Noi stiamo con la famiglia

Noi stiamo con la famiglia

Sì, stiamo con la famiglia, e non ce ne frega nulla di quanto sia considerato “retrogrado” dai cosiddetti democratici.

Stiamo con la famiglia, offesa e assaltata perché ritenuta un modello di un certo tipo, e guai a pensare che altre situazioni possano essere inappropriate per la crescita di un figlio.

Stiamo con la famiglia e non con chi vuole istituzionalizzare la mancanza di un genitore. Sono gli stessi che paragonano, pur di avere ragione del limite oggettivo di non poter garantire un padre e una madre, l’adozione LGBT ai genitori vedovi, quindi a una tragedia che non si può augurare a nessun figlio, figuriamoci a chi già parte dalla sfortuna di non poter stare con i propri genitori biologici.

Stiamo con la famiglia e contro l’utero in affitto, che gli LGBT ufficialmente avversano ma di fatto concepiscono. Perché chi si illude che dall’altra parte del pianeta portino in grembo un figlio da dare agli altri gratis o è incredibilmente cretino o è in malafede.

Stiamo con la famiglia offesa e criminalizzata del Congresso di Verona, dipinto come se fosse un raduno di criminali e non di persone che, semplicemente, esprimono un’idea diversa che non ha certo distrutto le vite dell’umanità in millenni di storia, anche in fasi in cui l’omosessualità era socialmente e comunemente accettata ben più di oggi.

Trovo bizzarro dover citare Giuseppe Cruciani. Un Cruciani che allo stesso Congresso si è definito un estraneo “favorevole a divorzio, aborto, matrimoni gay e perfino utero in affitto”. Ma che non approva la voglia di cucire le bocche. Non sarà un fine intellettuale ma dal palco ha detto una sacrosanta verità che i sinistri figuri ovviamente non si daranno manco la buona pace di ascoltare, preferendo prendere in giro sull’ immagine del personaggio piuttosto che sul contenuto: “Esiste il diritto di ritenere la famiglia naturale l’unica possibile”.

Non credo di dover perdere il mio e il tempo di troppi altri a spiegarvi di nuovo il perché, considerando la poca voglia di ascoltare. D’altro canto tra voi c’era chi criticava la procreazione fuori dal matrimonio di Giorgia Meloni, o il cattolicesimo incoerente del divorziato Mario Adinolfi, esponenti convinti del sostegno alla famiglia che voi chiamate “tradizionale”.

Peccato che né la Meloni né Adinolfi si siano mai battuti per il matrimonio obbligatorio e sacro, e che nessuno dei due si sia mai dichiarato un fervente cattolico.

Ma per voi è così lo stesso, buttate tutto in religione, perché l’argomentazione del diritto sacrosanto di un bambino ad avere un padre e una madre proprio non vi piace, vi urta i nervi, perché si scontra con la realtà. Al punto da farvi imbastire paragoni assurdi con i genitori vedovi di cui sopra. Arrivate al punto da sostenere che una tragedia sia una condizione giuridica ideale da cui partire per un bimbo in cerca di tutori, pur di ottenere ciò che volete.

Esiste il diritto di ritenere la famiglia naturale l’unica possibile. Cari progressisti, siete liberi di contestarlo. Di arrabbiarvi, urlare a squarciagola. Ma non di fare pressione per impedire a qualcuno di urlarlo al mondo.

(di Stelio Fergola)

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