Giovedì scorso, presso tutte le sedi e le strutture di Cgil, Cisl e Uil sono state esposte le bandiere d’Europa come «segno di forte identità europeista». E rimarranno esposte sino alle elezioni europee del 26 maggio. «I sindacati confederali Cgil Cisl Uil – si legge in una nota unitaria pubblicata dall’Ansa – hanno contribuito fattivamente nella loro storia alla formazione dell’Unione europea pensata come spinta propulsiva ad una nuova comunità transazionale che si riconoscesse nei valori della democrazia, della coesione sociale, del lavoro, dell’uguaglianza e della pace.
«In coerenza con il nostro cammino di sostegno e supporto di questi valori in questi tempi particolarmente delicati su questo versante si invitano le strutture a dare un segno di forte identità europeista, esponendo la bandiera dell’Unione europea» al fianco di quelle del nostro Paese e delle organizzazioni sindacali. Simbolo di un “rinnovato impegno per un’Ue fondata su diritti, lavoro e solidarietà».
Come nota correttamente Giuseppe Palma su Scenarieconomici.it, invece di pensare alla tutela dei diritti dei lavoratori, il più grande sindacato italiano espone il vessillo della DEFLAZIONE SALARIALE.
I vincoli di bilancio imposti dai Trattati europei e dal Fiscal Compact, insieme alla moneta unica, impongono di scaricare il peso della competitività sul lavoro, ma i sindacati italiani (i vertici, a dire il vero) espongono il simbolo di quella sovrastruttura che – unitamente allo strumento dell’euro – scarica il peso della competitività sui salari e sui diritti sociali.
Ecco la nuova CGIL del «compagno» Landini, ennesimo bluff di un sistema al collasso.
(di Roberto Vivaldelli)