Il cappio europeo sull'informazione si sta per stringere

Il cappio europeo sull’informazione si sta per stringere

Questa settimana si terrà l’incontro fra Parlamento europeo e Commissione per portare a compimento la nuova normativa sul diritto d’autore e il cappio europeo si stringerà, mettendo in pericolo l’informazione su internet e sui media indipendenti in generale. Successivamente, dal 25 al 28 marzo tutto arriverà alla sessione plenaria del Parlamento europeo, a Strasburgo.

Sembra quasi che ai vertici dell’Unione Europea si stia correndo, col fiato corto, la faccia paonazza e le gambe molli, affinché si possa terminare il lavoro burocratico prima delle elezioni europee di maggio.

Si teme forse che un nuovo Parlamento, probabilmente pieno zeppo di “barbari” sovranisti o variamente euroscettici, possa essere d’intralcio? Può darsi, ma è sicuramente il contenuto di questa riforma a dover far gridare all’atto antipopolare, di un’oligarchia rinchiusa nel suo bunker e pronta a tutto pur di eliminare la possibilità che i popoli europei possano accedere a fonti d’informazione diverse da quelle main-stream.

Andrus Ansip, Vice-presidente della Commissione europea e Commissario europeo per il mercato unico digitale (proviene dall’Estonia, dal 2004 al 2014 è stato presidente del Partito riformatore estone e Primo ministro; il suo partito è ultraliberista, con solo 2 seggi nel Parlamento europeo), ha pubblicato un tweet:

Gli europei meritano delle regole sui diritti d’autore che si adattino all’era digitale. Ciò sarebbe positivo per i creatori, le piattaforme e i loro utilizzatori“.

Pare che vogliano darsi da fare per il nostro bene, ma è l’esatto opposto: fra non molto la Ue esporterà un modello inedito di censura, proprio sul web, e voi tutti potrete rimanere senza possibilità di informarvi liberamente.

Cosa prevede la nuova normativa

Se infatti si userà materiale tratto da agenzie di stampa, sarà obbligatorio dover pagare per tutto ciò che è stato preso e adoperato: è previsto nero su bianco, all’articolo 11. Un esempio pratico: si scrive un articolo sulla disoccupazione di massa, vengono citati dati elencati da giornali economici ed ecco scattare l’obbligo di dover corrispondere un obolo sul diritto di copyright.

Un balzello, una sorta di tassa sul macinato, insostenibile per i piccoli editori o i giornali indipendenti ma anche per gli autori di blog. Gli oligarchi europei sono stati però molto generosi, magnanimi: tale obbligo non va rispettato se si tratta di parole singole e citazioni brevi.

Parametri assurdi: chi decide quanto può essere “lunga” o “breve” una citazione? Perché se si cita un articolo di una fonte autorevole, con il link o un richiamo nelle note, si deve corrispondere un pagamento? Come può un’informazione muoversi liberamente se è soggetta a una tassa? Risulta evidente che tutto ciò ricadrà prima addosso ai mezzi d’informazione più piccoli, che non possono avere i fondi necessari e che spesso operano quasi a costo zero ossia nel nome del desiderio di fornire un’altra versione dei fatti o informazioni celate, ma alla fine le vittime sacrificali saranno i lettori.

Sarete proprio voi ad essere privati di occhi e orecchie, come bestie al macello dai carnefici dell’Unione europea. I vostri blog preferiti, i piccoli giornali liberi che seguite su internet o sui social-network finiranno per chiudere e non potrete più consultarli per avere uno sguardo sulla realtà, sul Mondo. La nuova normativa europea sul copyright mette in pericolo la libertà di tutti.

L’Italia ha votato contro, ma non basta

L’Italia, in sede europea, ha votato contro questa legge ed è stato certamente un comportamento giusto, degno, ma ciò purtroppo non basta: la Ue è così “democratica” che la discussione procederà e con essa anche l’orrendo articolo 11 di cui si è detto prima. Il Parlamento europeo si riunirà il mese prossimo.

Va inoltre ricordato che ci sono già delle limitazioni, che potrebbero scontrarsi con la nuova normativa: nella lista, all’articolo 5 lettera D della direttiva 2001/29/EC, si parla di freni alle restrizioni in caso, ad esempio, di “Rassegne stampa e diffusione di notizie di interesse pubblico“.

Difficilmente ciò potrà forse essere utile per difendersi dalla censura a gettone che si sta per introdurre, ma è comunque indispensabile tenerlo a mente. Si dovrà dichiarare guerra alla normativa, se diverrà legge, e proseguire la lotta legale senza alcuna paura e con l’unione – magari in una sorta di class-action – di tutti i soggetti interessati.

Ricordiamo inoltre un altro dato: i contrari, oltre all’Italia, sono stati Polonia, Finlandia, Olanda e Lussemburgo, mentre altri 16 hanno votato favorevolmente mettendosi direttamente nel campo di chi vuole strangolare la libera informazione ed è dunque un nemico collettivo di scrittori e pubblico.

L’ennesimo atto violento dell’eurocrazia

Le parole di Maurizio Blondet, storico e grande giornalista, rilasciate a ByoBlu dovrebbero essere chiare a tutti: “Cos’era il giornalismo democratico? Costava poco… Non c’erano i grandi gruppi, al massimo la piccola pubblicità raccolta casa per casa. Se ci tolgono la gratuità, diventerà tutta un’altra cosa: saranno i grandi gruppi [editoriali, n.d.A] a dire la loro“.

Si tratta dell’ennesimo atto dispotico dell’Unione europea: dopo le misure di lacrime e sangue contro le nazioni, la macellazione della Grecia, lo strozzinaggio a danno dei popoli d’Europa a colpi di spread – soprattutto contro di noi -, l’austerità maniacale, l’isterismo russofobo, la distruzione delle economie nazionali e dei sistemi produttivi di ogni patria (sia agricoli che industriali) depredati e venduti al miglior offerente nel nome sacro della “libertà per i capitali di muoversi” e del “liberismo”.

Ora che questo enorme castello di miserie e crudeltà sta vacillando per l’odio giustificato che i popoli d’Europa nutrono, ecco arrivare il cappio all’informazione libera: non si deve sapere nè si deve vedere, così tutto resta tranquillo, e magari nel frattempo si da la colpa ai “troll russi” o agli agitprop pagati dall’immaginario “nemico” moscovita.

A questo punto la parola passi anche ai popoli: la battaglia per l’informazione indipendente riguarda tutti, non solo giornalisti, blogger, scrittori sul web. Se lasceremo campo libero al nemico di strapparci la libertà di condividere, con fonti alla mano, le notizie e la realtà dei nostri tempi, saremo bestie senza senno, destinate a rimanere immobili perché non informate su ciò che succede.

L’Unione europea, ancora una volta, vuole distruggere la democrazia reale perché la teme: facciamo in modo che si terrorizzi a tal punto, grazie alla presa di coscienza di moltissimi, da farle prendere un bell’attacco di cuore.

(di Pietro Vinci)

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