Dieci falsi miti sul sovranismo, un manuale contro le bufale mainstream

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Lo sentiamo da anni, a tambur battente, sui maggiori quotidiani mainstream. Il sovranismo è ignorante. Il sovranismo è antidemocratico, antiecologico, razzista, perfino contrario al messaggio cristiano. O forse non è realmente così, e questi non sono altro che falsi miti?

Sfatare i miti negativi che circondano il pensiero sovranista, e così fornire nuovi strumenti ideologici da opporre all’ideologia dominante a favore della globalizzazione politica, economica e culturale, è quanto si è proposto di fare Sarah Mosole nel suo primo libro “Dieci falsi miti sul sovranismo” (Excalibur, collana Decima Nota, pp. 128).

Un agile saggio in cui l’autrice analizza, seziona accuratamente alcuni dei più noti mantra riguardanti il fenomeno politico più infiammante del ventunesimo secolo: una dottrina che, propugnando la difesa e la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo, si pone in diretta antitesi alla globalizzazione e alla cessione di potere agli organismi sovranazionali, riportando al centro dell’agire politico il proprio popolo e il proprio territorio.

La battaglia del sovranismo si articola sui punti più nevralgici dell’agire politico: democrazia, società, cultura, etica e ecologia. Dacché è superfluo attendersi dall’informazione tradizionale un confronto equilibrato, a meno che non si voglia ascoltare sempre la stessa campana, è vitale che coloro che si riconoscono nei temi del sovranismo non sottovalutino la preparazione e abbiano dalla loro parte un bagaglio ideologico ben formato.

La domanda con cui si apre il libro è semplice: la dissoluzione dello Stato-nazione in favore di un super-stato è la giusta offensiva al potere del mercato e dei suoi attori, capaci di mettere in ginocchio paesi interi in poche mosse? Oppure, al contrario, ciò sarebbe una manna dal cielo per questi ultimi, finalmente privi di ostacoli legali e culturali? Quali effetti ha, sulla società, questo genere di cosmopolitismo, questa nuova terra di nessuno animata dagli ideali progressisti che la sinistra liberal porta avanti?

Proprio il connubio letale tra liberismo economico e sinistra liberal, alla base del pensiero unico globalizzante, contribuisce alla creazione di quell’uomo liquido, privo di radici e identità (comunitaria, etnica, sessuale) e costretto a muoversi in un mondo standardizzato, regolato sempre più, per citare Houellebecq, dal dominio della lotta – lotta economica in cui è il mercato a determinare le proprie regole, arrivando a rendere superfluo la figura dello Stato e la sua autorità, e a plasmare un uomo privo di radici, così votato al consumo da non riuscire a dar valore a nulla senza un calcolo economico.

Quali sono questi dieci falsi miti sul sovranismo? Ad esempio, la sua presunta contrapposizione alla democrazia e la sua sempre presunta tendenza all’ineguaglianza sociale. Quanto c’è di vero in tutto ciò? Come spiega l’autrice Sarah Mosole, queste accuse sono in realtà il riflesso dei difetti che caratterizzano proprio l’ideologia globalista: il deficit democratico non è caratteristica degli stati sovrani – ove popolo, territorio e nazione trovano rappresentanza nello Stato – bensì in quegli enti come l’Unione Europea, i quali, istituzionalizzando i dogmi del liberismo economico, piegano le decisioni degli Stati alle regole e i capricci del mercato e privano questi ultimi degli strumenti atti a correggere le sue ingiustizie, come gli interventi pubblici in economia: inevitabile, quindi, che la differenza tra i diritti astratti (“ti permetto di farlo in teoria”) e quelli sostanziali (“ti do gli strumenti per farlo”) si allarghi fino a creare sacche di povertà fino a prima sconosciute. Nel frattempo, grazie alla pandemia, più di 130 miliardi di dollari sono usciti dalle tasche della popolazione mondiale per entrare in quelle di poche centinaia di persone.

Oltre agli aspetti pratici e economici, l’autrice non manca, tuttavia, di evidenziare gli aspetti ideologici delle accuse rivolte al sovranismo: antiecologico, fascista, razzista, egoista, ignorante nel goffo tentativo di creare parallelismi con i totalitarismi del Novecento. Appellativi, anzi insulti “pigliatutto” che, come il libro articola dettagliatamente, possono facilmente essere smontati con la logica – e, dove questa non basti, con dei fatti inoppugnabili che l’autrice elenca per dimostrare come all’ideologia sovranista si accompagnino nuovi valori sociali che coinvolgono la cultura, l’ecologia, e una nuova idea di solidarietà autentica opposta al supposto amore universale – dunque, rivolto a nessuno – del cosmopolitismo.

A chi è votato, questo libro? Come già detto, a chiunque abbia bisogno di migliorare i propri strumenti ideologici contro l’ideologia dominante. Anche se, flebile speranza, forse andrebbe letto in primis proprio da coloro che al sovranismo si oppongono, o che non lo ritengono compatibile con altre battaglie importanti – quali, ad esempio, l’autodeterminazione dei popoli africani e una autentica opposizione alla radice dei danni del neoliberismo. In alternativa, potranno sempre contare su asterischi, gessetti colorati e slogan buoni per raccogliere like sui social network. Il nemico dormirà tranquillo.

(di Federico Bezzi)

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