Daniele Scalea: verità statistiche per comprendere l'immigrazione

Daniele Scalea: verità statistiche per comprendere l’immigrazione

Daniele Scalea ha affrontato un problema scottante, il più scottante che vi sia in circolazione, l’immigrazione e l’ha fatto appunto mettendoci “molta testa”: Scalea è un po’ l’amico pacato delle scuole superiori che non finiva mai nei guai, perché mentre gli altri perdevano la testa facilmente, il “Daniele” degli anni del Liceo ragionava sulle cose e non si scomponeva mai.

Il saggio “Immigrazione. Le ragioni dei populisti” edito dalla casa editrice Historica produce dati e suscita idee su un argomento che viene affrontato quasi sempre in termini emozionali. I fautori e gli scettici rispetto a questo fenomeno epocale molto spesso esprimono i loro sentimenti e mirano a suscitare negli altri emozioni, positive o negative, non importa. Scalea cerca di far ragionare.

Daniele Scalea: verità statistiche per comprendere l'immigrazione

Già nelle prime pagine del saggio l’autore mette in guardia da una sorta di bipolarismo manicheo. Scrive Scalea: “Il tema (immigrazione) è stato declinato quasi esclusivamente in chiave morale” e si è creata una irrealistica contrapposizione tra accoglienza assoluta ed egoismo razzista, come se non fosse possibile una via di mezzo ispirata ad un sano realismo. Fa specie che questa contrapposizione infantile sia alimentata oggi da quella Chiesa di Roma che col suo Vescovo per secoli è stata maestra di realismo e di prudenza.

Come affrontare l’immigrazione: con realismo

Tornare al realismo è dunque l’invito, ma per capire cosa realisticamente si può e si deve fare occorre studiare i numeri del fenomeno. Il saggio parte da lontano e con una sintesi efficace dà il senso dell’andamento demografico sul pianeta Terra.

Undici milioni di anni fa c’erano quattro milioni di uomini, destinati a una lenta ma inarrestabile crescita demografica. Dopo il 1700, il secolo della rivoluzione industriale, la crescita da lenta che era si faceva esplosiva.

Se al tempo di Leonardo da Vinci gli uomini erano mezzo miliardo, negli anni di Napoleone Bonaparte erano diventati un miliardo. Intorno al 1950, e nonostante due sanguinosissime guerre mondiali, i miliardi diventavano due e mezzo. Proprio in quegli anni il raddoppio si fa stratosferico e nel 1987 sulla Terra si trovano a convivere, per modo di dire, cinque miliardi di persone.

Daniele Scalea: verità statistiche per comprendere l'immigrazione

Poi la demografia globalmente decelera ma con molti squilibri, tra aree demograficamente fredde e aree caldissime di baby boom. Nel 2010 siamo sette miliardi e mezzo. Le proiezioni demografiche (che però come tutte le previsioni hanno un ampio margine di smentita) vedono una Terra popolata da 11 miliardi di uomini intorno al 2100.

Parlare di umanità però è generico. Perché lo sviluppo storico non è uniforme. Esistono “le storie” degli uomini, articolati in popoli e civiltà o in senso più vago in continenti. Nel 10.000 avanti Cristo un uomo su tre era asiatico. Nel corso dei millenni il più vasto continente non ha mai perso il suo primato, anche nelle epoche di generale debolezza ed esposizione alle iniziative coloniali europee. Nel Seicento addirittura il 70% degli uomini abitava a Oriente.

La panoramica storica e il caso europeo

Per quanto riguarda l’Europa il suo primo significativo promotore di crescita demografica fu l’Impero di Roma. La caduta di Roma segnò un netto calo demografico, invertito soltanto a partire dal Basso Medio Evo. Siccome il Mediterraneo visto dallo spazio è soltanto un piccolo lago, è facile comprendere come Europa e Africa si fronteggino e si influenzino nei loro ritmi demografici.

Nell’Ottocento l’Europa esprimeva il 18% della popolazione mondiale mentre l’Africa l’8%. Comincia a quel punto uno storico ravvicinamento e un successivo sorpasso. Il continente nero comincia a crescere, poi a esplodere demograficamente. È inutile negarlo, se l’Africa si riempiva di figli lo si doveva all’introduzione della medicina, della scienza e della tecnica europee, anche di una organizzazione sociale che era il lascito del processo coloniale.

