Federico Montaquila è il protagonista del romanzo storico che il professor Massimo Scalfati, alla prima prova letteraria dopo molti saggi dedicati al diritto e alla storia patria, ha pubblicato per le edizioni Guida, Un eroe come tanti. Non un eroe solitario dunque, ma l’esponente di una generazione di uomini che seppero trasformare il pensiero in azione e passare da ripetute sconfitte (quelle dei moti del ’21, della guerra di indipendenza del ’48, della repubblica di Venezia) alla affermazione vittoriosa degli anni 1858-61.
Federico, un eroe come tanti
Scalfati prende per mano il giovane Federico dalla sua infanzia, dagli anni dell’educazione romantica, gettando luce sugli ideali che alimentarono il suo cammino di formazione: Roma antica, la visione di Dante unita alla realistica lezione di Machiavelli. Ma anche tanta poesia: i versi di Alfieri e di Foscolo innanzi tutto.
Qui si appunta una prima questione che la figura di Federico solleva oggi, in un momento storico in cui molti godono nell’irridere agli eventi risorgimentali, inventandosi una dubbia mitologia di Arcadie preunitarie. La domanda è: negli anni dal 1820 al 1870 tra le file di coloro che si opposero al processo di unificazione vi fu un modello culturale e politico anche solo lontanamente paragonabile a quello dei patrioti risorgimentali? Vi è un “De Sanctis borbonico”? Vi è un “Giuseppe Verdi legittimista” capace di far vibrare con le proprie note l’entusiasmo per il Papa-Re o per la Maestà Imperiale Asburgica? La risposta è ovviamente no: il Risorgimento fu preceduto da una grande elaborazione culturale che non ha rivali in Italia.
Il cammino di formazione dell’ “eroe come tanti” parte pertanto dalle vette di una grande cultura e si immerge sempre più concretamente nel flusso delle vicende storiche.
Il napoletano Federico vive la grande fiammata del 1848 quando per un attimo tutti i Sovrani regionali si associarono a Carlo Alberto di Savoia nella sua impari lotta contro gli Austriaci. I napoletani furono appunto tra i protagonisti di questo scontro: nel momento in cui Ferdinando II abolì la costituzione e ordinò il ritiro delle truppe, i regolari delle Due Sicilie si trasformarono in patrioti italiani e accorsero a difendere Venezia dove morirono grandi meridionali come Alessandro Poerio e Cesare Rosaroll.
L’Eroe tra i meridionali che lottano per l’Italia unita
Scalfati ha avuto una ispirazione felice nel rievocare queste vite di meridionali che si battono per l’Italia unita. Ora la linea indicata dal romanzo Un eroe come tanti dovrebbe essere seguita per un cambio di passo nel dibattito che contrappone i difensori dell’Italia unita agli inventori di improbabili Eldorado preunitari: invece di inseguire i fervidi creatori di primati civili ed economici (clamoroso quello del Regno borbonico come terza potenza industriale dell’epoca) bisognerebbe spostare l’attenzione sulla “Napoli Italiana”, ovvero sui protagonisti di quella città e di quella parte d’Italia che da Guglielmo Pepe ad Armando Diaz passando per i combattenti del ’48 hanno voluto il riscatto del Meridione nell’ovvio contesto italiano. Avendo pertanto scoperto alla sua tenera età una felice vena di romanziere vorremmo quasi suggerire all’autore di scrivere un altro romanzo sui fratelli Guglielmo e Florenzano Pepe, oppure su quei giovani della Nunziatella che seguirono sulle barricate il loro maestro De Sanctis…
Ritornando al romanzo che già ha visto la luce, lasciamo al lettore il piacere di scoprire, sfogliando pagine scorrevolissime, in che modo Risorgimento italiano e lotta di liberazione dell’Ellade dagli Ottomani si intreccino tra di loro: vicende appunto di guerra e di amore. E il lettore stesso scoprirà cosa accade al protagonista nel fatale incontro col destino nella battaglia del Volturno.
Ma per noi innamorati della meravigliosa Donna Italia è “battaglia del Volturno” tutti i giorni. E stavolta non abbiamo un Garibaldi che ci guidi.
(di Alfonso Piscitelli)