Il fenomeno #Fascettaonesta: bugie e verità del marketing editoriale

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Sulla copertina del romanzo dell’autore irlandese Sean O’Casey, nell’edizione italiana del 1945 pubblicata dalla ormai defunta casa editrice Rosa e Ballo Editori, capeggiava a caratteri rossi accesi la scritta “I libri proibiti dai fascisti”. Totalmente falso: O’Casey non fu mai censurato dal regime fascista, né lo furono altri autori irlandesi, le cui ideologie anti-britanniche erano anzi ben accette da Mussolini.

Non giriamoci troppo intorno: i libri, al netto dell’aura di romanticismo che noi bibliofili gli dipingiamo, sono prodotti, e dunque si devono vendere. In un mercato come quello italiano, poi, dove si contano decine di migliaia di uscite ogni anno -alcune delle quali faranno letteralmente zero copie, perfino quelle edite da case importanti- ma il numero di lettori è perennemente in calo, occorre quasi vendere l’anima al Diavolo per ritagliarsi una fetta.

La pubblicità, dunque, è vitale. E uno degli strumenti più utilizzati è la famosa fascetta, la striscia di carta che avvolge il libro e che sovente riporta il numero di copie vendute -quando queste fanno numeri importanti, è ovvio- o tutte le volte che quel volume è andato in ristampa, recensioni favorevoli, slogan, etcetera.

Se la fascetta fosse onesta

Libro del millennio, il nuovo Salinger, primo nelle vendite su Marte, un autore che a confronto Stephen King è Fabio Volo. Tra gli addetti ai lavori dell’editoria, quella della fascetta è la più classica delle barzellette: tutti sanno che quanto scritto sopra è, nella migliore delle ipotesi, esagerato o addirittura ridicolo. Epica quella di un romanzo sudamericano che recitava: “Ha talmente tanto successo che se ne vendono copie pirata ai semafori”. A questo proposito, chi vuol farsi due risate può visitare il simpaticissimo blog Fascetta Nera.

Da qualche giorno, su Twitter è esploso l’hashtag #FascettaOnesta, idea dell’editore di Edizioni Sur e co-fondatore di Minimum Fax Marco Cassini. Tanto semplice quanto geniale: ironizzare sull’uso serioso e retorico delle fascette, mettendovi dentro delle frasi, appunto, oneste. Il risultato? Letteralmente dissacrante. Un’operazione che, grazie all’inventiva degli utenti (molti dei quali addetti ai lavori nel mondo editoriale) svela le tante, piccole e ignote logiche di mercato.

Il fenomeno #Fascettaonesta: bugie e verità del marketing editoriale

Si ironizza, ad esempio, sull’apparenza.

Il fenomeno #Fascettaonesta: bugie e verità del marketing editoriale

E sul marketing aggressivo.

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Perfetta per i libri di calciatori, cantanti e simili.

Il fenomeno #Fascettaonesta: bugie e verità del marketing editoriale

Questa invece è ottima per i libri delle “star” di Instagram.

Il fenomeno #Fascettaonesta: bugie e verità del marketing editoriale

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E sempre a proposito di Instagram:

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Raccomandazioni.

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Presunti libri sconvolgenti.

Il fenomeno #Fascettaonesta: bugie e verità del marketing editoriale

E infine, quella che vale per il 99.99% dei fenomeni editoriali.

Il fenomeno #Fascettaonesta: bugie e verità del marketing editoriale

 

(Federico Bezzi)

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