Per millenni, in una logica darwinianamente comprensibile, gli Africani avevano fatto molti figli, nella speranza che qualcuno sopravvivesse alla jungla. Le innovazioni importate dall’odiato o temuto (o anche segretamente ammirato) uomo bianco rendevano molto meno affilata la falce della selezione naturale e moltiplicavano le speranze di vita. Così nel 1980 avviene lo storico sorpasso: più Africani che Europei nel mondo.

Ma dopo aver superato un Europa in “inverno demografico” il Continente Nero non arresta la sua travolgente crescita. Le proiezioni sono impressionante: gli esperti dicono che nel 2100 ci saranno globalmente 3,8 miliardi di uomini in più, di questi il 90% saranno Africani: 3 miliardi e duecento milioni di persone.

Daniele Scalea: verità statistiche per comprendere l'immigrazione

Quando si dice che sulla Terra siamo troppi è ridicolo che una pressante e anche fastidiosa propaganda di “sterilizzazione” sia rivolta agli Europei, cioè proprio a quell’area che avrebbe bisogno di una scossa si segno opposto. Le riviste liberal che invitano gli Europei (e ai loro cugini d’oltreoceano) a non far figli somigliano a pazzi che volessero invitare a girare nudi al Polo Nord e nello stesso tempo a installare impianti di riscaldamento nelle case del Basso Congo. La sanità mentale, in realtà, dovrebbe suggerire l’esatto contrario.

In America sono soprattutto gli Amerindi a imprimere il boom demografico, in Asia i giganti della crescita biologica sono India, Pakistan, Indonesia. In Africa sono Nigeria, Congo, Etiopia, Tunisia, Uganda. Realtà con le quali si deve fare i conti.

I dati distruggono le falsificazioni degli immigrazionisti

Ora qui torniamo al punto di partenza: quando gli immigrazionisti cercano di far passare politiche che sono sommamente irrazionali, puntando tutto su racconti emozionali, essi cercano di nascondere i numeri che sono impressionanti e l’esatta proporzione delle vicende.

Il merito importantissimo del saggio di Scalea è di ricostruire, con pacatezza scientifica e senza toni alterati, le esatte proporzioni del fenomeno migratorio e del suo potenziale impatto.

Il gigante d’Africa, la Nigeria, potenza petrolifera emergente e nello stesso tempo teatro del più feroce terrorismo islamo-tribale, nel 1950 contava 38 milioni di abitanti. Ora sono 180 milioni: una crescita abnorme che i demografi proiettano al traguardo di 800 milioni di persone per il 2100.

Daniele Scalea: verità statistiche per comprendere l'immigrazione

Previsioni esagerate? Sta di fatto che i cinque figlia a testa per ogni donna nigeriana danno il senso della enormità del problema. Soprattutto se scienziati-pazzi della politica demografica pensano che tutto possa risolversi travasando l’immenso surplus demografico dell’Africa su un continente densamente popolato come l’Europa, che dal 1961 al 2016 già ha assistito a un aumento della sua densità abitativa del 23%.

Come affrontare il problema dell’immigrazione

Sono questi i dati che il saggio di Scalea propone all’attenzione del lettore. E da questi dati penso che se ne possa trarre una considerazione che non vorrei sia considerata provocatoria: ripristinare il confine di Stato, respingere, “alzare un muro” è forse il modo migliore per aiutare l’Africa.

Togliere l’illusione di poter riversare in Europa la terribile eccedenza demografica con la pretesa, oramai immaginifica, di poter prendere parte al welfare europeo costruito da generazioni di lavoratori europei con i loro contributi e il loro sudore può essere il punto di inizio di un riequilibrio. Ovviamente il discorso non vale solo per l’Africa.

La lettura del saggio di Scalea (con tutte le considerazioni aggiuntive sui danni che l’immigrazione di massa porta al nostro sistema economico) fornisce la medicina amara ma assolutamente necessaria a un dibattito sociale per certi aspetti morboso: la medicina della verità.

(di Alfonso Piscitelli)

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