “razzismo” è un miserabile non degno nemmeno di attenzioni.
(di Stelio Fergola)