“Su Bibbiano i musicisti italiani hanno perso la testa”, recita il titolo del Rolling Stone di ieri. E ancora: “L’indecente passerella di oggi del ministro Salvini nel paese reggiano conferma la tossicità del dibattito sul tema”.
Il riferimento è a Laura Pausini, a Nek ma anche a Ornella Vanoni, i quali invertendo decisamente il trend di VIP che tradizionalmente non fanno altro che da megafono al pensiero unico su praticamente ogni tema, hanno alzato la voce contro lo scandalo degli affidi pilotati di Bibbiano.
Il Rolling Stone impone il silenzio
Proseguendo nella lettura, l’articolo ci regala perle ancora maggiori: “Il problema è che quando una vicenda come quella di Bibbiano viene strumentalizzata in maniera feroce come una parte politica ha fatto in queste settimane, chiamarsi fuori da un dibattito così tossico, soprattutto per una persona con così tanta visibilità, sarebbe buonsenso.”
Il risultato di questa frase è chiaramente solo uno, tranne per chi vuole intendere diversamente: i signori cantanti non possono parlare di Bibbiano, anche se non citano questo o quel partito, ma si limitano a constatare l’orrore di fatti che, al netto del giudizio definitivo, in molti casi sono praticamente flagranze di reato.
Ammesso e non concesso che la “strumentalizzazione” sia presente infatti, questo non è un buon motivo per cucire la bocca a chi ha tutto il diritto di criticare uno scempio come quello perpetrato contro famiglie, mamme, papà e soprattutto bambini.
La verità è che, come sempre, la “tossicità” consioste nel fatto stesso che se ne parli, come non potrebbe essere diversamente, vista la gravità dell’accaduto. E specialmente in questo momento i dibattiti devono andare sempre verso altre direzioni politiche. Giammai discutere l’integrità dei democratici.
(di Stelio Fergola)