Conte: ora per tutti è un grande statista

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Burattino dei due vicepremier, presidente-fake, personalità nulla: di Giuseppe Conte alla guida del governo gialloverde si era detto tutto. Ovviamente di negativo.

Memorabile l’accusa di quel genio di Guy Verhofstadt all’europarlamento, che appunto aveva definito l’ex-premier una marionetta nelle mani dei due partiti costitutivi del governo gialloverde. Il diretto interessato rispose con un’accusa contro le lobby che guidano la politica europea ormai da decenni.

Adesso perfino quell’antigovernativo di ferro di Maurizio Landini, invece, parla di Conte come del messia sceso in terra. “Ha dimostrato coraggio politico e profilo istituzionale”, ha detto il segretario CGIL, che ha poi aggiunto anche un “ha riaperto alle parti sociali”.

Il PD, che fino all’altro ieri non voleva assolutamente Conte premier, adesso apre al nuovo Alcide De Gasperi.

Conte: ora per tutti è un grande statista

Lo stesso Corriere della Sera è poii ancora più divertente. Per la più importante testata italiana Conte vuole “giocare in proprio come un Macron italiano”.

Questo ammesso e non concesso che emulare Macron sia motivo d’orgoglio, s’intenda.

Il governo che potrebbe nascere, in compenso, potrebbe portare l’ex premier, in caso di nuova nomina, a sconfessare tutto il suo operato con il governo precedente: annullamento dei decreti sicurezza, tassa patrimoniale più vari elementi tradizionali della sinistra storica. Proprio Landini fa dichiarazioni che all’apparenza sono un Eden di pace sociale, un paradiso, il luogo dove tutti noi moriremo felici: “Combattere le diseguaglianze, l’impoverimento economico e sociale”, e rimettere “al centro un nuovo modello di sviluppo, riformi la Pa, rilanciando i diritti fondamentali del e nel lavoro, puntando sull’economia della conoscenza, sulla salute e sul rispetto dell’ambiente”.

Bellissime parole. E a sinistra con le parole ci hanno sempre saputo fare. Poi ci sono altre parole, come quelle scritte in piccolo nei contratti di acquisto, dette così, en passant, come “bisogna intervenire sulle ricchezze per una lotta contro le diseguaglianze”. Quali sono le ricchezze per la sinistra? Ma è ovvio, i “grandi patrimoni da due milioni di euro”, o i redditi che arrivano a 100mila euro l’anno.

Numeroni, non c’è che dire. Gli stessi che le tasse assassine degli ultimi 30 anni hanno ridotto costantemente, portando la classe media ad aggregarsi a quella proletaria nella lotta contro gli stenti. Ma qualcuno non impara mai.

In compenso il gettonatissimo nuovo Conte premier, un tempo marionetta oggi punto di riferimento imprescindibile, potrà sempre parlare di lobby. Magari esprimendo giudizi un filo diversi.

(di Stelio Fergola)

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