I popoli europei sono sterminati dalla denatalità

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Quando a scuola si studiavano le epoche antiche, si restava stupiti nel constatare quanti popoli furono spazzati via dalla storia: assimilazioni forzate, guerre, invasioni, stermini di massa, tracolli demografici, fini clamorose di civiltà antiche e un tempo potenti.

Nell’Europa contemporanea nessuno oserebbe immaginare che un destino simile possa toccare a nessun popolo, ma la realtà tristemente fa rivivere gli orrori del passato sotto nuovi vessilli: con la denatalità, ad esempio.

Come oggi la Bulgaria sta morendo e svuotandosi

I popoli europei sono sterminati dalla denatalità

La Bulgaria, Paese membro dell’Unione Europea dal 1 gennaio 2007, se le cose procederanno così è destinata a morire.

La sua popolazione raggiunse nel 1989, alla vigila della fine del socialismo reale, l’imponente cifra per la sua storia di oltre 9 milioni di cittadini; nel 2015 era già crollata a 7 milioni e 168.000 ma fra 30 anni, secondo le previsioni delle Nazioni Unite riportate anche da The Economist, ci saranno solo 5 milioni di bulgari, portando la nazione indietro demograficamente a più di 90 anni fa, catapultandola ai dati censiti poco dopo la Prima Guerra Mondiale.

Sempre The Economist cita il caso emblematico della cittadina bulgara di Vratsa, situata nel Nord-ovest del Paese: centro amministrativo della regione, con radici storiche dall’epoca della dominazione dell’Impero Romano, snodo ferroviario e stradale, importante per le miniere, la produzione di macchine utensili, tessile, alimentare, chimica, o anche per le industrie dei prodotti metallici o in ceramica, luogo turistico rilevante con numerose strutture ricettive, perde ogni anno 2 mila abitanti.

Una follia economica che massacra un’intera nazione

Salari miseri e rapporti lavorativi inaccettabili, assieme alle frontiere colabrodo e all’assenza di sicurezza sociale, spingono moltissimi bulgari a fuggire all’estero in cerca di paghe migliori (magari in “valuta forte”, come in Euro) oppure a non fare figli. Come si è arrivati a tanto? Non è difficile comprenderlo: la Bulgaria ha i salari minimi più bassi di tutta l’Unione europea (attorno ai 286 Euro al mese) e ciò è un tesoro inestimabile per le grandi aziende straniere (come la Pirin-Tex, in affari per la ben più celebre Hugo Boss), che arrivano qui come locuste per “cibarsi” di filati, prodotti in tessuto, ecc.

Se ne occupò anche il network d’informazione Euronews, 2 mesi fa: “La concorrenza globale, in nazioni con bassi costi produttivi come in Africa, Asia o in Turchia, fa sì che le fabbriche dell’Europa Orientale siano continuamente sotto pressione e portate a ridurre i costi“.

I popoli europei sono sterminati dalla denatalità

L’esodo di massa dei bulgari e la denatalità mortale fanno sì che sia persino difficile, sia per i colossi stranieri che per le aziende bulgare, trovare manodopera adeguata e così non è possibile lanciare alcun piano di nuovo sviluppo; come se non bastasse, tale situazione pregiudica, nel lungo periodo, l’esistenza stessa delle attività produttive.

Alcuni, dalle colonne di giornali occidentali, hanno alzato la voce rivolgendo penose querimonie ai governanti bulgari, che dovrebbero spingere per una maggiore immigrazione: nuove braccia, a costo basso e pronte ad accettare le paghe inesistenti. Sembrerebbe una follia, ma lo ha annunciato con sussiego la rivista Quartz con un articolo così titolato: “Le nazioni della UE che hanno un disperato bisogno di migranti per non rimpicciolirsi…”.

La mano scheletrica della denatalità sull’Europa

Tutte le nazioni dell’Est europeo dimostrano di essere sul punto di morire, anno dopo anno, dal punto di vista demografico: nella classifica vi è al primo posto la Bulgaria (UE) e al secondo la Lettonia (anch’essa membro della UE, nonché dell’Euro; passata dai 2milioni del 2011 a 1milione e 925mila del 2018). Nella classifica ci sono moltissime altre nazioni della UE, come la Croazia, la Lituania, la Romania, la Polonia e l’Ungheria: qui si è passati dai 9,34 milioni di ungheresi del 1950 ad appena 9,72 milioni nel 2017, e si prevede una riduzione enorme per il 2030 e il 2050.

Questi dati, assieme al clamoroso e orrendo caso della Bulgaria, fanno comprendere appieno la fondatezza delle politiche familiari avviate dal governo ungherese di Orban: mettere i remi in barca, arrendersi a questo collasso, significa fare il male dei propri concittadini e nei fatti degli stessi immigrati, che sarebbero portati qui per esser supersfruttati e poi gettati nell’isolamento socio-economico. Nulla di nuovo: lo stiamo, purtroppo, sperimentando anche noi sulla nostra pelle di italiani.

