Il presidente Donald Trump ha dichiarato nell’incontro con il primo ministro pakistano Imran Khan: “L’Afghanistan sarebbe sparito dalla faccia della terra, letteralmente, in dieci giorni“.
Nell’incontro tenuto pressosi lo studio ovale Trump ha alternato alla maschera del comandante supremo dell’esercito più forte della terra quella del pacifista umanitario: “Se avessimo voluto agire da soldati, sarebbe finita in 10 giorni“, per poi proseguire con: “Lì agiamo da poliziotti, non da soldati, perché non voglio uccidere 10 milioni di persone, è scorretto in termini umanitari“.
A ben vedere il presidente americano non ha detto niente di speciale se non una grande verità. In Afghanistan le truppe statunitensi, ormai da più di quindici anni presenti nel paese, agiscono – o dovrebbero – come “pacificatori”. Non stanno combattendo una vera guerra. Eppure, proprio come ha insegnato il Vietnam e lo stesso Afghanistan ai russi, non bisogna mai sottovalutare il nemico, anche se inferiore per mezzi e numeri.
Trump e il nodo Talebani in Afghanistan
La pace in Afghanista passa per Islamabad. Il Pakistan è infatti il tramite necessario grazie al quale gli USA possono dialogare con i barbuti talebani. No è infatti un mistero che l’alto comando dell’esercito pakistano nutra ammirazione per i talebani e che abbia stretto legami molto forti con loro. Eppure in questa fase delicata serve proprio il sostegno di Imra Khan.
Trump sa che il debole governo afghano resta in piedi solo grazie ai soldi e all’esercito americano, e se vuole portare a casa un’altra vittoria diplomatica deve piegare leggermente il capo. Ma lo fa con il suo solito stile, ricordando, cioè, che potrebbe spazzare via l’Afghanistan in 10 giorni, e chissà… il Pakistan in tre mesi?
(Fausto Andrea Marconi)