A proposito di bullismo, ovvero di un fenomeno tra i più gravi che la nostra triste società osservi con i propri occhi, mi è venuto in mente un piccolo ricordo personale. Niente lungaggini, spesso le storie brevi sono le più utili a fotografare un problema.
A 9 anni (mi pare) feci un viaggio a Parigi con la mia famiglia. Era un viaggio organizzato, quindi di gruppo, con altri turisti paganti. Con noi c’era una donna particolarmente bassa, probabilmente affetta da nanismo ma non sono sicuro: la visione è sfumata, sinceramente non ricordo, poiché sono passati più di vent’anni.
Quello che non posso dimenticare è quanto successe in treno quel giorno: stavo scherzando con altri bambini e le urlai contro ridendo e sbeffeggiandola: “ciao nana!”. Lei reagì in modo molto signorile, rispose senza acredine, quasi come se la ferita non fosse stata arrecata.
Il risultato di questo mio gesto fu immediato e mortificante: mio padre mi diede due schiaffoni, mia madre si incazzò come una bestia. Mi punirono severamente, ma soprattutto mi fecero sentire in colpa, mi fecero vergognare con durezza di quello che avevo fatto.
Credo anche per questo di non essere mai stato un bullo. Nella sua brevità, è una storia che ben identifica la cattiveria umana. Alla quale tutti possiamo essere tendenti, nessuno escluso. Ma l’importante è riconoscerlo e ripartire. Uno dei mali della nostra società è che spinge l’essere umano a non sviluppare auto-critica, perché presuppone che sia egli stesso la fonte suprema e giudicante delle sue azioni. Mentre invece, probabilmente, ci vuole anche altro.
La conclusione è abbastanza ovvia. I genitori sono fondamentali, ma se essi stessi sono bulli a loro volta, almeno come mentalità, purtroppo non c’è scampo. E nella mia vita ho incontrato tanti, troppi genitori bulli. O al più genitori indifferenti alla questione, il che naturalmente produce lo stesso risultato: considero bulli anche loro.
Per tutti questi signori, la vittima era il carnefice e i loro figli stronzi dalla parte della ragione solo perché non tiravano fuori le mani, usando armi ben più feroci in grado di rovinare – e per sempre – la vita delle persone.
(di Stelio Fergola)