Aveva smentito tramite i profili social Mentana, con tanto di accusa verso il “tam tam dell’intolleranza più odiosa”. Lo aveva fatto postando un articolo della sua rivista Open in cui David Puente, il re degli sbufalatori alla corte di Enrico, aveva svelato come la notizia dell’identikit di “un nordafricano” – ritenuto responsabile dell’omicidio di Stefano Leo a Torino – fosse sostanzialmente da archiviare come una fake news.
Il mondo però riserva sempre sorprese e, prima di sbugiardare fiero le fonti altrui, il direttorissimo avrebbe fatto forse meglio ad accertarsi delle proprie. In merito ai fatti contestati è arrivata infatti la confessione di Said Machaouat, 27enne di origine marocchina con cittadinanza italiana. Guarda un po’, caso dei casi, proprio il profilo “nordafricano” che alcuni media avevano rilanciato e che Open si era subito affrettata a liquidare come una sorta di propaganda xenofoba di bassa lega.
Che si tratti dello strano scherzo di un destino beffardo o magari di fonti altrui migliori, Enrico non ne esce proprio con una bellissima figura. E lo fa non tanto per le divergenze nel racconto di una storia dai risvolti incerti – può capitare di avere fonti diverse – quanto per la spasmodica esigenza di ricercare ad ogni costo la fake news anche dove non c’è. Niente “webeti da blastare” stavolta, resta solo l’amaro di una brutta figura rimediata esclusivamente grazie all’eccesso di spocchia.
Alla testata di Mentana va comunque fatto un plauso: non era facile rilanciare una bufala con un fact checking anti bufale. È il “tam tam” del giornalismo arrogante.
(di Simone De Rosa)