I popoli europei sono sterminati dalla denatalità

L’Italia, nell’Unione Europea, è alla fine della classifica fra le peggiori nazioni per tasso di fertilità; peggio di noi solamente Cipro, Spagna e Malta. Il tasso più alto si raggiunse nel 2010 con quota 1,6 nati vivi per donna, ma in ogni caso al di sotto della celebre “soglia di sostituzione” ossia quel fattore che se rispettato garantisce alla discendenza di rimpiazzare chi invecchia e muore (generalmente tale soglia si attesta sui 2,1 figli per donna).

Stando ai dati del 2017, siamo sotto quota 1,5: un peggioramento assoluto. Se si tiene conto, inoltre, dell’età media delle nuove madri si ottengono riscontri tutt’altro che positivi: a livello generale, prendendo tutta l’UE nel suo insieme, si è passati dai 28,7 anni (come media) nel 2013 ai 29.1 del 2017.

La controtendenza a questo salasso di nascite è rappresentata da queste nazioni, col più alto tasso di fertilità totale sebbene sempre al di sotto della soglia di sostituzione: Francia (1,9 figli per donna), Svezia (1,78), Irlanda (1,77), Danimarca (1,75).

Dati agghiaccianti

E’ paradossale notare che vi sono nazioni, come l’Italia, dove sono negativi sia i dati relativi all’età media della madre al momento della nascita del primo figlio (età più alta significa minore possibilità di portare avanti ulteriori gravidanze, con anche rischi generali per la salute sia del nascituro che della madre) e anche riguardanti il numero di figli; mentre vi sono casi particolari di nazioni con un’età media della madre bassa ma con scarsa natalità generale, come ad esempio nei Paesi baltici.

Qui si registra un ulteriore mesto primato, che completa pienamente il quadro di crimini antisociali e antipopolari che spingono interi popoli verso la morte: in Estonia (il 46%), Lettonia e Lituania, nazioni dalle quali si emigra moltissimo, i pensionati rischiano di più di essere poveri rispetto a tutti gli altri dell’Unione Europea; subito dopo di loro si classificano i bulgari, mentre noi siamo al di sotto della media europea (che è 14%) e chi è più al sicuro sono i francesi (7%).

I popoli europei sono sterminati dalla denatalità

Notevole, inoltre, che la “locomotiva economica europea”, la Germania, ha una percentuale di anziani pensionati che rischiano di esser poveri superiore alla media europea e persino a Romania e Slovenia. Ne parlò attentamente, adoperando i dati ufficiali dell’Eurostat, il Servizio pubblico d’informazione della Lettonia. Allo stesso modo, in Bulgaria il tasso di fertilità è miseramente al di sotto dei livelli medi stessi della UE (ossia sotto 1,59) ma le madri sono più giovani di quelle italiane.

Si tratta di squilibri colossali, destinati come abbiamo visto ad annientare la reale opportunità di popoli e dunque nazioni di elevarsi: non si tratta semplicemente di accrescere la propria popolazione, questo sarebbe un criterio inutile preso singolarmente. Il vero problema è fare in modo che agli anziani succeda una generazione preparata e che ne raccolga il testimone e che possa, dunque, impegnarsi nel lavoro che sia del braccio o della mente; senza nascite e con l’emigrazione di massa, e lo prova il caso bulgaro, una nazione è come se si digerisse da sola.

Cercando di correre, per aumentare la produttività, riducendo i costi, inseguendo il folle disegno della competizione globale, non fa altro che affamare ulteriormente il popolo bulgaro che non fa quindi più figli – per le enormi ingiustizie sociali – oppure fugge all’estero.

Se un corridore pretendesse di migliorare i propri record, continuando a esercitarsi sino allo stremo ma senza un adeguato apporto nutrizionale, sicuramente non sarà mai grasso ma rischierà seriamente di stramazzare al suolo deperito e sfiancato.

I popoli non devono morire

I popoli europei sono sterminati dalla denatalità

Il problema della denatalità, assieme a quello dell’emigrazione e delle varie nequizie che affliggono la famiglia, sono fattori cruciali per il presente e il futuro di qualsiasi nazione soprattutto se con industrie; la malsana idea di sostituire chi non è nato o chi è fuggito con l’immigrazione, ci fa capire assai bene alcuni aspetti importanti.

Innanzitutto a sfruttatori, immigrazionisti e simili i livelli salariali, di benessere e sicurezza sociali del proprio popolo non interessano minimamente perchè è proprio il problema del lavoro e della sua remunerazione alla base della questione; in secondo luogo si nota che per certi politicanti siamo tutti come cavie, ratti da laboratorio: trasportabili ovunque per qualsiasi pazzotica esigenza della globalizzazione.

Dobbiamo invertire la rotta: solo lì, nell’Isola dei Morti del pittore svizzero Arnold Bocklin, i porti sono sempre aperti.

(di Pietro Vinci)

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