Negli ultimi anni, il fenomeno dei “blastatori” e del “blasting” si è diffuso a macchia d’olio su tutti i social network. Con questo termine si autodefiniscono quei soggetti presenti sotto ogni post, articolo di giornale, comunicato con vaghe allusioni politiche o di cronaca che, di fronte a qualsiasi commento non in linea con le loro opinioni, ritengono sia necessario rispondere con una battuta sarcastica o un commento offensivo.
Questo è in poche parole il “blasting”. Un’abitudine scontata e irritante che non solo è diventata consuetudine ma, negli ultimi tempi, si è rafforzata. La causa è l’inasprirsi del dibattito politio, preda di fazioni e tifoserie piuttosto che di serio confronto. Non è tanto la pratica in sé a meritare un’analisi, ogni discorso risulta futile di fronte ad una risposta del genere e il rischio di scadere nel moralismo è alto, ma è la categoria umana di chi lo fa ad interessarci. Costoro sono presuntuosi, arroganti e con un forte complesso di superiorità, additano ogni vittima come “analfabeta funzionale”, di conseguenza non meritevole di affrontare una conversazione.
Blasting e cyberbullismo
Il dialogo non esiste in questo rapporto tra intellettuali ed inferiori, atteggiamento malsano fomentato anche da personaggi pubblici che, piuttosto di rispettare il proprio ruolo, incoraggiano la derisione e la gogna di chi non si allinea al pensiero popolare. Quello che a tutti gli effetti rientra nella categoria del cyberbullismo viene oggi sdoganato, la vittima del resto è un ignorante, un pericoloso fomentatore di odio a seconda del commento, “blastarlo” è dunque un dovere civico.
L’aspetto più surreale di tutto ciò è l’idea che queste persone hanno di sé, alfieri del progressismo e dell’umanità, ciò che li differenzia dagli altri è la convinzione, incrollabile, di essere nel giusto. Il “blasting” degenera quasi sempre nell’aggressività gratuita, fattore ignorato dall’assenso generale e a tratti complice del pubblico che si diverte ed eleva a geniali umoristi quelli che a tutti gli effetti sono frustrati da tastiera. Doppiopesismo, ipocrisia e umiliazione pubblica, se questa è commedia abbiamo un problema.
(di Antonio Pellegrino)